NEET: chi sono, cosa significa e quanti sono in Italia e in Europa?

La guida per comprendere chi sono i NEET, cosa significa “NEET” e quanti sono in Italia e in Europa

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Una delle più gravi emergenze che riguarda il mondo del lavoro è quella dei NEET, ossia i giovani che non studiano, non lavorano e non fanno formazione.

In Italia la misura del fenomeno ha raggiunto i primi posti tra gli Stati europei con una percentuale del 24,4% nel 2021, con un numero di NEET pari 5.745.000 a marzo 2023, secondo i dati ISTAT.

Scopriamo il significato della parola “NEET”, chi sono e quanti sono in Italia e in Europa, così sa avere un identikit completo e comprendere la portata di questo fenomeno.

CHI SONO I NEET E SIGNIFICATO DI “NEET”

I NEET sono i giovani che non studiano, non lavorano e non non ricevono una formazione. Il significato di NEET è Not [engaged] in Education, Employment or Training” la cui traduzione letterale è “Non [attive] in istruzione, in lavoro o in formazione“. Questo termine inglese si usa in tutta Europa per descrivere i ragazzi inattivi ed è un indicatore della quantità di energie e intelligenza “sprecate” dalle giovani generazioni.

All’interno del bacino dei NEET ci sono: i giovani che non hanno un impiego né lo cercano (disoccupati e inattivi) e non sono impegnati nemmeno in altre attività assimilabili e da cui ricavano una formazione, quali ad esempio tirocini, periodi di apprendistato e corsi professionalizzanti.

ETÀ DEI NEET

Quanti anni hanno i NEET? La fascia di età dei NEET a livello Europeo è generalmente compresa tra i 15 e i 29 anni ma a livello statistico il limite viene spesso ampliato fino ai 34 o 35 anni, se a questa età vivono ancora con i genitori. Generalmente il fenomeno sociale interessa la fascia di età compresa tra i 16 e i 35 anni (in quanto la scuola dell’obbligo arriva fino ai 16 anni). L’analisi ISTAT in Italia li rileva dai 15 ai 34 anni. Quindi di fatto non c’è un dato ufficiale univoco che definisce con precisione la fascia di età.

QUANTI SONO I NEET IN ITALIA E IN EUROPA

In Italia, secondo le rilevazioni ISTAT, i NEET tra i 15 e i 34 anni sono risultati circa 5,7 milioni (5.745.000) a marzo 2023. Nello specifico, sono 4.252.000 quelli della fascia d’età 15-24 anni e 1.493.000 quelli tra i 25 e i 34 anni, come vi mostriamo in questo focus sull’occupazione.

L’Italia ha così raggiungo un triste record, è il paese in cui ci sono più NEET rispetto a tutti gli altri Stati dell’Unione Europea. Nel 2021, per l’Eurostat, il 14,3% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni nell’UE non era né occupato né impegnato in corsi di istruzione e formazione. Secondo dati che si riferiscono al 2021 (ultimo anno di cui sono disponibili rilevazioni consolidate, aggiornato al 26 aprile 2023), l’Italia è il Paese europeo con una percentuale di NEET tra i propri giovani, pari al 24,4%.

Ecco i dati sui NEET per i paesi dell’Unione Europea raccolti da Eurostat (2021, ultima rilevazione):

  • Italia: 24,4%;

  • Grecia: 20,5%;

  • Romania: 21,4%;

  • Bulgaria: 18,3%;

  • Croazia: 16,2%;

  • Spagna: 15,6%;

  • Cipro: 15,1%;

  • Slovacchia: 15%;

  • Repubblica Ceca: 14,1%;

  • Lettonia: 13.8%;

  • Polonia: 13,8%;

  • Francia: 13,7%;

  • Lituania: 12,8%;

  • Estonia: 12,2%;

  • Ungheria: 12,1%;

  • Belgio: 11,5%;

  • Irlanda: 11,1%;

  • Germania: 10,9%;

  • Austria: 10,7%;

  • Portogallo: 10,2%;

  • Finlandia: 9,9%;

  • Malta: 9,4%;

  • Danimarca: 9,1%;

  • Lussemburgo: 8,9%;

  • Slovenia: 8,4%;

  • Svezia: 6,4%;

  • Paesi Bassi: 5,3%.

Fonte dati Eurostat 2021.

GLI OBIETTIVI EUROPEI PER I NEET

Per i giovani adulti di età compresa tra 15 e 29 anni, l’Unione Europea ha fissato un obiettivo, ovvero: nell’UE i giovani né occupati, né in istruzione o formazione devono essere in percentuale inferiore al 9% entro il 2030. Alcuni degli Stati membri hanno già raggiunto questa percentuale, per altri invece c’è ancora tanta strada da fare.

