I motivi per fare ricorso per un concorso pubblico sono molteplici e riguardano situazioni in cui si ritiene che l’operato della Pubblica Amministrazione abbia violato le norme o arrecato un’ingiustizia ai candidati.
In questo articolo presentiamo i casi più comuni in cui è possibile contestare l’esclusione da un concorso, l’irregolarità delle prove, gli errori nella valutazione dei titoli o nella formulazione delle graduatorie finali.
Inoltre, approfondiamo le modalità per avanzare un ricorso, i termini da rispettare e l’opportunità di intraprendere azioni stragiudiziali o l’accesso agli atti, per garantire la tutela dei propri diritti.
1) ESCLUSIONE DEI CANDIDATI PER DIFETTO DI REQUISITI
L’Amministrazione che bandisce il concorso deve effettuare una verifica circa il possesso dei requisiti richiesti dal bando ai fini della partecipazione. Già in questa prima fase, si registrano alcune ipotesi di illegittimità, laddove i requisiti richiesti siano soggetti ad una interpretazione diversa. Si pensi, ad esempio, a tutti quei candidati esclusi da un concorso perché in passato sono stati condannati per un reato: in questi casi, infatti, non sempre l’esclusione è legittima, dovendo l’Amministrazione valutare effettivamente la gravità del reato.
Il candidato che ha ricevuto un provvedimento di esclusione, può proporre ricorso entro 60 giorni (o 120 giorni in caso di ricorso straordinario) per chiedere al Giudice la riammissione alla procedura. Il termine decorre dal momento in cui è stata notificata l’esclusione o, in alcuni casi, dalla pubblicazione del bando di concorso.
2) INIDONEITÁ ALLE PROVE
Le prove d’esame, a volte, possono essere particolarmente insidiose per il candidato, che essendosi preparato a dovere, può ritrovarsi a sostenere un esame “illegittimo”. Questo accade, ad esempio, nel caso in cui il test contiene quesiti “extra bando”, cioè non contemplati tra le materie e gli argomenti d’esame; o ancora, se il quesito è formulato in maniera ambigua e/o fuorviante.
Anche nei casi delle prove orali è possibile riscontrare alcune illegittimità in tutte quelle ipotesi in cui, ad esempio, vi è un’errata applicazione dei criteri predeterminati dalla Commissione.
Anche in questo caso, è possibile tutelarsi tramite la proposizione di un ricorso, che dovrà essere presentato entro 60 giorni (o 120 giorni) dal momento in cui si è appreso l’esito negativo della prova.
Nei casi in cui, invece, la prova è stata superata, ma si vuole comunque contestare la sua irregolarità, il termine per proporre ricorso decorrerà dalla pubblicazione della graduatoria e l’azione legale sarà volta ad ottenere un ricalcolo del punteggio.
3) ERRATA VALUTAZIONE DEI TITOLI
L’ambito della valutazione dei titoli è il campo in cui si registra la maggior parte delle violazioni.
I titoli dichiarati dai candidati, infatti, attengono non solo al percorso scolastico e accademico di ciascuno (diploma, laurea, master, dottorato di ricerca, specializzazioni, ecc.), ma anche al percorso di lavoro svolto (anni di servizio prestato, qualità dell’attività, ecc.).
Ciascuno di questi titoli viene valutato con l’attribuzione di un determinato punteggio, differenziato: chi, ad esempio, dichiara di aver conseguito una laurea triennale otterrà certamente un punteggio minore rispetto a chi, invece, ha dichiarato il possesso di un master (titolo post-lauream).
Per quanto intuitivo possa sembrare, però, spesso le Commissioni compiono errori, omettendo di valutare un titolo o attribuendo un punteggio diverso (e deteriore) ai titoli dichiarati.
In questi casi, il candidato può proporre un ricorso chiedendo la rivalutazione del punteggio per titoli conseguito e, quindi, la ricollocazione in graduatoria. Per quano riguarda le tempistiche, dalla pubblicazione della graduatoria decorrerà il termine per proporre ricorso.
4) IRREGOLARITÁ NELLA FORMULAZIONE DELLA GRADUATORIA E NELLA FASE FINALE DI ASSEGNAZIONE DELLA SEDE LAVORATIVA
Ultimate tutte le fasi selettive del concorso pubblico, si procede alla formulazione della graduatoria e alla nomina dei vincitori del concorso, cui seguirà la presa di servizio.
