Fringe benefit: cosa sono e novità 2024

La guida su cosa sono i fringe benefit, come funzionano, a chi spettano e quali sono le novità 2024 rivolte ai lavoratori dipendenti

fringe benefit

I fringe benefit sono un tipo di retribuzione non in denaro erogata sotto forma di beni o servizi riconosciuti dall’azienda, che si aggiungono allo stipendio dei lavoratori dipendenti del settore privato.

Il fringe benefit non è né tassabile, né sottoposto a contribuzione entro una specifica soglia, pari a 258,23 euro all’anno.

Tale soglia, però, per il 2024 è stata fissata a 2.000 euro (rispetto ai 3.000 dello scorso anno), mentre si alzerà da 258,23 euro all’anno a 1.000 euro, per i dipendenti anche senza figli.

In questa guida vi spieghiamo cosa sono, a chi si rivolgono, come funzionano e in cosa consistono i fringe benefit con tutte le novità 2024 e le nuove linee guida dell’Agenzia delle entrate.

COSA SONO I FRINGE BENEFIT

I fringe benefit, noti anche come “compensi in natura” o “benefit aziendali”, sono compensi non monetari che un datore di lavoro offre ai propri dipendenti oltre al salario base.

I fringe benefit, il cui significato dall’inglese è “benefici accessori” assumono la forma di beni o servizi e vengono dati in aggiunta alla retribuzione per migliorare la qualità della vita, il benessere e la soddisfazione del lavoratore.

I fringe benefit includono la fornitura di una macchina aziendale, un cellulare aziendale, buoni pasto, sconti o abbonamenti per i trasporti, indennità, polizze assicurative per il dipendente e/o la sua famiglia, abbonamenti a palestre, e altri vantaggi simili. Questi elementi costituiscono il pacchetto di “welfare aziendale”.

Tra questi, come stabilito dalla Circolare n. 5/E pubblicata il 7 marzo dall’Agenzia delle Entrate, rientrano anche le somme erogate o rimborsate dai datori di lavoro ai dipendenti per il pagamento delle utenze domestiche, ma anche quelle per l’affitto e per gli interessi sul mutuo della prima casa.

ITER NORMATIVO

Istituiti dalla Legge di Stabilità 2016 – Legge 28 dicembre 2015, n. 208, il datore di lavoro li eroga riconoscendoli in busta paga come rimborsi, oppure come beni in natura o servizi accessori. In generale, il fringe benefit non è tassabile entro la soglia di 258,23 euro, né sottoposto a contribuzione perché considerato reddito non imponibile. 

Ma nel tempo, la soglia di non imponibilità fiscale è cambiata. Basti pensare che già nel 2022, il Governo aveva aumentato la soglia di esenzione fiscale fino a 3.000 euro per i fringe benefit contro caro energia e inflazione, come vi abbiamo spiegato in questo focus. Con la Legge di Bilancio 2024 le cose sono cambiate ancora.

COME SONO CAMBIATI I FRINGE BENEFIT NEL 2024

Con la Legge di Bilancio 2024 è arrivato l’abbassamento (rispetto al 2023) della soglia di esenzione fiscale dei fringe benefit aziendali fino a 2.000 euro per i lavoratori dipendenti con figli, come vi spieghiamo in questa guida.

Per i lavoratori senza figli, la soglia esentasse è stata elevata a 1.000 euro. Tali importi sono stati confermati anche dalla Circolare n. 5/E che ha fatto il punto sulle novità 2024.

Ma chi ha diritto ai fringe benefit? Vediamo a chi spettano e chi può usufruire dei finge benefit se il datore di lavoro li concede.

CHI PUÒ USUFRUIRE DEL FRINGE BENEFIT

Possono usufruire dei fringe benefit tutti i lavoratori dipendenti del settore privato.

Quindi, coloro che hanno un contratto di lavoro di tipo subordinato (a tempo determinato, indeterminato o apprendistato, tra cui operai, impiegati, quadri e dirigenti).

