Nuovi professionisti di Intelligenza Artificiale (AI) saranno assunti nelle PA.
L’obiettivo è accelerare l’adozione delle nuove tecnologie e rendere la macchina amministrativa più efficiente, sicura e al passo con le esigenze di cittadini e imprese.
Il piano non si limita a un semplice reclutamento di specialisti, ma si inserisce in una strategia più ampia che punta a ridisegnare il funzionamento degli uffici pubblici.
Vediamo nel dettaglio che cosa prevede e quali sono i profili ricercati.
PROFESSIONISTI DI INTELLIGENZA ARTIFICIALE ASSUNTI NELLE PA, IL PIANO
Con il Decreto PA 2025 convertito in legge, il governo ha stabilito che almeno il 10% delle nuove assunzioni nella Pubblica Amministrazione centrale sarà riservato a profili con competenze digitali, inclusi esperti di intelligenza artificiale.
Su questa scia, il Ministero dell’Innovazione e il Dipartimento per la Funzione Pubblica hanno avviato una riforma basata sul merito che mira a valorizzare le competenze digitali, che prevede l’assunzione di 91.000 nuove figure, under 40, con specializzazione in intelligenza artificiale e tecnologie digitali.
L’alfabetizzazione all’AI coinvolgerà sia i dipendenti già assunti, per i quali sarà prevista una specifica formazione, sia personale che verrà assunto appositamente per occuparsi delle nuove tecnologie digitali.
Secondo le Linee Guida AGID per l’adozione dell’AI nella PA, ogni funzionario, indipendentemente dal ruolo, dovrà essere in grado di:
- riconoscere le applicazioni di AI presenti nei sistemi gestionali e negli strumenti di lavoro quotidianI;
- comprenderne i vantaggi e le modalità di utilizzo;
- valutare le implicazioni etiche, legali e di sicurezza.
Oltre agli specialisti, anche il personale amministrativo dovrà acquisire competenze di base sull’uso dell’AI. La cosiddetta AI literacy non si limita alla conoscenza dell’esistenza di queste tecnologie (AI awareness), ma implica anche:
- la capacità di comprendere come e perché l’AI influisce sul lavoro;
- la conoscenza degli aspetti normativi, etici e operativi;
- la consapevolezza dei rischi legati all’uso improprio dei dati e alla sicurezza informatica.
Questo approccio è fondamentale per superare i timori e le diffidenze che potrebbero rafforzarsi con l’entrata in vigore dell’AI Act europeo, che introduce un approccio normativo basato sulla valutazione del rischio.
Non si tratta quindi soltanto di assumere, ma di diffondere una cultura digitale che riduca le resistenze tipiche della transizione tecnologica e consenta a tutti i lavoratori pubblici di interagire con strumenti basati su AI in modo consapevole.
I PROFILI RICERCATI
Accanto all’alfabetizzazione diffusa, le PA hanno bisogno di figure altamente specializzate. Secondo le linee guida, i profili richiesti saranno:
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Data engineer: che gesticono la raccolta, la pulizia e la disponibilità dei dati, garantendo che siano affidabili e di qualità;
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Machine learning engineer: che progettano e ottimizzano gli algoritmi di apprendimento automatico;
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Deep learning engineer: sono esperti in reti neurali e calcolo intensivo, che applicano l’AI a problemi complessi (visione artificiale, linguaggio naturale);
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Data scientist: che analizzano grandi quantità di dati e sviluppa modelli predittivi per supportare decisioni basate su evidenze;
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AI engineer: che selezionano e implementano i modelli di AI più adatti alle esigenze della PA;
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AI architect: che progettano l’architettura dei sistemi di AI garantendo scalabilità, sicurezza e integrazione con le infrastrutture esistenti;
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Prompt engineer: figura emergente che “allena” i modelli di AI generativa a fornire output efficaci;
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Esperti di cybersecurity: che coniugano sicurezza informatica e AI per contrastare minacce sempre più sofisticate;
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AI ethicist: che analizzano gli impatti sociali, etici e legali delle soluzioni di AI, affrontando temi come trasparenza e non discriminazione;
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Giuristi informatici: per fornire consulenza legale sull’uso delle tecnologie digitali e dell’AI, con attenzione a GDPR e proprietà intellettuale;
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Esperti di protezione dei dati: per assicurare il rispetto delle normative sulla privacy nella gestione dei dati da parte dei sistemi di AI;
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Change manager: che elaborano strategie per accompagnare il cambiamento organizzativo indotto dall’AI;
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Esperti umanisti (filosofi, sociologi, psicologi, linguisti): integrano la prospettiva etica, sociale e culturale nello sviluppo delle tecnologie.
Questi profili riflettono la natura multidisciplinare dell’AI, che non riguarda solo l’informatica, ma coinvolge diritto, etica, scienze sociali e competenze gestionali. È un investimento strategico per modernizzare lo Stato, migliorare i servizi ai cittadini e aumentare l’efficienza dell’apparato pubblico.
L’AI non sostituirà i dipendenti pubblici, ma renderà il loro lavoro più rapido, sicuro e consapevole.
Perché ciò avvenga, tuttavia, servirà una duplice azione: attrarre talenti specializzati e, allo stesso tempo, diffondere una cultura digitale condivisa in grado di coinvolgere l’intera macchina amministrativa.
BOZZA LINEE GUIDA PER L’ADOZIONE DELL’AI NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Mettiamo a vostra disposizione le linee guida AGID per l’adozione dell’AI nella Pubblica Amministrazione. Ricordiamo che si tratta della bozza, al momento in fase di consultazione.
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A vostra disposizione anche la classifica con i lavori del futuro, ossia i più richiesti nei prossimi anni, dal 2025 fino al 2030. Poi, vi invitiamo a consultare il nostro articolo su lavori più richiesti in Italia.
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