Arriva lo Smart Working per il caldo, in risposta l’emergenza afa che sta investendo tutta Italia e potrebbe diffondersi nuovamente il lavoro agile semplificato. È questa la proposta chiave al vaglio del Ministro del Lavoro Marina Calderone per fronteggiare l’estate da “bollino rosso”.
Il Ministro ha proposto ai sindacati e alle associazioni datoriali il ricorso allo Smart Working per il caldo, oltre a una serie di misure raccolte in un protocollo in fase di elaborazione per evitare l’esposizione ad alte temperature di milioni di lavoratori.
In questo articolo vi spieghiamo cosa prevede la proposta del Ministro sullo Smart Working per il caldo e a chi si rivolgerebbe in caso di entrata in vigore.
Indice:
SMART WORKING PER IL CALDO: LA PROPOSTA
Nell’incontro tra sindacati e Ministero, si è deciso di formalizzare un protocollo con una serie di misure da adottare “contro il caldo” per i lavoratori. Già il 20 luglio 2023, nel corso della riunione tra il Ministro del Lavoro Marina Calderone, i sindacati, INPS, INAIL, Ispettorato Nazionale del Lavoro e le associazioni datoriali era arrivata la proposta di avviare una nuova forma di lavoro agile emergenziale. Si tratta dello “Smart Working per il caldo”.
Il Ministro ha spiegato che, per salvaguardare la salute dei lavoratori in questo periodo in cui le temperature sono al di sopra dei 35 gradi (reali o percepiti) quasi in tutta Italia, si potrebbe ricorrere al lavoro a distanza. Sarebbe un modo facile per evitare lo spostamento e l’esposizione ad alte temperature di milioni di lavoratori nelle ore di punta.
Questa misura, che si affianca alla cassa integrazione per caldo eccessivo, già attiva, e alle altre delle linee guida per la tutela dal caldo sul luogo di lavoro, sarebbe una vera e propria svolta per i lavoratori italiani. Vediamo a chi si rivolge la proposta lanciata dal Ministero e quali sono gli obiettivi della misura.
A CHI SI RIVOLGE
Lo Smart Working per il caldo proposto dal Ministero potrebbe interessare i settori di attività per cui è possibile svolgere la prestazione in modalità agile.
Gli interessati sono:
- lavoratori indoor, cioè “da ufficio” laddove non sia possibile attuare le misure tecniche atte alla riduzione del rischio del rialzo di temperatura. L’ipotesi di Smart Working emergenziale per il caldo potrebbe essere fattibile, in particolare, per coloro che lavorano in edifici scarsamente raffreddati o in ambienti con elevata produzione di calore industriale (ad esempio attività di ufficio o amministrative nel settore manifatturiero o agroalimentare);
- lavoratori il cui luogo di impiego si trova a una distanza abbastanza importante (non ancora definita) dal proprio domicilio. In questo modo si eviterebbero spostamenti in auto o con i mezzi pubblici, con la conseguente esposizione dei lavoratori alle alte temperature nel tragitto casa lavoro.
Ovviamente, sarà poi il Ministero stesso, con un provvedimento ad hoc – se la proposta dovesse ricevere l’ok delle parti coinvolte – a identificare precisamente quali settori possono essere coinvolti nello Smart Working d’emergenza per il caldo.
COME FUNZIONA LO SMART WORKING PER IL CALDO
L’idea di prevedere lo Smart Working per il caldo è ancora una “proposta“. Il Ministero ha fatto sapere solo che l’obiettivo della misura, dedicata a chi lavora in ufficio in particolare, è di gestire l’emergenza caldo con una modalità di lavoro agile semplificata.
Nelle linee guida per la tutela dal caldo sul luogo di lavoro pubblicate dal Ministero, si legge chiaramente che per i lavoratori degli ambienti indoor, laddove non sia possibile attuare le misure tecniche atte alla riduzione del rischio del rialzo di temperatura, il datore di lavoro deve prevedere il ricorso allo Smart Working. Non sono chiariti però, termini e modalità.
Nel corso della riunione con le parti sociali, il Ministro ha sottolineato la piena disponibilità a stilare in condivisione le regole con cui lo Smart Working emergenziale per il caldo che può essere attivato in forma semplificata. A oggi, non esiste infatti, una “normativa” con cui attuare questa misura, per cui bisognerà trovarne una per garantire l’attivazione di questa forma di lavoro agile.
Forse la strada più facile di attuazione dello Smart Working per il caldo è di regolamentarlo mediante accordi a livello aziendale garantendo, con un Decreto Ministeriale ad hoc, la possibilità dell’utilizzo di una procedura semplificata di comunicazione. Vi aggiorneremo non appena vi saranno novità in tal senso.
ALTRE PROPOSTE PER TUTELARE I LAVORATORI DAL CALDO
Nel corso della riunione del 20 luglio 2023 sulla tutela dei lavoratori, il Ministero ha discusso di come mettere in campo una rinnovata gestione integrata dell’emergenza caldo, attraverso modifiche sui modelli organizzativi capaci di fronteggiare le future crisi dovute ai cambiamenti climatici. Oltre allo Smart Working emergenziale per il caldo, ecco quali sono le altre proposte in campo:
- il Ministero ha abbozzato il protocollo congiunto con le parti sociali, in cui si affrontano i temi dell’organizzazione del lavoro, delle misure e delle buone prassi da adottare per combattere l’emergenza caldo, con la fornitura di DPI ad hoc e supporti anticalore. Il protocollo, in fase di redazione prevede tra l’altro, che il datore di lavoro, sulla base dei rischi, interviene per “eliminare o ridurre l’esposizione diretta dei lavoratori alle alte temperature o percepite tali” pianificando pause o attività in giorni o orari più freschi;
- il Ministero sta effettuando anche una valutazione sugli interventi prospettati nel corso della riunione, che richiedono interventi normativi ulteriori, come per esempio la gestione a ore della cassa integrazione ordinaria in tutti i settori;
- il Ministero sta sostenendo la capillare diffusione delle informazioni utili a preservare la salute dei lavoratori e delle lavoratrici, in presenza di condizioni meteo complicate. L’obiettivo è il coinvolgimento delle parti sociali nell’adozione di buone prassi e di interventi organizzativi capaci di rendere più efficace il presidio della sicurezza dei lavoratori e tutelino la loro salute.
Ricordiamo anche, come vi abbiamo accennato prima e vi spieghiamo in questa guida, che le imprese anche nel 2023 possono ricorrere alla cassa integrazione in caso di temperature troppo alte, per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori.
EMERGENZA CALDO, LINEE GUIDA DEL MINISTERO
Mettiamo a vostra disposizione un documento molto utile che il Ministero ha reso noto. Si tratta delle linee guida per la tutela dal caldo sul luogo di lavoro (Pdf 778 Kb), un vademecum che colleziona le analisi sui rischi lavorativi effettuate dagli Enti preposti, correlate con le disposizioni normative vigenti per la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. Al suo interno si individuano i settori di attività coinvolti e le misure da adottare.
ALTRI APPROFONDIMENTI E AIUTI
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