Nella misura sono compresi anche i percettori di reddito da lavoro assimilato a quello da lavoro dipendente, ovvero:

  • collaboratori tipo CO.CO.CO, amministratori, lavoratori autonomi occasionali;

  • altri soggetti percettori di redditi di lavoro assimilato, come per esempio i tirocinanti.

Restano esclusi gli statali a cui la disciplina dei fringe benefit non si applica. Si precisa che non esiste nessun limite reddituale, né soglia ISEE per vedersi riconosciuto il benefit in busta paga.

È cruciale enfatizzare che il datore di lavoro non è tenuto a fornire fringe benefit. Il diritto ai fringe benefit è determinato dalle politiche e dalle decisioni aziendali. In alcune situazioni, è possibile negoziare tali vantaggi tramite contratti collettivi con i sindacati.

DATORI DI LAVORO CHE POSSONO EROGARE I FRINGE BENEFIT

Non vi sono distinzioni di settore, tutti datori di lavoro privati, secondo le proprie politiche di welfare possono decidere o meno se riconoscerli insieme alla retribuzione.

In particolare, tra i datori di lavoro vanno intesi, sempre che dispongano di propri lavoratori dipendenti, anche:

  • i lavoratori autonomi e studi professionali;

  • gli Enti pubblici economici;

  • i soggetti che non svolgono un’attività commerciale.

Vediamo in che limiti si applicano i fringe benefit.

LIMITI IMPONIBILITÀ

L’articolo 51, comma 3 del TUIR ha fissato stabilmente a 258,23 euro la soglia di non imponibilità del fringe benefit. Cioè entro questa soglia i fringe benefit non sono tassabili, né sottoposti a contribuzione perché non considerati parte del reddito imponibile.

Cosa succede qualora il limite di 258,23 euro annui venisse superato? In caso di superamento di tale soglia, il valore del bene deve considerarsi interamente imponibile.

Negli ultimi anni questa soglia è stata modificata a più riprese:

  • nel 2022, il tetto era stato innalzato, come vi spieghiamo in questo focus, per rispondere alle esigenze del rincaro bollette;


  • con la Legge di Bilancio 2024, gli aumenti sono stati fissati dal 1° gennaio a 2.000 euro per chi ha figli e 1.000 euro per i lavoratori che non ne hanno. Tali importi sono stati confermati anche dalla Circolare n. 5/E che ha fatto il punto sulle novità 2024.

Scopriamo i dettagli.

COME FUNZIONANO I FRINGE BENEFIT

I fringe benefit fanno parte della macro categoria dei “compensi in natura”, cioè sono quella parte di retribuzione che non è corrisposta dal datore in denaro, bensì attraverso l’erogazione di beni i servizi.

Tali benefits possono essere riconosciuti a categorie di dipendenti oppure, solo ad alcuni di essi, come vantaggi accessori per la particolare mansione svolta. In ogni caso, rientrano nel più ampio gruppo delle politiche di welfare aziendale, ovvero servizi e beni che l’azienda riconosce in aggiunta alla retribuzione economica.

I programmi di welfare aziendale sono una strategia adottata dalle aziende per attrarre talenti, migliorare l’ambiente lavorativo, rendere felici i propri dipendenti, aumentare la produttività e incoraggiare la fedeltà dei lavoratori.

L’erogazione di tali aiuti però – è bene precisarenon è obbligatoria. Il datore di lavoro può decidere o meno se riconoscere i fringe benefit insieme alla retribuzione. Ma cosa può rientrare nei fringe benefit? Vediamolo insieme.

