SPID resta nel 2023 ma in futuro si userà solo la CIE

Cosa ha previsto in Governo nella conversione in Legge del Decreto PNRR 3 per salvare l’identità digitale e continuare a usarla fino al 1° gennaio 2025

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Photo credit: Fabio Principe / Shutterstock.com

Il Parlamento decide che lo SPID resta nel 2023, ma dal 1° gennaio 2025 sarà usata solo la CIE.

Il Decreto PNRR 3 in fase di conversione in Legge salva l’identità digitale fino al 31 dicembre 2024, stanziando 40 milioni di euro allo scopo di garantire la sostenibilità degli adeguamenti tecnologici richiesti ai gestori di SPID.

In questo articolo vi spieghiamo a quali condizioni lo SPID resta nel 2023, quali novità introduce il Decreto PNRR 3 e quale sarà il futuro dell’identità digitale.

LO SPID RESTA NEL 2023, LE NOVITÀ

Fumata bianca per i fondi che permetteranno l’utilizzo dell’identità digitale fino al 31 dicembre 2024. A decidere che lo SPID rimane nel 2023 e potrà essere usato fino al 1° gennaio 2025, è il Senato con la conversione in legge del Decreto PNRR 3.

Per scongiurare il suo “spegnimento” anticipato, con un emendamento, Palazzo Madama ha stanziato 40 milioni di euro per tenere lo SPID attivo nel 2023 e anche nel 2024. Oltre a stanziare i fondi, il Parlamento ha anche deciso delle novità sullo SPID:

  • dovrà essere siglata una nuova convenzione tra i provider e l’Agenzia per l’Italia digitale (AGID) per la gestione delle risorse e dello SPID. Si tratterà di un accordo biennale;

  • i provider dovranno effettuare una verifica dei dati costante sull’ANPR (Anagrafe Nazionale Popolazione Residente)

  • i fondi saranno suddivisi tra i provider solo a obiettivi raggiunti secondo gli accordi con AGID e le verifiche con ANPR;

  • dopo questa “proroga” sull’uso dello SPID, dal 1° gennaio 2025 sarà usata per l’identità digitale solo la CIE, ovvero la Carta d’Identità Elettronica, che è stata arricchita di servizi e funzioni semplificate nel corso degli ultimi mesi.

Vale la pena ricordare che il Decreto PNRR 3 non è stato ancora convertito in Legge e lo sarà solo entro il 25 aprile 2023, quindi le regole che vi illustriamo non sono ancora definitive. Vi aggiorneremo non appena lo saranno o se si presenteranno delle modifiche. Intanto, vediamo nel dettaglio perché il servizio rischiava lo stop e a quali condizioni lo SPID resta nel 2023.

ECCO PERCHÈ LO SPID RISCHIAVA LO STOP

Lo SPID, o sistema pubblico di identità digitale, ha 34 milioni di utenti in Italia (dati di marzo 2023) e viene usato quotidianamente per accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione. Nonostante il suo successo, nei mesi scorsi il Governo aveva parlato di “spegnere” lo SPID e dirgli addio.

Ciò, in quanto le aziende che gestiscono l’identità digitale in Italia avevano minacciato di tagliare il servizio in scadenza ad aprile 2023.

Gli identity provider chiedevano 50 milioni di euro per un adeguamento dei compensi, dato che il servizio è cresciuto moltissimo per numero di utenti da quando è nato a oggi. Il rischio era che, in mancanza di un accordo, l’identità digitale sarebbe stata spenta improvvisamente.

La soluzione che è stata individuata dal Dipartimento per la trasformazione digitale e dal sottosegretario alla Presidenza al Consiglio con delega all’Innovazione, Alessio Butti, arriva con i fondi del PNRR, missione 1. Grazie a queste risorse, lo SPID resta nel 2023 e per tutto il 2024, nelle more della razionalizzazione del sistema di identità digitale.

