Pagamento stipendio in criptovalute: a Dubai si può! E in Italia?

A Dubai si può pagare lo stipendio in criptovalute. Facciamo un punto sul tema considerando anche la situazione in Italia e in Europa

Dubai
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Il pagamento dello stipendio in criptovalute è già una realtà a Dubai, grazie a una recente sentenza del Tribunale del Lavoro.

Questo innovativo approccio alle retribuzioni solleva molte domande, soprattutto in Italia, dove la regolamentazione in materia è ancora incerta nonostante il quadro fornito dall’UE.

In questo articolo vi spieghiamo cosa sono le criptovalute, come vengono utilizzate per il pagamento degli stipendi a Dubai, cosa accade in altre parti del Mondo e se questa pratica può essere adottata anche in Italia.

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PAGAMENTO STIPENDIO IN CRIPTOVALUTE A DUBAI

Il 15 Agosto 2024 il Tribunale del Lavoro di primo grado di Dubai ha emesso una sentenza storica che consente il pagamento dello stipendio in criptovalute, garantendo maggiori tutele per i lavoratori.

Negli Emirati Arabi Uniti, infatti, le criptovalute stanno gradualmente integrandosi nel sistema economico e giuridico. In tal senso, la decisione del Tribunale di Dubai è un altro tassello che arricchisce la regolamentazione sul tema crypto.

Ma, prima di entrare nel merito delle novità introdotte a Dubai, cerchiamo di capire cosa sono le criptovalute.

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COSA SONO LE CRIPTOVALUTE

Le criptovalute sono monete digitali che utilizzano la crittografia per garantire transazioni sicure e controllare la creazione di nuove unità. A differenza delle valute tradizionali, come l’euro o il dollaro, non sono emesse o garantite da una Banca centrale e non hanno corso legale. Tra le criptovalute più conosciute ci sono Bitcoin, Ethereum e Ripple.

Le criptovalute sono spesso utilizzate come mezzo di scambio o per investimento. Possono essere trasferite, archiviate e negoziate elettronicamente attraverso tecnologie come la blockchain, che registra tutte le transazioni in modo sicuro e trasparente. Nonostante l’assenza di un’autorità centrale che le regolamenti, le criptovalute hanno guadagnato popolarità a livello globale grazie alla loro natura decentralizzata, nonché alla promessa di transazioni più veloci ed economiche rispetto ai tradizionali sistemi bancari.

Non è un caso che realtà all’avanguardia, stanno iniziando a usarle anche per il pagamento dello stipendio ai lavoratori. Vediamo quali sono le novità che sono arrivate sul tema con il recente “caso Dubai”.

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PAGAMENTO STIPENDIO CON CRIPTOVALUTE A DUBAI, NOVITÀ 2024

La decisione del Tribunale del Lavoro di primo grado di Dubai, legata al caso n. 1739 del 2024 (Lavoro), segna un importante passo avanti nella regolamentazione e accettazione delle criptovalute negli Emirati Arabi Uniti (EAU).

Il caso in questione riguardava una disputa tra un dipendente e il suo datore di lavoro, dove il contratto di lavoro prevedeva un pagamento parziale dello stipendio in EcoWatt (un tipo di criptovaluta). Ma poi, il datore di lavoro non aveva onorato il pagamento in crypto in quanto non era riuscito a fornire un metodo chiaro per capirne il valore confrontandola con la moneta corrente.

Il Tribunale ha dato ragione al lavoratore e ha stabilito che il datore di lavoro era tenuto a rispettare lo stesso l’accordo sul pagamento in crypto. Ciò ha confermato, come corollario, la validità legale del pagamento in criptovaluta.

Questa sentenza non solo riflette l’apertura di Dubai verso le tecnologie finanziarie innovative, ma potrebbe anche fungere da apripista per altre giurisdizioni nazionali o comunitarie nel considerare le criptovalute come una forma legittima di retribuzione. Gli EAU, a tal proposito, stanno cercando di posizionarsi come un hub globale per l’innovazione finanziaria.

Ma qual è la situazione negli altri Paesi e in Italia? Scopriamolo insieme.

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PAGARE LO STIPENDIO IN CRIPTOVALUTE IN ITALIA

In Italia, il pagamento dello stipendio in criptovalute non è espressamente vietato, in quanto non esiste una legge specifica in materia. Ma ciò che è certo è che, per come è strutturata la nostra normativa legale e fiscale le criptovalute non possono essere usate per pagare lo stipendio per diversi motivi giuridici. Ossia, perché nel nostro Paese le normative esistenti:

  • non riconoscono le criptovalute come moneta con corso legale. A dirlo è anche questa avvertenza della Banca d’Italia;

  • richiedono l’obbligo di tracciabilità delle transazioni stipendiali, la protezione dei lavoratori e una precisa tassazione calcolata in base ai limiti della moneta in corso in Italia. Elementi obbligatori questi, definiti già dalla Legge di Stabilità italiana 2018, che le criptovalute non possono garantire in quanto sono volatili, incerte e hanno un valore non definibile. Il loro uso potrebbe quindi mettere a rischio il potere d’acquisto dei dipendenti, non garantire la trasparenza o la legalità delle transazioni. A sottolineare questi rischi è anche la Comunicazione di Banca d’Italia all’UE del 22 Luglio 2024.

