Cos’è il Premierato e cosa cambia in Italia con la riforma costituzionale

La guida su cos’è il Premierato, cosa prevede, cosa cambia con la riforma Costituzionale e quando entreranno in vigore le nuove regole

Premierato, Giorgia Meloni
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L’introduzione del “Premieriato”, previsto dal DDL riforma costituzionale, è una vera rivoluzione nel panorama politico italiano.

La proposta di legge, che dovrà passare al vaglio del Parlamento ed è in discussione al Senato, mira a modificare la Costituzione, concentrandosi principalmente sul rafforzamento dei poteri del Presidente del Consiglio dei Ministri e sull’implementazione di un’elezione diretta per tale ruolo.

In Senato la norma è stata sottoposta a diversi emendamenti che inseriscono il limite di due mandati per il Premier e cancellano la “norma anti ribaltone” introdotta dal Governo.

In questa guida vi spieghiamo in modo chiaro, semplice e dettagliato cos’è il Premierato, come funziona e cosa prevede il DDL riforma costituzionale sul ruolo del Presidente del Consiglio in Italia.

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COS’È IL PREMIERATO

Il “premierato” è un termine usato per indicare il nuovo sistema di rafforzamento dei poteri del Presidente del Consiglio, proposto dal Governo Meloni.

Il “premierato” prevede che il Presidente del Consiglio venga eletto direttamente dal popolo, eliminando la necessità di una relazione di fiducia con il Parlamento. Questa prospettiva considera il premier come una specie di “sindaco d’Italia”.

Tuttavia, questa posizione resta strettamente connessa a un rapporto di fiducia con il Parlamento.

ESEMPI DI PREMIERATO IN EUROPA

Nei Paesi dell’Europa ad oggi non esiste un esempio di premierato “puro”.

Tuttavia, vi sono repubbliche monarchie parlamentari come nel Regno Unito, con un premier solido grazie a una legge elettorale che si basa sul maggioritario. Il premier britannico così come, ad esempio, il cancelliere della Germania hanno la possibilità di nominare e revocare i Ministri.

In Germania e in Spagna esiste poi la sfiducia costruttiva. Ovvero, l’impossibilità da parte del Parlamento di votare la sfiducia al Governo in carica se, contestualmente, non concede la fiducia ad un nuovo esecutivo.

Le altre realtà in Europa sono sistemi simili al “premierato puro”, che consentono di garantire stabilità al Governo, ma che si differenziano dalla proposta fatta dal Governo Meloni nel Consiglio dei Ministri del 3 novembre 2023.

Dopo diverse proposte nel corso degli anni, in particolare con la bozza Salvi, la cosiddetta “bicamerale” tra il ’95 e il ’98 e la proposta di riforma costituzionale del 2006, ora il Governo Meloni ci riprova con il DDL riforma costituzionale con cui tenta di istituire un premierato all’italiana.

COSA PREVEDE IL PREMIERATO IN ITALIA

Cosa prevede il premierato? A stabilirlo è il DDL riforma costituzionale approvato dal Governo, formato da soli 5 articoli e al vaglio del Parlamento, con alcuni emendamenti inseriti in Senato. Ecco quali sono le novità che prevede la proposta di premierato nel contesto politico italiano.

1) ELEZIONE DIRETTA DEL PREMIER

In primo luogo il DDL riforma costituzionale prevede l’elezione diretta del Primo ministro con le modifiche agli articoli 92 e 94 della Costituzione. Ricordiamo che attualmente, il sistema elettorale permette ai cittadini di votare per una forza politica o per un singolo candidato nei collegi uninominali.

2) NUOVA MODALITÀ DI ELEZIONE

Come si voterà il Premier? Se la riforma sarà approvata, il Presidente del Consiglio sarà eletto tramite suffragio universale e rimarrà in carica per 5 anni. In Senato è stata aggiunto anche il limite di due mandati per il Premier, inizialmente non previsto dal testo varato in Consiglio.

Ricordiamo che il suffragio universale è il principio secondo il quale tutti i cittadini, di norma al raggiungimento della maggiore età, possono esercitare il diritto di voto.

La votazione si terrà con un’unica scheda e sarà contestuale al rinnovo delle Camere.

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3) OK AL PREMIO DI MAGGIORANZA

La riforma non comporta direttamente modifiche alla legge elettorale, ma suggerisce l’istituzione di un premio di maggioranza.

Eventuali modifiche saranno elaborate dal Parlamento per allinearle alle nuove norme. Nel testo della riforma al momento approvata dal Consiglio dei Ministri viene introdotto anche un premio di maggioranza del 55%, per garantire maggiore stabilità a chi governa.

4) COSA ACCADE DOPO LE VOTAZIONI

Il Premierato prevede che non sarà più il capo dello Stato a nominare il presidente del Consiglio, ma avrà il compito di incaricare il Primo Ministro di formare il Governo. Il Premier avrà limiti di mandato? Al momento il DDL, con le modifiche proposte in Senato, potrà fare solo due mandati e poi dovrà fare una “pausa” prima di riprendere eventualmente in mano le redini di un Governo.

