La disputa sull’articolo 18 non è ancora chiusa, anche se il Governo non sembra voler fare un passo indietro e la Cgil è pronta allo sciopero generale. Ma qual è davvero il nocciolo del problema? Cosa cambia con la riforma del lavoro?
L‘articolo 18 dello statuto dei lavoratori disciplina il caso di licenziamento illegittimo (perché effettuato senza comunicazione dei motivi, perché ingiustificato o perché discriminatorio) di lavoratori che operano presso aziende con più di 15 dipendenti (5 se agricole), oppure presso società con meno di 15 dipendenti (5 se agricole) se l’azienda occupa nello stesso comune più di 15 dipendenti (5 se agricole), oppure nelle aziende con più di 60 dipendenti.
Cosa è previsto fino ad ora?
In caso di licenziamento illegittimo l’ articolo 18 impone all’azienda sia il reintegro del lavoratore che una sanzione pecuniaria, rendendo di fatto nullo il licenziamento stesso. Viene disposta la reintegrazione del lavoratore e non la riassunzione, perché altrimenti il dipendente perderebbe l’anzianità di servizio e i diritti acquisiti con il precedente contratto.
A partire dall’inizio degli anni 2000, da vari governi italiani, sono stati fatti diversi tentativi di riformarlo. I sindacati si sono sempre opposti , temendo un allentamento della tutela dei lavoratori.
Cosa cambia con la Riforma del lavoro?
I Governo fa una distinzione tra il licenziamento di carattere oggettivo (si tratta di licenziamenti economici, ad esempio avvenuti in seguito ad una situazione di crisi dell’azienda, ossia per una ragione oggettiva) e il licenziamento a carattere disciplinare o soggettivo, entrambi previsti dall’articolo 18 e quindi considerati illegittimi.
Per i licenziamenti di carattere oggettivo viene previsto solo un indennizzo da 15 a 27 mensilità (viene tolta l’opzione del reintegro). Per i licenziamenti disciplinari è il giudice che decide, e questi potrà richiedere o il reintegro, o l’indennizzo e l’indennità potrà essere al massimo di 27 mensilità, tenendo conto dell’anzianità del dipendente allontanato.
Altra novità è l’ambito di applicazione, il Governo ha proposto che l’articolo 18 sia esteso a tutte le imprese, anche quelle con meno di 15 dipendenti, attualmente escluse salvo che per i licenziamenti discriminatori. Inoltre con la Riforma del lavoro è stata inserita una tassa sul licenziamento pari a un mese e mezzo di retribuzione.
Ora staremo a vedere se la Riforma del lavoro proposta dal Governo Monti passerà, tutto è in mano al Parlamento.
Tutti gli annunci di lavoro pubblicati sono rivolti indistintamente a candidati di entrambi i sessi, nel pieno rispetto della Legge 903/1977.
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