Tuttavia, non è espressamente vietata per legge in Italia la possibilità per i datori di lavoro di fornire criptovalute per i loro impiegati come fringe benefit. Resterebbe però, il problema della loro quantificazione, in virtù dell’obbligo di tassazione che esiste su tali benefits, secondo quanto stabilito nella recente riforma fiscale 2024.

Insomma, fino a quando la legge italiana non aggiornerà la normativa economico fiscale alle possibilità offerte per le criptovalute, è difficile che tale moneta digitale possa diffondersi per il pagamento degli stipendi.

L’Europa però potrebbe a dare una mano in tal senso dal 1° Gennaio 2025. Vediamo come.

CRIPTOVALUTE, NUOVE NORME IN VIGORE IN UE DAL 2025

Nell’Unione europea, le criptovalute saranno ampiamente regolamentate quando il regolamento sui mercati degli asset crittografici – MiCAR (che potete consultare in questa pagina) entrerà in vigore il 1° Gennaio 2025. Il regolamento dell’UE rappresenta un importante passo avanti per contribuire a ridurre l’incertezza normativa e a portare un po’ di ordine nel mercato delle criptovalute.

Il problema però, è che il quadro stilato dall’UE è ancora molto vago e funziona solo per alcuni tipi di crypto, concentrandosi sulle norme anti riciclaggio più che su quelle relative a pagamenti o tassazione (di competenza dei singoli Stati). Ecco perché, la vera sfida si apre proprio dal 1° Gennaio 2025. Cioè da quando gli Stati membri dell’Europa saranno chiamati a legiferare sui pagamenti e le attività legati alle criptovalute.

A tal proposito, l’Italia ha già detto la sua nella Comunicazione della Banca d’Italia del 22 Luglio 2024. Ossia ha ribadito che le cripto-attività diverse da quelle legiferate dal MiCAR non possono svolgere una funzione di pagamento. Anzi, bisogna fare attenzione perché tali strumenti sono soggetti a potenziali oscillazioni del loro valore. Di conseguenza viene meno la loro rimborsabilità perché non si può determinare qual è il loro valore nominale.

Eppure, nel Mondo, c’è già qualche realtà che usa le crypto per i pagamenti. Basti pensare ad alcuni cantoni in Svizzera che dal 2021 permettono ai cittadini di pagare le tasse in criptovaluta, come potete leggere in questa nota istituzionale. Ma vediamo anche l’esperienza delle aziende internazionali, considerando alcuni esempi.

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STIPENDI PAGATI IN CRIPTOVALUTE IN ALCUNE AZIENDE, ESEMPI

Nonostante le evidenti lacune normative, alcune aziende in tutto il Mondo hanno iniziato a sperimentare il pagamento degli stipendi in criptovalute.

Un esempio significativo è l’azienda giapponese GMO Internet che dal 2018 permette ai suoi dipendenti di ricevere parte del loro stipendio in Bitcoin. L’obiettivo dell’azienda è di promuovere una maggiore comprensione e utilizzo delle criptovalute, non solo come investimento ma anche come strumento di pagamento.

Un’altra azienda pioniera in questo campo è Bitwage, che offre servizi per facilitare il pagamento degli stipendi in criptovalute. Attraverso la sua piattaforma, le aziende possono pagare i dipendenti in Bitcoin o altre criptovalute. Ciò permette ai lavoratori di ricevere una parte o l’intero salario in valuta digitale.

Anche in Italia, seppur con molta cautela, ci sono stati casi di aziende che hanno sperimentato il pagamento parziale dello stipendio in criptovalute. Un esempio è quello di un imprenditore di Rovereto che ha dichiarato di corrispondere una parte della retribuzione dei suoi dipendenti in criptovalute.

Da parte di tutti è stata comunque palesata la necessità di un quadro normativo più chiaro per adottare tali monete sui pagamenti su larga scala.

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ALTRE GUIDE E AGGIORNAMENTI

A proposito di altre notizie curiose su lavoro e stipendi provenienti dal Mondo, vi invitiamo a leggere questo articolo sulla Legge sul diritto alla disconnessione approvata in Australia.

Parlando di stipendi, inoltre, vi consigliamo di leggere la guida su quanto sono aumentati gli stipendi in Italia nel 2024.

In questo articolo poi, illustriamo quali sono gli stipendi medi nella PA. Da leggere anche l’ultima classifica di Eurostat sulle retribuzioni europee con gli stipendi più alti in Europa, analizzando i dati Paese per Paese.

Infine, vi invitiamo a consultare il report sui lavori più richiesti e quali sono le tendenze del mercato nei prossimi anni.

Per conoscere altre guide e classifiche sul mondo del lavoro, infine, vi consigliamo di consultare questa sezione.

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di Valeria C.
Giornalista, esperta di leggi, politica e lavoro pubblico.
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