Reddito di Cittadinanza e assegno unico per gli stranieri, l’Unione Europea ritiene discriminatorio nei loro confronti il requisito della residenza fissato per accedere alle due misure e ha intrapreso, il 15 febbraio 2023, una procedura di infrazione contro l’Italia.
Il nostro Paese entro due mesi deve rispondere alle preoccupazioni sollevate dalla Comunità Europea e rimediare. In assenza di una risposta soddisfacente la Commissione potrà decidere di emettere un parere motivato che, se non rispettato, comporterà delle sanzioni.
In questo articolo vi spieghiamo le ragione alla base della procedura d’infrazione avviata dall’UE verso l’Italia in merito al requisito di residenza in Italia previsto per accedere al Reddito di Cittadinanza e assegno unico stranieri e vi diamo un quadro generale su come funziona.
REDDITO DI CITTADINANZA E ASSEGNO UNICO STRANIERI, IL DIKTAT DELL’UE
Il 15 febbraio 2023 la Commissione Europea ha deciso di avviare una procedura di infrazione contro l’italia inviando una lettera di costituzione in mora all’Italia (INFR(2022)4113) per il mancato rispetto delle norme dell’UE sul coordinamento della sicurezza sociale e sulla libera circolazione dei lavoratori. Tra le altre cose, seme della discordia risulta essere il requisito della residenza nel territorio italiano necessario per accedere a misure di sostegno al reddito quali il Reddito di Cittadinanza o all’Assegno unico universale per i figli.
Si ricorda, infatti, che condizione imprescindibile per vedersi riconoscere l’assegno unico universale figli è l’essere residenti in Italia da almeno 2 anni. Viceversa, il requisito sale ad almeno 10 anni per il Reddito di Cittadinanza (così come esplicitato dalla Legge di Bilancio 2023). Due requisiti, secondo la Commissione Europea, discriminatori nei confronti dei cittadini europei che si trovano sul territorio italiano. Ma vediamo perché analizzando singolarmente i due casi.
INFRAZIONE ASSEGNO UNICO FIGLI
All’assegno unico e universale per i figli a carico, che vi spieghiamo in questa guida, hanno diritto solo persone residenti in Italia da almeno 2 anni, a condizione che vivano in uno stesso nucleo familiare insieme ai figli.
Secondo il parere della Commissione questa normativa è in contrasto con il diritto dell’UE in quanto non tratta i cittadini dell’UE in modo equo e si qualifica pertanto come discriminazione. Il regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale vieta, inoltre, qualsiasi requisito di residenza ai fini della percezione di prestazioni di sicurezza sociale, quali gli assegni familiari. Tale requisito, secondo il diktat dell’UE, va cambiato il prima possibile in quanto è in contrasto con il diritto comunitario.
INFRAZIONE REDDITO DI CITTADINANZA
Per quanto il Reddito di Cittadinanza, che vi spieghiamo in questa guida, secondo l’UE le regole sui requisiti violerebbero le norme comunitarie in materia di libera circolazione dei lavoratori, diritti dei cittadini, soggiornanti di lungo periodo e protezione internazionale. Per la Commissione UE il problema è che una delle condizioni per accedere al Reddito di Cittadinanza è di aver soggiornato in Italia per 10 anni, di cui 2 consecutivi, prima di poter presentare la richiesta.
Tuttavia, a norma del regolamento (UE) n. 492/2011 e della direttiva 2004/38/CE, le prestazioni di sicurezza sociale come il Reddito di Cittadinanza dovrebbero essere pienamente accessibili ai cittadini dell’UE che sono lavoratori subordinati o autonomi o che hanno perso il lavoro, indipendentemente da dove abbiano soggiornato in passato. Inoltre, la lettera d’infrazione UE sottolinea anche che:
- i cittadini dell’UE non impegnati in un’attività lavorativa per altri motivi dovrebbero poter beneficiare della prestazione alla sola condizione di essere legalmente residenti in Italia da almeno tre mesi;
- la direttiva 2003/109/CE prevede che i soggiornanti di lungo periodo provenienti da Paesi terzi abbiano accesso a tale prestazione;
- il requisito della residenza potrebbe impedire agli italiani di trasferirsi al di fuori del Paese per motivi di lavoro, in quanto non avrebbero diritto al reddito minimo al rientro in Italia.
Per l’Europa, pertanto, il requisito dei 10 anni di residenza si configura come discriminazione indiretta, in quanto è più probabile che i cittadini non italiani non riescano a soddisfare tale criterio. Inoltre, la Commissione sottolinea che il RdC italiano discrimina direttamente i beneficiari di protezione internazionale, i quali non hanno accesso a tale prestazione, in violazione della direttiva 2011/95/UE;
INFRAZIONE RDC E AUU: COSA RISCHIA L’ITALIA
Come emerge dal pacchetto infrazioni pubblicato il 15 febbraio 2023, l’Italia deve uniformarsi ai dettami dell’UE se non vuole incappare in pesanti sanzioni.
Una volta avviata la procedura d’infrazione sul Reddito di Cittadinanza e sull’assegno unico, la Commissione invierà delle lettere di costituzione in mora all’Italia. Il nostro Paese ha 2 mesi di tempo (ovvero fino a metà aprile 2023) per rispondere e rimediare alle carenze segnalate.
In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrà decidere di emettere un parere motivato. Il parere motivato è una richiesta formale di conformarsi al diritto dell’Unione che, se non rispettato, potrebbe far scattare pesanti sanzioni verso l’Italia. Vi aggiorneremo su quali saranno le prossime mosse del Governo per scongiurare l’arrivo di multe dall’UE.
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E chiaro quanto l’UE pensa al bene degli italiani. Veramente sono discriminati da parte del UE gli italiani in confronto agli stranieri. L’Italia li accoglie e poi si deve anche sacrificare per loro…!! Sveglia,Italia!!!