LE NUOVE REGOLE PER LO SPID

Il Parlamento, nell’articolo 18 bis del Decreto PNRR 3 in conversione in Legge, ha stanziato 40 milioni di euro per una nuova convenzione tra AGID e gestori dell’identità digitale pubblica. Ecco quali informazioni deve contenere questa convenzione di durata biennale:

  • obblighi dei gestori, nonché le modalità e il cronoprogramma della loro attuazione;

  • i criteri e le modalità previsti per la verifica del conseguimento e del mantenimento degli obiettivi stabiliti dalle norme vigenti, dalle convenzioni stesse e dalle linee guida dell’AGID;

  • le regole tecniche e le modalità di funzionamento dell’accesso ai servizi garantito tramite il sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale (SPID);

  • l’obbligo di verifiche dei dati nell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) per ogni provider dovrà effettuare a cadenza prestabilita;

  • le modalità di erogazione del finanziamento del progetto sulla base dei costi sostenuti, dell’adempimento degli obblighi convenzionali e del raggiungimento degli obiettivi prefissati, monitorati e verificati per approvazione dall’Unità di missione PNRR presso il Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, titolare del sub-Investimento della Missione 1. L’unità servirà per il monitoraggio.

La convenzione, salvo proroghe o modifiche in corso d’opera su cui vi aggiorneremo, avrà durata biennale, cioè sarà valida fino al 31 dicembre 2024. Cosa accadrà dopo allo SPID?

LA CIE PRENDERÀ IL POSTO DELLO SPID

Se è vero che lo SPID resta nel 2023, il suo futuro resta comunque a rischio. Come ribadito in più occasioni, il Governo attuale resta comunque dell’idea di spegnere lo SPID, sostituendolo con i servizi della Carta d’Identità Elettronica. La preferenza per la CIE, come ha spiegato il Sottosegretario Alessio Butti, è giustificata dal fatto che:

  • la CIE ha un’identità digitale collegata alla carta d’identità, un documento posseduto da tutti i cittadini italiani;

  • è garantita da procedure di sicurezza informatica ed è “prodotta” e gestita da Enti statali o parastatali, non dai privati;

  • l’uso della CIE permetterebbe a tutti i cittadini di avere un’identità digitale unica a livello nazionale, gestita appunto dallo Stato;

  • la CIE è stata potenziata e semplificata proprio per diventare uno strumento più competitivo con lo SPID. Infatti, è diventato possibile utilizzare i livelli di sicurezza 1 e 2 dell’identità digitale. Cioè, non sarà necessario avere sempre a portata di mano la tessera “fisica”, nè avere un lettore di smart card per il pc o avere uno smartphone con tecnologica NFC per usarla;

  • dal punto di vista economico, mentre lo Stato deve pagare dei provider per la gestione dello SPID, nel caso della Carta d’Identità Elettronica la spesa ricadrebbe sui cittadini visto che ha un costo pari a circa 20 euro. Per gli utenti, il lato negativo è che spesso è necessario molto tempo per ricevere la CIE mentre lo SPID ha procedure più veloci.

Il passaggio però, per sostituire lo SPID con la CIE è rimandato per il momento. Il Governo ha fatto sapere che entro l’estate sarà chiarito il progetto per arrivare a un’identità pubblica digitale nazionale. Intanto, lo SPID resta nel 2023 ed è stato confermato anche per il 2024 grazie alle nuove risorse definite nell’iter di conversione del Decreto PNRR 3.

COME SARANNO SUDDIVISI I FONDI PER LO SPID NEL 2023

I fondi pari a 40 milioni di euro garantire le nuove modalità operative che il Parlamento ha individuato per lo SPID saranno stanziati “per obiettivi”. Ovvero, in proporzione al numero di identità digitali gestite da ciascun gestore, agli accessi ai servizi erogati dalle PA, all’incremento delle identità gestite e delle transazione registrate. Si terrà conto anche delle verifiche dei dati nell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) che ogni provider dovrà effettuare.

Ricordiamo che in Italia vi sono 9 identity provider cioè, TeamSystem, Tim, Register, Sielte, Poste, Namirial, Lepida, Intesa (non più disponibile dal 23 aprile), InfoCert, Aruba ed Etna. A definire i dettagli per la suddivisione dei fondi tra di essi, sarà un Decreto ad hoc dei Ministeri competenti, su cui vi aggiorneremo.

LA NOSTRA GUIDA SPID 2023

Mettiamo a vostra disposizione la nostra guida continuamente aggiornata sullo SPID, in cui vi spieghiamo come richiederlo e come usarlo.

ALTRI APPROFONDIMENTI E AGGIORNAMENTI

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Vi invitiamo anche a leggere gli approfondimenti sulle novità per i giovani, come le nuove Carta Cultura e Carta Merito che andranno a sostituire dal 2024 il vecchio bonus Cultura per i neo diciottenni oppure le notizie sulla carta giovani nazionale.

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di Valeria C.
Giornalista, esperta di leggi, politica e lavoro pubblico.
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