Validità voto e graduatorie nei concorsi pubblici: chiarimenti del Consiglio di Stato

Il Consiglio di Stato, con tre sentenze diverse, fa chiarezza sui validità del voto e delle graduatorie nei concorsi pubblici. Ecco quali sono le novità

ricorso, concorsi pubblici

Ci sono novità importanti che riguardano la validità del voto e delle graduatorie nei concorsi pubblici.

Con tre recenti sentenze il Consiglio di Stato ha fatto chiarezza sui criteri di valutazione e sul rinnovo ed estensione di una graduatoria, specificando quali sono i limiti alle modifiche.

In questo articolo vi spieghiamo che cosa cambia e che cosa è stato stabilito dai giudici.

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VALIDITÀ VOTO E GRADUATORIE NEI CONCORSI PUBBLICI, COSA CAMBIA

Le tre sentenze del Consiglio di Stato (n. 8036/2025, n. 7579/2025 e n. 7911/2025) intervengono direttamente sulle procedure concorsuali, stabilendo che:

  • le commissioni di esame dei concorsi pubblici devono redigere criteri di valutazione trasparenti e coerenti per legittimare il voto numerico come strumento motivazionale;

  • le amministrazioni non possono prolungare la validità delle graduatorie tramite semplici integrazioni o rettifiche, perché solo in alcuni casi una graduatoria può considerarsi “nuova” e dunque valida per un periodo ulteriore rispetto a quello stabilito inizialmente dal bando.

Ma vediamo ora nel dettaglio che cosa è stato stabilito e cosa dicono le sentenze.

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VOTO NUMERICO NEI CONCORSI PUBBLICI, QUANDO È VALIDO

Con la sentenza n. 8036 del 14 ottobre 2025 (Sezione VI), il Consiglio di Stato ha ribadito che il voto numerico, di per sé, è una modalità sufficiente di espressione della valutazione di una prova concorsuale, senza necessità di ulteriori spiegazioni scritte.

Tuttavia, questa validità è subordinata alla presenza di criteri di valutazione predeterminati e resi noti dalla commissione esaminatrice prima dell’avvio delle prove. Solo in tal modo il voto numerico racchiude una motivazione implicita ma verificabile, garantendo:

  • trasparenza delle scelte valutative;
  • imparzialità nell’attribuzione dei punteggi;
  • possibilità di controllo giurisdizionale sull’operato della commissione.

Come chiarito anche dalla giurisprudenza (Cons. Stato, Sez. II, n. 4247/2023; Sez. V, n. 9845/2022; Sez. VII, n. 1291/2024), la fissazione di criteri di massima analitici consente al candidato di comprendere le ragioni del voto ricevuto e al giudice di ricostruire l’iter logico della commissione.

Passiamo ora invece alle graduatorie.

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GRADUATORIE CONCORSUALI: QUANDO SI RINNOVA LA DATA DI VALIDITÀ

Sulle graduatorie concorsuali, invece, il Consiglio di Stato è intervenuto due volte nell’ultimo mese, per chiarire meglio quando i rinnovi e le estensioni delle stesse possono essere considerati validi.

Nel dettaglio, con la sentenza n. 7579 dell’8 ottobre 2025 (Sezione III), è stato stabilito che che l’unico atto idoneo a far decorrere una nuova data di validità di una graduatoria è un provvedimento di annullamento e sostituzione della stessa.

Cosa vuol dire? Partiamo ricordando che, per la maggior parte delle Amministrazioni Pubbliche, la durata ordinaria di validità delle graduatorie concorsuali è attualmente di due anni dalla data di pubblicazione della graduatoria definitiva (in base al D. Lgs. n. 165/2001 e D.P.R. n. 82/2023). Solo per gli Enti Locali la validità delle graduatorie concorsuali è tornata a essere triennale.

Ebbene, il Consiglio di Stato ha stabilito che, nell’arco di questo tempo:

  • se l’amministrazione fa solo una piccola correzione (una “rettifica”) che non cambia in modo importante la struttura o l’ordine della graduatoria (ad esempio, corregge un errore di battitura o di calcolo che non sposta in modo significativo le posizioni), la data di validità iniziale della graduatoria non cambia. E la scadenza resta quella fissata all’inizio, spesso specificato nello stesso bando;

  • se si vuole estendere invece la validità, perché c’è stata una modifica tale che richiede di creare una graduatoria completamente “nuova” (un processo che i tecnici chiamano “novazione”), allora l’amministrazione deve annullare formalmente la vecchia graduatoria e sostituirla con un nuovo atto che ne cambia in modo sostanziale la struttura.

Un ulteriore contributo interpretativo della normativa che riguarda le graduatorie dei concorsi, è stato dato poi dalla sentenza n. 7911 dell’8 ottobre 2025 (Sezione VII), che riguarda il caso di integrazione di una graduatoria a seguito della riammissione di un candidato escluso per decisione del giudice.

Il Consiglio di Stato ha precisato che in tali casi la data di decorrenza della graduatoria resta ancorata a quella originaria di approvazione. L’inserimento del candidato riammesso, infatti, è considerato una rettifica formale, non una riformulazione sostanziale, poiché non modifica punteggi né ordini di merito in modo significativo.

Pertanto, questa operazione non può essere utilizzata per prolungare la validità della graduatoria, poiché ciò violerebbe il principio di certezza del diritto e il buon andamento dell’amministrazione. Solo un intervento che annulli e sostituisca integralmente la graduatoria può far decorrere un nuovo termine di efficacia.

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Scritto da Federica Petrucci - Coordinatrice editoriale, redattrice, consulente del lavoro ed esperta di previdenza.
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