Privatizzazione Poste Italiane 2024: ecco cosa cambia

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Photo credit: Cineberg / Shutterstock
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Il Governo vuole privatizzare un’ulteriore quota di Poste Italiane nel 2024.

Diversi i sindacati di settore che stanno manifestando la propria contrarietà al processo.

Al momento, Poste Italiane è una società per azioni a partecipazione pubblica, il cui capitale è detenuto per il 29,26% dal Ministero dell’economia e delle finanze, per il 35% da Cassa Depositi e Prestiti (società a sua volta controllata dal MEF),  e per il restante 35,74% da investitori istituzionali, investitori privati e azioni proprie (Poste Italiane).

L’operazione, in attesa di approvazione definitiva da parte del Governo, porterebbe all’alienazione di una quota del capitale di PI detenuta dal MEF.

Secondo le organizzazioni sindacali, questo potrebbe comportare una riduzione del numero di centri recapito e uffici postali, con conseguenze negative sia per i cittadini che per i lavoratori delle Poste.

Vediamo nel dettaglio le ultime notizie sulla privatizzazione di Poste Italiane e cosa cambia se l’operazione sarà confermata.

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PRIVATIZZAZIONE POSTE ITALIANE ULTIME NOTIZIE

In questi giorni c’è grande fermento attorno alla possibilità di una nuova privatizzazione di Poste Italiane, dopo quella avvenuta nel 2015. I sindacati di settore stanno lanciando l’allarme rispetto ai rischi che potrebbe comportare l’operazione, sia in termini di qualità del servizio ai cittadini che in termini di occupazione.

La questione nasce con l’approvazione, in esame preliminare, nel Consiglio dei Ministri del 25 gennaio 2024, di un nuovo DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) che dovrebbe regolamentare l’alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell’economia e delle finanze nel capitale di Poste Italiane SpA.

L’operazione consiste, in sostanza, nella privatizzazione di una parte delle quote della società di servizi postali di proprietà del MEF che, si legge nel comunicato relativo al CdM del 25 gennaio, è tale da mantenere una partecipazione dello Stato, anche indiretta, che assicuri il controllo pubblico. Le modalità di alienazione tenderanno anche a favorire la tutela dell’azionariato diffuso e la stabilità dell’assetto proprietario.

Tuttavia, secondo le organizzazioni sindacali di settore, questa operazione potrebbe comportare diversi rischi, non ultimo quelle di una riduzione del personale di Poste Italiane.

Dunque, nonostante le rassicurazioni da parte del Governo sulla procedura, anche attraverso il Ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, che nel corso di un question time alla Camera, rispondendo ad un’interrogazione sulla privatizzazione di Poste, ha assicurato che la cessione di una quota del capitale di Poste Italiane sarà, comunque, volta ad accrescere il valore del Gruppo Poste, garantendo, nel contempo, la qualità dei servizi e il mantenimento dei livelli occupazionali, parte dei sindacati sta già mettendo in campo delle azioni per scongiurare che sia privatizzata una nuova quota della società.

PERCHÈ I SINDACATI DICONO NO ALLA PRIVATIZZAZIONE

Stando a quanto emerge dalle ultime notizie sulla privatizzazione di Poste Italiane, riportate dalla stampa nazionale, da parte sindacale c’è il grosso timore che questa operazione potrebbe generare più conseguenze negative rispetto ai possibili benefici.

Per il sindacato SLP Cisl Umbria, ad esempio, con una nuova privatizzazione si potrebbe andare incontro al c.d. spacchettamento dell’azienda, con una divisione tra recapito e sportelleria, con una riduzione degli sportelli che potrebbe causare disagi ai cittadini che risiedono nelle zone più periferiche e meno servite, oltre che una riduzione dei lavoratori.

Anche secondo il segretario provinciale di Uilposte Varese, Giuseppe Genovese, se l’operazione andrà in porto potrebbero venir meno un alto numero di centri di recapito e di uffici postali, mettendo a rischio il lavoro di numerosi addetti e creando molti problemi anche alla popolazione.

Dello stesso avviso sono anche i segretari generali della Uil e della Uil Poste di Napoli e Campania, secondo i quali questa nuova privatizzazione non solo metterà in serie difficoltà cittadini e lavoratori per l’eventuale riduzione degli sportelli, ma metterà in mano a privati i risparmi di milioni di italiani che sono stati affidati a Poste Italiane.

E’ bene sottolineare che il Consiglio dei Ministri ha approvato in esame preliminare il DPCM che è in attesa dell’approvazione definitiva. Noi vi terremo aggiornati su questo.

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NUOVE ASSUNZIONI IN POSTE ITALIANE

Vi segnaliamo che, lo scorso 5 febbraio, Poste Italiane ha siglato un accordo con i sindacati per realizzare ben 750 nuove assunzioni di personale entro Luglio 2024, tra operatori di sportello, consulenti finanziari e altri profili. Per tutti i dettagli potete leggere questo approfondimento.

L’azienda ha reso noto anche il programma degli inserimenti a tempo determinato (CTD) Poste Italiane fino a maggio 2024, che prevede 3.944 assunzioni. Per tutte le informazioni potete leggere questo approfondimento.

Per tutte le informazioni su come lavorare in Poste Italiane e sulle selezioni per postini e altre figure professionali potete visitare questa pagina.

Vi ricordiamo, inoltre, che il 22 febbraio Poste Italiane ha avviato il negoziato con le OO.SS. per il rinnovo del  Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL) dei dipendenti di Poste italiane. Trovate tutti i dettagli in questo approfondimento.

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di Angela V.
Redattrice, esperta di lavoro pubblico e privato.
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