Contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro nel 2024: possibile ritorno

La guida al contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro, proposto per rendere più sostenibile il sistema previdenziale italiano

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Secondo l’OCSE, per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico nazionale, l’Italia dovrebbe reintrodurre il contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro.

Si tratta di una tassa da applicare sugli assegni pensionistici più elevati, così da recuperare, tramite le trattenute, parte dei fondi da destinare alla spesa pubblica per le pensioni, diventata insostenibile.

Questo contributo non è una novità per gli italiani, in quanto è stato già in vigore in passato, anche se con diverse formule, fino al 2022. L’idea quindi è di riportarlo in auge.

In questo articolo vi spieghiamo cos’è e come funzionava il contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro, nonché cosa prevede la proposta OCSE che ne promuove la re-introduzione nel nostro Paese nel 2024.

CONTRIBUTO DI SOLIDARIETÀ PENSIONI D’ORO, LA PROPOSTA OCSE

L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha lanciato un monito all’Italia, proponendo di reintrodurre il contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro.

Tale proposta è stata presentata nel report Economic Survey dell’OCSE, pubblicato il 22 gennaio 2024, che ha fatto luce anche su quelle che sono le principali sfide economiche dell’Italia, con l’obiettivo di rendere più stabile e sostenibile, nel lungo periodo, il sistema previdenziale del nostro Paese.

La proposta OCSE arriva di fatto perché, attualmente, le pensioni rappresentano il 16,5% del PIL italiano, una percentuale notevolmente alta se paragonata a quella di altri Stati nell’area dell’OCSE.

Per evitare il tracollo finanziario, quindi, l’Organizzazione si è fatta portavoce di alcune idee che includono la riduzione dell’indicizzazione automatica per le pensioni più alte nel breve termine, ma anche la reintroduzione di una vecchia tassa sugli assegni d’oro.

Il contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro non è nuovo, poiché una tassa simile ha già colpito gli assegni pensionistici più elevati in passato, ma è stata sospesa nel 2022 a seguito di una decisione della Corte Costituzionale. Scopriamo i dettagli.

COS’È IL CONTRIBUTO SOLIDARIETÀ PENSIONI D’ORO

Il contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro è una tassa che colpisce gli assegni pensionistici di importo più elevato. Si tratta di una sorta di detrazione statale che incassa l’Erario per reperire in parte le risorse necessarie a sostenere la spesa pubblica per le pensioni.

Negli anni in cui è stata applicata ha assunto percentuali variabili.

In particolare, in Italia, questa tassa è stata introdotta per la prima volta con la Legge 488 del 1999, dal 1° gennaio 2000 come strumento per ridurre la spesa pubblica e far fronte alla crisi economica. Nel 2011 è stata riproposta con la Riforma Fornero. Poi, la versione generalizzata di questa misura è arrivata con la Legge 111 del 2011.

Nel tempo, anche a causa di diverse pronunce giurisdizionali, ha subito diverse modifiche, fino allo stop definitivo arrivato con la sentenza n. 234/2020 della Corte Costituzionale. Dal 2022, la misura è stata accantonata.

Ma vediamo nel dettaglio come funzionava e a chi si rivolgeva la tassa sulle pensioni d’oro.

COME FUNZIONA IL CONTRIBUTO PENSIONI D’ORO

Il contributo di solidarietà funziona come una tassa sui redditi, difatti va a colpire solo determinati tipi di pensione – ovvero le più alte – differenziandole in base ai loro importi.

Dunque, la platea e l’entità del contributo sono variabili a seconda delle disposizioni di legge che la disciplinano. Ovvero è il legislatore, tenendo conto di quelli che sono gli obiettivi e le condizioni finanziarie del Paese, a stabilire di volta in volta a quanto ammonta il contributo e quali assegni pensionistici andrà a colpire.

Per esempio, quando il contributo è stato introdotto dalla Legge 111 del 2011 in Italia, la norma prevedeva un prelievo variabile dal 1° gennaio 2011 al 31 dicembre 2014 pari al:

  • 5% per la quota di pensione superiore a 90.000 euro;

  • 10% per quella superiore a 150.000 euro;

  • 15% per quella oltre la quota 200.000 euro.

Tuttavia, la Consulta dichiarò incostituzionale questo meccanismo con la sentenza 116 del 2013.

Successivamente la Legge n. 147 del 2013 aveva riproposto il contributo di solidarietà con alcune modifiche per superare le obiezioni costituzionali. Questa disposizione aveva previsto un prelievo dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2016 sulle pensioni superiori a 14 volte il trattamento minimo INPS, con aliquote progressive in base all’importo della pensione. La Consulta di fatti, con la sentenza n. 173 del 2016 aveva dichiarato legittimo questo meccanismo, sottolineando la sua natura non tributaria, la temporaneità e la giustificazione eccezionale dovuta alla crisi del sistema previdenziale.

La Legge n. 145 del 2018, lo ha poi riproposto per un periodo di cinque anni a partire dal 1° gennaio 2019. Questa volta, il contributo è stato strutturato in cinque fasce progressive a partire dagli assegni superiori a 100.000 euro lordi all’anno, coinvolgendo solo i trattamenti pensionistici diretti erogati dall’INPS ed escludendo alcune categorie di pensionati. In questo caso la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 234/2020, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma. L’illegittimità vale nella parte che stabiliva una durata superiore a 3 anni, limitando quindi l’applicazione del contributo fino al 31 dicembre 2021 anziché fino al 31 dicembre 2023 come originariamente previsto.

La misura dal 2022 non è stata più riproposta, fino a che nell’Economic Survey dell’OCSE è stata rilanciata in una nuova versione.

CHI DEVE PAGARE IL CONTRIBUTO DI SOLIDARIETÀ PROPOSTO DALL’OCSE

A pagare il nuovo contributo di solidarietà proposto dall’OCSE nel 2024 sarebbero i titolari di pensioni più alte. Nello specifico, per affrontare le sfide economiche e ridurre la spesa pubblica, nell’Economic Survey è stato proposto un contributo che potrebbe assumere la forma di un’imposta progressiva, con esenzione per le pensioni al di sotto di una certa soglia.

L’obiettivo è gestire i costi complessivi del sistema pensionistico, rivolgendosi contemporaneamente alle famiglie più abbienti che probabilmente possiedono maggiori risparmi privati.

L’Esecutivo italiano procede con molta attenzione e sta lavorando, puntando su più proposte, come vi spieghiamo in questa guida.

LA GUIDA ALLA RIFORMA PENSIONI

In questo articolo vi spieghiamo quali sono le misure varate dal Parlamento con la Legge di Bilancio 2024 sulla riforma pensioni 2024, le novità dell’ultima ora e le proposte al vaglio del Governo.

ALTRI AIUTI E AGGIORNAMENTI

Vi consigliamo di leggere la guida che spiega quando andare in pensione e con quali requisiti, per conoscere tutti gli strumenti di pensione attivi fino al 2025. Vi invitiamo a usare Pensami, il simulatore INPS per la pensione. Utile anche l’uso del simulatore INPS per il riscatto laurea ai fini pensionistici.

A vostra disposizione anche l’analisi dell’ultimo rapporto OCSE sugli importi riconosciuti a chi andrà in pensione a 71 anni. Potrebbe interessarvi inoltre la proposta del bonus per chi va in pensione a 71 anni, al vaglio dell’Esecutivo.

Per conoscere altre novità sulle pensioni, infine, vi consigliamo di consultare quotidianamente questa sezione.

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di Valeria C.
Giornalista, esperta di leggi, politica e lavoro pubblico.
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