COSA RIENTRA NEI FRINGE BENEFIT

Nei fringe benefit rientrano svariati tipi di beni e servizi “tangibili”, cioè non compensi in denaro, ma “in natura”. I più comuni, a titolo non esaustivo, sono:

  • auto aziendali, o meglio “auto ad uso promiscuo”;

  • buoni pasto;

  • telefono cellulare, tablet, PC, smartphone;

  • abitazioni in locazione, uso o comodato;

  • polizze e assicurazioni sanitarie o sulla vita;

  • prestiti agevolati;

  • borse di studio.

I benefits possono essere erogati ai dipendenti anche tramite voucher o buoni acquisto. In questi casi, il riconoscimento di beni o la fornitura di servizi ad opera del datore avviene attraverso il rilascio di documenti di legittimazione (cartacei o elettronici), contenenti un valore nominale.

Come specificato nella Circolare n. 5/E, infatti, tra i “bonus” esentasse non solo le somme erogate o rimborsate dai datori di lavoro ai dipendenti per il pagamento delle utenze domestiche, ma anche quelle per l’affitto e per gli interessi sul mutuo della prima casa.

COSA NON RIENTRA NEI FRINGE BENEFIT

Nei fringe benefit non rientrano prestazioni, beni e servizi che sono previsti all’articolo 51 comma 2 del TUIR. Parliamo dei cosiddetti “Flexible benefit” tra cui rientrano, ad esempio:

  • il rimborso delle rette scolastiche;

  • il rimborso dei libri e testi scolastici;

  • viaggi e vacanze con finalità ricreative o culturali;

  • medicina preventiva e diagnostica.

La differenza tra flexible benefit e fringe benefit è che i primi sono beni, prestazioni, opere e servizi specifici che rientrano tra quelli previsti all’articolo 51 comma 2 del TUIR.

I flexible benefit non concorrono, senza alcun limite, alla formazione del reddito di lavoro dipendente, né alla formazione della base imponibile previdenziale.

Nell’interpello 421 del 25 agosto 2023, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito anche che non rientra come fringe benefit, il rimborso delle spese connesse alla ricarica delle auto aziendali elettriche assegnate in uso promiscuo ai dipendenti.

In sostanza, l’Agenzia ha sottolineato che il consumo di energia elettrica non rientra tra i beni e servizi forniti dal datore di lavoro come fringe benefit, ma costituisce un rimborso di spese sostenute dal lavoratore che costituiscono reddito di lavoro dipendente. Il TUIR prevede, infatti, l’eccezione solo per:

  • le spese sostenute nell’esclusivo interesse del datore di lavoro, anticipate dal dipendente per snellezza operativa, quali ad esempio l’acquisto di beni strumentali di piccolo valore;

  • le spese per trasferte giustificate analiticamente.

Adesso, vediamo come si calcola il fringe benefit in busta paga.

COME VIENE CALCOLATO IL FRINGE BENEFIT IN BUSTA PAGA

Il fringe benefit viene calcolato tenendo conto del costo unitario del servizio o bene offerto al dipendente, rapportato al mese. Il costo del benetif (fringe benefit annuale), quindi, deve essere diviso per 12.

In questo modo si avrà come risultato il fringe benefit mensile da accreditare in busta paga, ovvero la voce di importo da inserire nella busta paga del dipendente.

Sono tassati in busta paga nel 2023 i servizi corrispondenti a un costo che supera la soglia di 258,23 euro (nel caso di lavoratori senza figli) o sopra il tetto di 3.000 euro (nel caso di lavoratori con almeno un figlio). Entro questa soglia non incide neppure sul TFR. Al superamento della soglia l’intero valore del benefit concorre a formare il reddito.

Le soglie cambieranno rispettivamente a 1.000 o a 3.000 euro, dal 2024, non appena la Legge di Bilancio del prossimo anno sarà approvata.

COME RICHIEDERE I FRINGE BENEFIT

Per ottenere i fringe benefit, il lavoratore deve fare richiesta al proprio datore di lavoro. Nel caso del bonus 2 mila euro per dipendenti con figli a carico (ovvero il fringe benefit con soglia non imponibile fino a 2.000 euro per il 2024), il lavoratore deve dimostrare inoltre al suo capo di aver diritto a questa misura.