Poi, il testo prevede che il Premier deve presentarsi in Aula entro 10 giorni dalla formazione del Governo e in sostanza l’iter da seguire è:

  • entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia. Attualmente, se un Governo appena formato non ottiene la fiducia, il Presidente della Repubblica ha ampi poteri. Ossia, può rinnovare il mandato al Presidente del Consiglio attuale o avviare nuove consultazioni con i partiti politici per poi nominare un nuovo Presidente del Consiglio. Con la nuova riforma, se il Presidente del Consiglio e il suo Governo non ottengono la fiducia delle camere in due volte al massimo, queste verranno immediatamente sciolte e si tornerà al voto, come vi spieghiamo di seguito;

  • nel caso in cui non venga approvata la mozione di fiducia, il Presidente della Repubblica rinnova l’incarico al Presidente eletto (dimissionario) o a un altro parlamentare eletto in collegamento al Presidente eletto, di formare il Governo e attuare le dichiarazioni relative all’indirizzo politico e agli impegni programmatici su cui l’Esecutivo del Premier ha chiesto la fiducia delle Camere la prima volta;

  • qualora, nell’arco delle due possibilità, non si ottenga la fiducia delle Camere, il Presidente della Repubblica procede allo scioglimento delle Camere. Non è poi possibile che il capo dello Stato sciolga una sola Camera. La riforma costituzionale modifica l’articolo 88 della Costituzione, impedendo al Quirinale di sciogliere un solo ramo del Parlamento.

In sostanza, la norma cambia l’articolo 94 e l’articolo 88 della Costituzione.

5) “SALTA” LA NORMA ANTI RIBALTONE

La norma “anti-ribaltone” che consentiva al capo dello Stato di incaricare una sola volta un “parlamentare” eletto con la maggioranza per portare avanti il programma del Premier eletto, è stata cancellata dal Senato. Questa norma, essenzialmente, escludeva la formazione di Governi “tecnici” guidati da figure esterne ai partiti.

Ossia, il fatto che si doveva scegliere un parlamentare della maggioranza, garantiva che non si formassero Governi guidati da forze diverse da quelle vincitrici delle elezioni. Ma, l’emendamento presentato da Fratelli d’Italia reintegra la disposizione nota come “simul stabunt, simul cadent”, che sostanzialmente significa che il Governo resterà in carica finché mantiene la fiducia o cadrà nel caso contrario. In presenza di una mozione di sfiducia, anche se avanzata da una sola delle due Camere, si procederebbe a nuove elezioni.

Nel caso in cui il presidente del Consiglio presenti volontariamente le dimissioni o sia impossibilitato a svolgere il suo incarico per gravi motivi di salute, il Presidente della Repubblica potrebbe decidere di affidare la guida del Governo a un nuovo parlamentare appartenente alla maggioranza.

COME FUNZIONA ITER APPROVAZIONE PREMIERATO

La riforma costituzionale che introduce il premierato, come approvata dal Consiglio dei Ministri del 3 novembre 2023 e modificata in Senato, per diventare legge, necessita:

  • in primis dell’approvazione dei due terzi dei componenti in entrambi i rami del Parlamento. Ossia, in base all’articolo 138 della Costituzione, essa deve essere votata due volte da entrambe le Camere. Ma quali sono attualmente i numeri della maggioranza? Nella Camera la maggioranza può contare su 238 voti (tuttavia, il Presidente di solito non vota). I voti richiesti per evitare il referendum sono 267. Al Senato, la situazione è simile, con una maggioranza di 116 voti (anche se il Presidente di solito non vota), e la soglia richiesta per evitare il referendum è di 136;

  • in prima lettura, vi è la possibilità di modifica del testo, e in seconda lettura deve esserci l’approvazione secca o il respingimento;

  • se nelle due seconde votazioni l’approvazione è solo della maggioranza assoluta, è possibile chiedere entro 3 mesi un referendum popolare che confermi o respinga la riforma. Dunque, quando potrebbe tenersi un eventuale referendum? Un possibile referendum potrebbe tenersi a metà della legislatura, nel 2025.

È possibile evitare la consultazione referendaria? Sì, è fattibile se la legge ottiene l’approvazione nelle seconde votazioni di entrambe le Camere con una maggioranza di due terzi dei propri membri.

Al momento, non sembra esserci l’appoggio delle necessarie forze politiche al testo. Vi terremo aggiornati.

QUALI SONO LE PRINCIPALI CRITICHE RIVOLTE AL PREMIERATO

Secondo l’opposizione e alcuni esperti, la riforma altererebbe gli equilibri tra i poteri del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio, favorendo quest’ultimo.

Alcuni analisti ritengono, invece, che pur potenziando i poteri del Premier, la riforma risulti incompleta in quanto non conferisce a quest’ultimo alcune prerogative cruciali, come ad esempio la possibilità di nominare e destituire i Ministri.

QUANDO ENTRA IN VIGORE IL PREMIERATO

Se la riforma viene approvata, entrerà in vigore con la prossima legislatura o con il primo scioglimento delle Camere successivo all’approvazione.

LA GUIDA AL DDL RIFORMA COSTITUZIONALE

Mettiamo a vostra disposizione la guida DDL riforma costituzionale in cui oltre al premierato in Italia, il Governo inserisce una serie di modifiche alle istituzioni nazionali. Ciò, sia per garantire la stabilità e la governabilità del Paese, ma che delle novità per quanto concerne la nomina dei senatori a vita.

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di Valeria C.
Giornalista, esperta di leggi, politica e lavoro pubblico.
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