Aumenti pensioni 2022: a chi spettano e a quanto ammontano

Tutte le informazioni con gli importi e le tabelle INPS sugli aumenti pensioni 2022. Ecco a chi spettano, a quanto ammontano e come funzionano secondo quanto prevede la legge a partire dal 1° gennaio 2022

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Photo credit: Zigres / Shutterstock.com

Attivati dall’INPS gli aumenti sulle pensioni 2022 in base ai criteri stabiliti dalla Legge per adeguare gli importi dei trattamenti pensionistici al costo della vita.

La cosiddetta “perequazione” delle pensioni è la rivalutazione dell’importo pensionistico legato all’inflazione, ovvero un meccanismo tramite cui l’importo delle pensioni viene adeguato all’aumento del costo della vita come indicato dall’ISTAT.

Vediamo a quanto ammontano gli aumenti per le pensioni 2022 per garantire il riparo dalla riduzione del potere di acquisto per i pensionati dovuta all’inflazione.

AUMENTI PENSIONI 2022, A QUANTO AMMONTANO

L’inflazione in crescita nel corso 2021 porta aumenti sulle pensioni 2022 di circa 300 euro annui lordi per le pensioni medie (da 1500 euro mensili), ovvero 25 euro mensili, a partire dal 1° gennaio 2022. La spesa totale sarà dunque pari a 4 miliardi di euro. L’adeguamento avviene sulla base degli incrementi dell’indice annuo dei prezzi al consumo accertati dall’ISTAT.

Per l’anno 2022 i termini della perequazione automatica delle pensioni sono stati stabiliti dal Decreto MEF 17 novembre 2021. Il trattamento minimo di riferimento in pagamento dal 1° gennaio 2022 è pari a 523,83 euro, invece dei 515,58 euro mensili dell’anno precedente.
Nello specifico il Decreto ha stabilito che la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2021 è pari a 1,7% dal 1° gennaio 2022. Lo scorso anno non c’era stato alcun aumento, poiché il tasso d’inflazione era stato dello 0%.

LE FASCE D’AUMENTO PENSIONI 2022

I trattamenti pensionistici non sono stati aumentati tutti allo stesso modo, ma il rialzo procede a scaglioni in tutela dei pensionati. La rivalutazione dipende dalle fasce di reddito:

  • 100% dell’inflazione, ovvero in misura piena, per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo. Cioè le pensioni d’importo fino a 4 volte il trattamento minimo, cioè sino a 2.062,32 euro, otterranno l’incremento dell’1,7%;

  • 90% dell’inflazione per le pensioni comprese tra 4 e 5 volte il trattamento minimo. Ovvero, le pensioni superiori a 4 e fino a 5 volte il trattamento minimo INPS, cioè tra 2.062,33 euro e 2.577,90 euro, otterranno una rivalutazione dell’1,53%. Ciò ferma restando la rivalutazione all’1,7% dello scaglione sino a 2.062,32 euro;

  • 75% dell’inflazione per le pensioni oltre 5 volte il trattamento minimo. Cioè, le pensioni d’importo superiore a 5 volte il minimo INPS, cioè oltre i 2.577,90 euro, otterranno un incremento dell’1,275%. Ciò, ferma restando la rivalutazione dell’1,7% dello scaglione sino a 2.062,32 euro e dell’1,53% della fascia compresa tra 2.062,33 e 2.577,90 euro.

TABELLE INPS

Vediamo insieme alcuni esempi di aumenti pensioni 2022, tenendo presente che il Decreto ministeriale dell’anno 2022 potrebbe modificare la rivalutazione, imponendo la necessità di un conguaglio. Infatti, solo a gennaio 2023 l’INPS provvederà alla verifica con il valore definitivo ISTAT di tutto il 2021 e all’eventuale conguaglio. Nella seguente tabella sono riportati alcuni esempi di rivalutazione forniti dall’INPS:

  • per l’importo iniziale di 1.500 euro, l’incremento è pari a 25,50 euro e l’importo finale è di 1.525,50 euro;

  • importo iniziale di 2.000 euro, l’incremento è pari a 34 euro e l’importo finale è di 2.034 euro;

  • per l’importo iniziale di 2.500 euro, l’incremento è pari a 41,76 euro e l’importo finale è di 2.541,76 euro;

  • importo iniziale di 3.000 euro, l’incremento è pari a 48,33 euro e l’importo finale è di 3.048,33 euro;

  • per l’importo iniziale di 3.500 euro, l’incremento è pari a 54,70 euro e l’importo finale è di 3.554,70 euro;

  • importo iniziale di 4.000 euro, l’incremento è pari a 61,08 euro e l’importo finale è di 4.061,08 euro.