In linea generale, la quota complessiva di NEET è diminuita nell’UE di 2,3 punti percentuali tra il 2011 e il 2021. Tra gli Stati membri, la riduzione maggiore dei tassi di NEET tra il 2011 e il 2021 è stata di gran lunga l’Irlanda (-12,6%) seguita da Bulgaria (-7,1%) e Lettonia (-7%). Vi sono stati anche 5 Stati membri che hanno registrato aumenti dei loro tassi di NEET dal 2011, questi paesi sono:

  • Lussemburgo: +2,2%;
  • Austria: +0,9%;
  • Romania: +0,8%;
  • Italia e Cipro: entrambi di +0,6%.

DATI NEET UE PER LIVELLO DI ISTRUZIONE

Stando ai dati Eurostat, nel 2021 – secondo i dati aggiornati a fine 2022 – il tasso di NEET variava in base al livello di istruzione:

  • per i giovani di età compresa tra 15 e 29 anni nell’UE era del 15,5% tra quelli con un basso livello di istruzione, rispetto al 13,1% tra quelli con un livello medio di istruzione e al 9,2% tra quelli con un alto livello di istruzione istruzione.I tassi di NEET negli Stati membri dell’UE per le persone di età compresa tra 15 e 29 anni con un basso livello di istruzione variavano dal 6,4% in Svezia al 32,7% in Romania nel 2021. Guardando più da vicino queste cifre, 6 Paesi avevano tassi di NEET più alti rispetto alla media L’UE, ovvero Slovacchia (16,6%), Spagna (18,4%), Malta (20,3%), Italia (23,0%), Bulgaria (24,4%) e Romania (32,7%);

  • per i giovani di età compresa tra 15 e 29 anni con un livello di istruzione medio, i tassi di NEET variavano dal 4,2% nei Paesi Bassi fino a un picco del 24,9% in Italia. Per questo livello di istruzione, 2 Paesi hanno registrato un tasso di NEET pari o superiore al 19% (Grecia e Italia), mentre l’unico paese con una quota inferiore al 5,0% sono stati i Paesi Bassi;

  • per i giovani di età compresa tra 15 e 29 anni con istruzione terziaria, i tassi di NEET erano in generale notevolmente inferiori rispetto agli altri livelli di istruzione. La quota più bassa è stata del 3,1% nei Paesi Bassi, ma in Grecia è stato riportato un valore fino al 26,8%.

IL PASSAGGIO DALLA SCUOLA AL MONDO DEL LAVORO

Nel corso degli anni il passaggio dall’istruzione al lavoro è diventato più complesso in tutta Europa. Oggi i giovani cambiano lavoro più frequentemente e ci vuole più tempo per inserirsi nel mercato del lavoro, per scelta o per necessità.

È diventato, poi, più comune per gli studenti dell’istruzione terziaria lavorare part-time o stagionalmente per integrare il proprio reddito. Inoltre, è anche più frequente che i giovani che lavorano tornino all’istruzione o alla formazione per migliorare le proprie qualifiche. Di conseguenza, la transizione dall’istruzione al mondo del lavoro è diventata meno chiara, con una percentuale crescente di studenti che lavora anche e una percentuale crescente di occupati che studia.

Secondo l’ultima rivelazione Eurostat (gli ultimi dati raccolti in tal senso risalgono al 2021) il tasso di occupati (ma non in istruzione e formazione) aumenta con l’età, mentre è vero il contrario per l’istruzione (non occupati ma in istruzione e formazione) dove la quota diminuisce notevolmente con il diminuire dell’età dei soggetti.

Inoltre, nel 2021 la percentuale di giovani che era occupato e studiava era pari a:

  • 10,9% nei giovani di età compresa tra 15 e 19 anni nell’UE;
  • 19,6% tra i giovani di età compresa tra 20 e 24 anni;
  • 14,9% tra quelli di età compresa tra 25 e 29 anni;
  • 10,8% tra quelli di età compresa tra 30 e 34 anni.

IL DRAMMA QUOTE ROSA TRA I NEET

L’analisi Eurostat 2021 sui NEET mostra che vi è una notevole differenza tra i sessi. Ovvero, nel 2021 il 14,5 % delle giovani donne di età compresa tra 15 e 29 anni nell’UE era NEET, mentre la quota corrispondente tra i giovani uomini era inferiore di 2,7 punti percentuali, pari cioè all’11,8 %.

