Il Governo sta pensando di riconoscere con la prossima legge di bilancio una serie di sgravi fiscali per chi lavora a ore, con una detassazione mirata per i cosiddetti salari “poveri”.
Il nuovo pacchetto di interventi fiscali, per ridurre il peso delle tasse sui redditi da lavoro, punta a destinare questi aiuti specifici alle attività con una retribuzione oraria compresa tra 7,5 e 9 euro.
Si tratta di una misura che, se approvata, andrebbe a incidere direttamente sulle buste paga di milioni di lavoratori, con l’obiettivo dichiarato di rafforzare il potere d’acquisto delle famiglie e sostenere i consumi in un contesto economico ancora appesantito da inflazione e incertezze globali.
Vediamo nel dettaglio cosa prevede, come funzionano gli sgravi e da cosa dipende la loro approvazione.
COME FUNZIONANO GLI SGRAVI FISCALI PER CHI LAVORA A ORE
La proposta in discussione prevede, per i lavoratori che guadagnano tra i tra 7,5 e 9 euro l’ora, sgravi fiscali specifici, con un abbattimento del carico Irpef. Nello specifico, si applicherebbe un taglio delle imposte, che si tradurrebbe in un aumento dello stipendio netto, senza modificare il lordo contrattuale.
La misura andrebbe poi ad aggiungersi ad altri interventi allo studio del Governo, tra cui:
- la riduzione dell’Irpef dal 35% al 33% per i redditi ISEE compresi tra 28.000 e 50.000 euro (con possibile estensione fino a 60.000 euro, come spiegato in questo articolo);
- un’ulteriore detassazione delle ore di straordinario e festive, per rendere più conveniente lavorare oltre l’orario ordinario e garantire alle imprese una maggiore flessibilità nei periodi di picco produttivo, incentivando la disponibilità dei lavoratori a svolgere straordinari o turni festivi.
COSA SI INTENDE PER SALARI “POVERI” E CHI BENEFICEREBBE DEGLI SGRAVI FISCALI
In Italia la definizione di “salario povero” non si basa su una legge specifica (non essendo stato ancora introdotto un salario minimo nazionale), ma su criteri statistici ed economici. Al momento, l’intenzione dell’Esecutivo sembrerebbe quella di destinare gli sgravi fiscali a chi guadagna tra 7,5 e 9 euro lordi l’ora, in quanto si tratta di lavoratori che possono essere considerati a rischio di povertà.
Tra questi ci sono per esempio i lavoratori nei settori a bassa retribuzione, come:
- Ristorazione e bar (camerieri, addetti alla cucina, baristi);
- Pulizie e servizi di facility management;
- Call center e servizi di customer care;
- Addetti alla logistica e alla movimentazione merci;
- Operai agricoli e stagionali.
In questi settori, spesso i contratti prevedono paghe orarie vicine alla soglia dei 7,5–9 euro lordi.
Poi ci sono:
- i settori coperti da contratti collettivi “più deboli”. Non tutti i CCNL hanno infatti le stesse tabelle retributive, poiché alcuni contratti nazionali “forti” (es. metalmeccanici) garantiscono salari ben oltre i 9 €/h. Altri, meno rappresentativi o appartenenti a settori con margini ridotti, fissano minimi più vicini a questa soglia;
- i giovani tirocinanti e i lavoratori precari con contratti di stage che prevedono spesso salari ridotti, almeno nelle prime fasi, oppure con contratti a termine e collaborazioni saltuarie che, pur legittime, prevedono spesso il riconoscimento di una retribuzione minima.
COS’È E COME FUNZIONA LA DETASSAZIONE
La detassazione riduce le imposte su una parte dello stipendio dei lavoratori. Non viene toccata la paga lorda stabilita dal contratto, ma si abbassa il prelievo fiscale (principalmente l’Irpef), così che il lavoratore porti a casa più soldi netti in busta paga.
Nel caso dei salari tra 7,5 e 9 euro lordi l’ora, l’idea è di alleggerire la tassazione proprio su questa fascia, riconosciuta come più debole, per sostenere chi oggi rischia di non arrivare a fine mese nonostante abbia un lavoro regolare.
Il meccanismo può essere attuato in due modi principali:
- riduzione dell’Irpef, per cui si abbassa l’aliquota fiscale applicata agli stipendi bassi. Ad esempio, se oggi un lavoratore paga il 23% di Irpef, con la detassazione potrebbe pagare meno (per ipotesi, 20%). Di conseguenza, la quota trattenuta sullo stipendio cala e il netto aumenta;
- credito d’imposta o esenzione, per cui lo Stato può riconoscere un “bonus fiscale” (come già avviene con il trattamento integrativo, ex bonus Renzi) che va direttamente in busta paga. In alcuni casi si può prevedere l’esenzione totale da tasse e contributi su una quota dello stipendio (es. straordinari e festivi).
Non è ancora chiaro come il Governo vuole procedere per riconoscere gli sgravi ai lavoratori a ore con salari poveri. La misura, se inserita in manovra, prenderà forma con la definizione e stesura della prossima Legge di Bilancio. La vera sfida, al momento, è rappresentata dal nodo risorse, ovvero bisogna trovare i fondi. Appena ci saranno novità al riguardo, vi faremo sapere.
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ALTRI INTERESSANTI AIUTI E APPROFONDIMENTI
E a proposito di misure al vaglio del governo e in arrivo con la prossima Legge di Bilancio, vi consigliamo di approfondire:
- i nuovi bonus fiscali per le famiglie dal 2026;
- i nuovi aiuti per i dipendenti pubblici dal 2026;
- la nuova IRPEF per il ceto medio;
- la detassazione della tredicesima dal 2026;
- la proposta di detassare il lavoro straordinario e festivo.
In attesa che i nuovi aiuti vengano definiti bene dal Governo, potrebbe interessarvi anche sapere quali sono gli aiuti per le famiglie in difficoltà e con reddito basso.
Per conoscere invece tutti gli aiuti per lavoratori disponibili potete visitare questa pagina.
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