Si tratta, naturalmente, come accennato, di importi lordi. Per gli importi netti occorrerà applicare le relative aliquote IRPEF. Eventuali ulteriori vantaggi potranno quindi derivare, per gli importi più bassi, dalla rimodulazione di tali aliquote.

A CHI SPETTANO GLI AUMENTI PENSIONI 2022

Gli aumenti in pensione del 2022 riguarderanno 23 milioni di italiani. Nello specifico l’aumento delle pensioni 2022 si applica a tutti i trattamenti pensionistici erogati dalla previdenza pubblica, dalle gestioni dei lavoratori autonomi, dalle gestioni sostitutive, esonerative, esclusive, integrative e aggiuntive. Inoltre, si applica alle pensioni dirette e a quelle ai superstiti, cioè la pensione di reversibilità e la pensione indiretta, indipendentemente dal fatto che esse siano integrate al trattamento minimo.

QUANTO AUMENTANO ALTRI TRATTAMENTI PREVIDENZIALI

Secondo i parametri stabiliti dal Decreto MEF 17 novembre 2021, arrivano anche specifici aumenti per specifici tipi di trattamenti previdenziali. Infatti, il Decreto annuale che definisce la perequazione ha l’importante effetto di determinare l’aggiornamento dello stesso trattamento minimo, come già spiegato, oltre ad avere effetti anche sulle altre prestazioni. La perequazione dunque, influisce sul valore delle prestazioni assistenziali costituite dalle pensioni sociali e dagli assegni sociali, nonché sulle prestazioni e sugli assegni a favore di mutilati, invalidi civili, ciechi e sordomuti.

In particolare, dal 1° gennaio 2022.

  • l’assegno sociale di cui all’articolo 3, comma 6, della Legge 335 delle 1995 si adeguerà da 460,28 euro a 467,65 euro al mese;

  • per accedere alla pensione di vecchiaia l’importo soglia mensile dell’assegno pensionistico (che deve essere pari a 1,5 volte l’assegno sociale) aumenta da 690,42 euro a 701,47 euro;

  • l’accesso alla pensione anticipata cambia: l’importo soglia mensile dell’assegno pensionistico (che deve essere pari a 2,8 volte l’assegno sociale) aumenta da 1288,78 euro a 1309,39 euro;

  • prevista anche la rivalutazione delle pensioni sulle quali sono attribuiti i benefici di cui alla Legge 206 del 2004, destinati alle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice, nonché ai loro familiari. Per tali prestazioni, infatti, l’articolo 3, comma 4-quater, del Decreto Legge 50/2017 dispone che la rivalutazione automatica viene applicata in misura pari alla variazione del FOI o, in alternativa, in misura pari all’1,25% se più favorevole. Per l’anno 2022, pertanto, essendo l’indice di rivalutazione superiore all’1,25%, si applica tale indice, pari all’1,6%, sull’intero importo della pensione.

I TAGLI SULLE PENSIONI AI SUPERSTITI

L’INPS su disposizione normativa ha anche previsto l’adeguamento delle pensioni ai superstiti. Parliamo del trattamento pensionistico riconosciuto in caso di decesso del pensionato (pensione di reversibilità) o dell’assicurato (pensione indiretta) in favore dei familiari superstiti.
Per il 2022 non è previsto nessun taglio se il reddito di chi la percepisce, al netto della pensione, è inferiore a 20.449,45 euro. Invece per i redditi da 20.449,46 euro fino a 27.265,93 il taglio sarà del 25%. Per redditi tra 27.265,94 e 34.082,42 euro, il taglio sarà del 40%. Infine, per i redditi superiori il taglio sarà del 50%.

COME FUNZIONA LA PEREQUAZIONE DELLE PENSIONI 2022

L’applicazione della perequazione delle pensioni avviene al 1° gennaio di ogni anno, sulla base della variazione dell’indice FOI (Indice dell’inflazione e consumi) registrato nell’anno precedente. Ai sensi, infatti, dell’art. 24, comma 5, della Legge 41 del 1986, il Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, entro il 20 novembre di ciascun anno adotta un decreto che fissa:

  • l’adeguamento definitivo per l’anno precedente. L’adeguamento si applica con effetto dal 1° gennaio dell’anno in corso;

  • adeguamento provvisorio per l’anno in corso. Tale adeguamento si applica con effetto dal 1° gennaio dell’anno successivo.

Nella Gazzetta Ufficiale n. 282 del 26 novembre 2021 è stato pubblicato il Decreto 176 novembre 2021, emanato dal Ministro dell’Economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Nel testo si legge che la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2021 viene determinata in misura pari a +1,7 dal 1° gennaio 2022, salvo conguaglio da effettuarsi in sede di perequazione per l’anno successivo.