Come? Indicando il codice fiscale dell’unico figlio o dei figli fiscalmente a carico. Non essendo prevista una forma specifica per la richiesta di fringe benefit, la stessa può essere resa secondo modalità concordate tra le due parti.

Vi informeremo in caso di chiarimenti per le regole per richiedere i fringe benefit nel 2024. Intanto, specifichiamo che INPS, con il Messaggio 4 gennaio 2024, n. 32 ha fornito indicazioni in merito alle modalità e alle tempistiche da rispettare, da parte dei datori di lavoro, nella trasmissione all’Istituto dei dati relativi ai compensi erogati a titolo di fringe benefit e di stock option al personale cessato dal servizio nel corso del periodo d’imposta 2023.

In relazione a tali compensi l’INPS svolge attività di sostituto d’imposta. I datori di lavoro interessati dovranno inviare i dati entro il 21 febbraio 2024 e la trasmissione dovrà essere effettuata esclusivamente con modalità telematica utilizzando l’applicazione “Comunicazione Benefit Aziendali”, accessibile attraverso il servizio online. I flussi che arriveranno dopo il termine non potranno essere oggetto di conguaglio fiscale di fine anno.

COME FUNZIONANO I CONTRIBUTI PER I FRINGE BENEFIT

L’INPS con il Messaggio 6 novembre 2023, n. 3884 ha illustrato il regime contributivo dei fringe benefit introdotto, per l’anno d’imposta 2023. Invece, si attendono le indicazioni per il 2024.

Salvo sorprese, in virtù di quanto previsto dal Decreto legislativo n. 314 del 2 settembre 1997, per la determinazione della retribuzione imponibile ai fini previdenziali si considerano anche i fringe benefit. Questi non sono considerati reddito fino a una soglia, pari a 1.000 euro per anno nel 2024, salvo nei casi di dipendenti con figli per cui la soglia è di 2.000 euro.

Se il valore dei benefit supera queste soglie nel periodo di imposta, anche la parte inferiore a tale limite viene inclusa nel reddito di lavoro dipendente, soggetta quindi al prelievo previdenziale.

Tali regole riguardano anche la normativa del “bonus benzina 200 euro“, che rappresenta un’agevolazione fiscale fino a 200 euro esenti fiscalmente, ma soggetti al prelievo previdenziale se eccedono la soglia di 2.000 euro per i lavoratori con figli a carico o la soglia di 1.000 euro per i lavoratori dipendenti senza tali condizioni.

Inoltre, nel caso di superamento delle soglie di esenzione, il datore di lavoro dovrà versare i contributi previdenziali sull’intero importo dei fringe benefit erogati. L’INPS precisa anche che la soglia di 2.000 euro, deve considerare anche i benefit o i rimborsi ottenuti dai precedenti datori di lavoro.

Vi faremo sapere i dettagli appena INPS li chiarirà anche relativamente a come funzionano le operazioni di conguaglio per i datori di lavoro e quali sono le modalità di esposizione dei dati.

RIFERIMENTI NORMATIVI

ALTRI AIUTI E AGGIORNAMENTI

Tra le novità più interessanti vi invitiamo a leggere l’approfondimento sulla riforma fiscale 2024. Vi consigliamo di leggere anche i focus sulle altre misure per il mondo del lavoro tra cui il taglio del cuneo fiscale 2024 che ha aperto la strada al nuovo bonus lavoratori dipendenti, le novità su detrazioni e deduzioni della riforma fiscale e le novità sugli aumenti in busta paga nel 2024.

Abbiamo anche un approfondimento sul pacchetto lavoro in arrivo e, infine, la nostra guida aggiornata su tutti i bonus 2024 confermati e prorogati.

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di Valeria C.
Giornalista, esperta di leggi, politica e lavoro pubblico.
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