Ci sono una serie di fattori che possono spiegare il divario di genere. Ad esempio:

  • le convenzioni o le pressioni sociali, che tendono a dare maggiore importanza al ruolo delle donne all’interno della famiglia e al ruolo degli uomini nel provvedere alla famiglia attraverso il lavoro;

  • il rischio di questioni relative al mercato del lavoro, quali i datori di lavoro preferiscono assumere giovani uomini piuttosto che giovani donne. Oppure il fatto che le giovani donne tendono a rientrare al lavoro dopo il parto, oppure che le giovani donne hanno maggiori probabilità di lavorare in modo poco retribuito o precario.

Nel 2021, c’erano due Stati membri dell’UE in cui la percentuale di giovani donne NEET era di almeno 10 punti percentuali superiore alla quota corrispondente per i giovani uomini. La differenza maggiore è stata riscontrata in Repubblica Ceca (12,5%), seguita dalla Romania (11,7%). Tuttavia, 5 Paesi avevano tassi di NEET più elevati per gli uomini rispetto alle donne, ma in misura molto inferiore. La Finlandia ha avuto la differenza maggiore. Qui la quota degli uomini è stata di 0,9% superiore a quella delle donne, seguita da Belgio, Lussemburgo, Spagna e Irlanda.

Poi, man mano che le giovani donne invecchiano, il più delle volte non sono né occupate, né istruite o formate:

  • nella fascia di età 15 – 19 anni, gli uomini avevano una quota più alta di NEET rispetto alle donne, la differenza era di 0,7 punti percentuali;

  • nella fascia di età successiva, 20 – 24 anni, c’è uno spostamento e il tasso di NEET per le giovani donne era di 1,0 punti percentuali superiore a quello dei giovani uomini;

  • nella fascia di età compresa tra 25 e 29 anni, il divario tra i sessi è aumentato a 7,6 punti percentuali tra le persone di età compresa tra 25 e 29 anni.

Questo modello può essere collegato, almeno in parte, al numero crescente di donne che rimandano il parto, a una bassa percentuale di uomini che interrompono la carriera per aiutare in famiglia e a una serie di difficoltà incontrate dalle donne che desiderano inserirsi in un contesto professionale quando ricoprono il loro ruolo materno.

DOVE VIVONO I NEET IN ITALIA

Con riferimento alla distribuzione geografica è il Sud quello con i numeri più preoccupanti.

La situazione è drammatica in Sicilia dove il numero di NEET tra i 15 e i 24 anni è pari al 30,2%. La percentuale è invece è di poco inferiore in Calabria (27,2%) e in Campania (27,7%), ma pur sempre tristemente al di sopra della media nazionale ed europea. Eurostat nel 2021, rispetto ai dati raccolti da INAPP e Istat e ripresi nel Piano NEET realizzato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Giovanili nel 2019, mostra che la situazione in Italia è in divenire.

I valori più bassi (ma comunque elevati per la media europea) sono nella Provincia autonoma di Bolzano (10,5%), nelle Marche (12,7%), in Emilia Romagna (13,5%) e in Veneto (13,6%). Negativo anche il fatto che nel periodo 2020 2021, la percentuale di NEET è aumentata in quasi tutte le Regioni, facendo registrare rialzi in Friuli-Venezia Giulia (+38,2%), nella Provincia autonoma di Trento (+25,9%), in Umbria (+12,1%), in Liguria (+11%) e Lombardia (+10,2%). Le uniche Regioni che invece fanno registrare dati positivi, almeno per quanto riguarda l’andamento 2020 2021, sono Molise (-19,2%), Marche (-13%), Sardegna (-2,1%) e Campania (-1,1%).

L’AIUTO DEL GOVERNO PER I NEET

Il Governo ha predisposto un Piano NEET finalizzato a ridurre l’inattività dei giovani italiani con diversi interventi suddivisi in tre “macro fasi”, dall’emersione all’ingaggio fino all’attivazione. Per conoscere nel dettaglio cosa farà il Governo per aiutare i giovani che non studiano e non lavorano vi consigliamo di leggere l’approfondimento sul Piano NEET.

FONTI

APPROFONDIMENTI, ALTRI AIUTI E AGGIORNAMENTI

Se siete interessati all’argomento vi consigliamo di leggere anche i nostri approfondimenti sul Piano Nazionale Nuove Competenze e sul programma GOL. Sono disponibili anche la guida sul sistema duale (alternanza scuola – lavoro per i giovani) e sul Fondo nuove competenze. Interessante anche l’elenco dei bonus per giovani attivi nel 2023. Segnaliamo anche il report sul lavoro minorile in Italia. Vi consigliamo di leggere l’interessante approfondimento su quanti sono i precari in Italia nel 2023 e nostra guida alle misure del Programma GOL già avviate in Lombardia.

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