L’Istituto, al fine di assicurare il rinnovo delle pensioni in tempo utile per l’anno 2022 e rendere possibile la prima liquidazione delle pensioni con decorrenza gennaio 2022 ha utilizzato l’indice di perequazione disponibile al 15 ottobre 2021, come elaborato dal competente Coordinamento generale statistico attuariale, pari all’1,6%.

Con successiva elaborazione, sulla rata di marzo 2022, verranno corrisposte le differenze di perequazione, se spettanti. Qualora dalla misura definitiva, si accertasse un indice di perequazione diverso da quella provvisorio, verranno effettuati dei conguagli, al primo gennaio dell’anno successivo. L’adeguamento, ai sensi dell’articolo 1, comma 287, della Legge 208 del 2015, non può essere negativo. In caso, dunque, d’inflazione inferiore a zero, gli importi restano invariati.

COME OTTENERE GLI AUMENTI PENSIONI 2022

Gli aumenti per le pensioni del 2022 arrivano sul cedolino del trattamento pensionistico in automatico senza la necessità di presentare alcuna domanda presso l’INPS o presso qualsiasi altro Ente pubblico o privato.

RINUNCIA ALLE DETRAZIONI 2022

Con il messaggio INPS n.3404 dell’8 ottobre 2021, l’Istituto ha comunicato, che, come ogni anno le modalità per i pensionati di richiedere l’applicazione dell’aliquota più elevata degli scaglioni di reddito o il non riconoscimento delle detrazioni d’imposta, nel caso si abbia interesse dal punto di vista fiscale , per la presenza di altri redditi o per altre condizioni specifiche.

Le istanze possono essere inviate telematicamente a partire dal 15 ottobre 2021 per l’applicazione anche nel 2022 . Va compilata l’apposita dichiarazione on line accedendo al servizio dedicato “Detrazioni fiscali – domanda e gestione” disponibile sul sito INPS.

In assenza di specifica comunicazione, infatti l’Istituto è tenuto ad applicare le aliquote per scaglioni di reddito e a riconoscere le detrazioni d’imposta( articolo 13 del TUIR)

COS’È LA PEREQUAZIONE DELLE PENSIONI

Come accennato, la “perequazione” è il meccanismo di rivalutazione dell’importo pensionistico legato all’inflazione, ossia all’aumento del costo della vita come indicato dall’ISTAT. Il fine che la Legge intende perseguire con la perequazione è quello di proteggere il potere d’acquisto delle pensioni. Ciò, compatibilmente con le esigenze di contenimento della spesa pubblica.

Per questo, nel corso degli anni, lo Stato ha adottato criteri differenti per operare la perequazione delle pensioni. In alcuni anni per le pensioni d’importo più elevato è stato anche disposto il blocco dell’indicizzazione. Ciò, ad esempio è avvenuto nel 2008 quando il Governo ha disposto il blocco della perequazione pensioni con importo superiore ad 8 volte il Minimo.

Dal 1° gennaio 1999 la perequazione si effettua in via cumulata. Cioè, ai fini dell’individuazione dell’indice di perequazione da attribuire, si prende a riferimento il reddito complessivo. Si calcola quello derivante dal cumulo dei trattamenti, erogati dall’INPS e dagli altri Enti presenti nel Casellario Centrale dei Pensionati, per ciascun pensionato.
Per avere maggiori informazioni sulla perequazione delle pensioni 2022 e capire nel dettaglio qual è stato il suo iter normativo, si consiglia di leggere queste slide fornite dall’INPS.

RIFERIMENTI NORMATIVI

Decreto MEF 17 novembre 2021 (Pdf 55 Kb)

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di Valeria C.
Giornalista, esperta di leggi, politica e lavoro pubblico.
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3 Commenti

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  1. I soldi destinati alla legge 110, potevano essere utilizzati a favore dei pensionati e non sprecati per i truffatori. Lo Stato, non è capace di amministrare. Una casalinga, avrebbe fatto meglio.

  2. Ma le pensioni di invalidità civile al 100%non aumentano mai uno che non può lavorare può morire di fame questo mi sembra veramente ingiusto dopo aver lavorato una vita e una malattia ti blocca a pochi anni dalla pensione

    • Caro Gaetano, buongiorno.
      L’ Italia è fatta di burocrati e nessuno paga. Chi paga è il cittadino debole. I medici dell’Inps, se ne fregano. Conosco persone ammalati gravi e cioè:
      Con un braccio rotto in tre parti, con intervento chirurgico grave, senza cistifellea, utero tolto per intero, ginocchia con artrosi grave e con altre patologie gravissime, come rene policistico, idronefrosi ecc. I medici dell ‘ inps hanno attribuito una percentuale de 35% è una vergogna. Come si fa ad avere fiducia nelle istituzioni. Un invalido prende meno di un nullafacente con il reddito di cittadinanza. Una schifezza italiana. Una vergogna.

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