Non pochi sono i casi in cui le Commissioni compiono illegittimità in questa fase finale della procedura.
Alcuni candidati, infatti, pur essendo utilmente collocati in graduatoria, non vengono convocati per la presa di servizio. Altri, invece, pur avendo diritto ad essere assegnati ad una sede territoriale, si vedono scavalcare da candidati con punteggio inferiore.
5) MANCATA O ERRATA VALUTAZIONE DEI TITOLI DI RISERVA
Un altro motivo comune di ricorso nei concorsi pubblici è relativo alla mancata valutazione dei titoli di riserva dei posti, che in caso di idoneità conseguita consentono al candidato di entrare di diritto tra i vincitori del concorso.
A seconda della specifica situazione, il Giudice potrà ordinare all’Amministrazione di rivalutare la posizione del ricorrente, laddove venga riscontrata una illegittimità.
In questi casi, il termine per proporre ricorso è variabile in quanto vi sono alcune situazioni che, a differenza di quelle esposte in precedenza, possono ricadere nella giurisdizione del Giudice Ordinario (e non del Giudice Amministrativo).
RICHIESTA IN AUTOTUTELA
Cosa fare se ci si trova coinvolti in uno dei motivi per fare ricorso per un concorso pubblico?
In tutti i casi descritti è possibile esperire un ricorso al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) o, in alcuni casi, al tribunale ordinario, per contestare le illegittimità avvenute durante una pubblica selezione.
Il ricorso va promosso entro 60 giorni dal momento in cui si è avuto conoscenza della lesione patita.
Vi sono però anche alcuni casi in cui, nonostante sia decorso il termine di 60 giorni, si può comunque agire tentando la via stragiudiziale, cioè inviando una richiesta all’amministrazione, con cui si chiede di rivalutare la propria posizione.
Questa richiesta è particolarmente utile, infatti, nei casi in cui sulla medesima questione siano intervenuti anche dei precedenti giurisprudenziali favorevoli, l’amministrazione può in autotutela riesaminare la posizione del singolo candidato, anche laddove non sia stato promosso alcun ricorso.
Se quindi avete subito una illegittimità e sono ormai scaduti i termini per proporre ricorso, è comunque possibile intraprendere la via stragiudiziale per tutelare i propri diritti.
ACCESSO AGLI ATTI
In qualsiasi procedura concorsuale, il candidato ha diritto di avanzare una richiesta di accesso agli atti, per ottenere tutta la documentazione necessaria per verificare la correttezza dell’operato amministrativo, nei casi in cui vi abbia interesse.
La richiesta può essere formulata in qualsiasi momento, però è necessario tenere in considerazione il fatto che l’Amministrazione ha 30 giorni di tempo per evadere la richiesta.
Decorso infruttuosamente tale termine, sarà possibile esperire un ricorso al TAR contestando il “silenzio” della Pubblica Amministrazione. Il ricorso dovrà essere proposto entro 30 giorni.
COME AVANZARE UN RICORSO PER UN CONCORSO PUBBLICO
Per avanzare un ricorso è fondamentale rivolgersi a un avvocato esperto in diritto amministrativo. L’avvocato analizzerà la documentazione relativa alla procedura concorsuale, individuando eventuali illegittimità e valutando la strategia migliore da adottare.
Una volta identificata la base del ricorso, si procederà con la presentazione dell’azione legale al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) o al giudice ordinario, a seconda dei casi. È importante rispettare i termini previsti per la presentazione del ricorso, generalmente di 60 giorni dall’evento contestato, e fornire tutte le prove necessarie per sostenere le proprie ragioni.
Affidarsi ad un professionista con esperienza specifica nei ricorsi per i concorsi pubblici, come lo Studio Legale Leone – Fell & C., non solo aumenta le possibilità di successo, ma garantisce anche una gestione corretta e tempestiva del procedimento.
Per chiedere una prima valutazione della propria situazione, senza impegno, basta rispondere alle domande presenti in questa pagina. Si verrà ricontattati telefonicamente e ognuno potrà poi scegliere liberamente se procedere con il ricorso o se non fare nulla.
Tutti gli annunci di lavoro pubblicati sono rivolti indistintamente a candidati di entrambi i sessi, nel pieno rispetto della Legge 903/1977.
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