Pensione part time per gli ultimi 3 anni di lavoro: come funziona

Il Governo pensa al modello scandivano della pensione part time, ossia alla riduzione di lavoro graduale per favorire il ricambio generazionale

pensione
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Arriva sul tavolo delle trattative per la riforma pensioni 2024 la proposta di istituire la cosiddetta “pensione part time”, ovvero l’uscita dal lavoro graduale con orario dimezzato negli ultimi 3 o 4 anni prima del ritiro definitivo abbinato a sgravi per chi assume under 35.

Si tratta di una soluzione che si ispira al cosiddetto modello scandinavo, che prevede un tipo di pensione a due step: il futuro pensionato cioè inizia a lavorare meno ore negli ultimi anni di attività, che dedicherà a trasferire le proprie competenze ai nuovi arrivati, così da favorire il ricambio generazionale prima dell’addio definitivo al mondo del lavoro. Momento questo che coinciderà con il riconoscimento della pensione “piena”.

In questo articolo vi spieghiamo dettagliatamente come funziona la pensione part time e in cosa consiste la proposta lanciata dal Governo per la redazione della Manovra 2024.

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COS’È LA PENSIONE PART TIME

La pensione part time è un tipo di trattamento pensionistico che prevede l’allontanamento graduale dal lavoro per chi raggiunge una certa età e un minimo di contributi accumulati, con la riduzione dell’orario di impiego nei 3 o 4 anni che precedono il pensionamento definitivo.

Questo tipo di pensione, già attiva nei Paesi del Nord Europa, favorisce il trasferimento di competenze verso i nuovi lavoratori e va abbinato al potenziamento di bonus per le assunzioni di under 35 o di categorie specifiche di impiegati.

Infatti, gli ultimi anni di lavoro del futuro pensionato saranno dedicati al trasferimento delle competenze ai nuovi arrivati, ovvero giovani e neoassunti che prenderanno il suo posto. È quindi allo stesso tempo un addio al mondo del lavoro e un avvio al pensionamento che avviene in maniera graduale.

Il Governo sta valutando questa ipotesi da inserire nella riforma pensioni 2024 tra le proposte per incentivare la staffetta generazionale.

Solo con l’ok alla prossima Manovra finanziaria, previsto entro il 31 dicembre 2023, si saprà per certo se la misura sarà attivata o no. E noi, vi aggiorneremo.

Intanto, vediamo a chi si rivolge e come funziona questa interessante forma pensionistica.

A CHI SPETTA LA PENSIONE PART TIME

La pensione part time dovrebbe essere accessibile ai lavoratori dai 63 anni (62 anni per le donne), con un minimo di contributi non definito. Ma, anche queste soglie anagrafiche, sono solo ipotetiche.

Negli ultimi tavoli della trattativa tra Governo e parti sociali sulle pensioni 2024, si stanno valutando le varie ipotesi possibili, a partire proprio dalla platea di destinatari di questa misura. Vi faremo sapere non appena ci saranno aggiornamenti, in questo stesso articolo.

IL MODELLO SCANDINAVO

La proposta al vaglio del Governo, in questa prima fase di redazione della Legge di Bilancio 2024, si ispira al “modello scandinavo”, ovvero alla pensione part time nei Paesi scandinavi.

In Norvegia e Svezia, infatti, questa forma di pre pensionamento consiste in una graduale riduzione dell’orario di lavoro che dura dai 2 ai 3 anni (da qui il termine pensione part time).

In questi Paesi, però:

  • tale tipo di trattamento è applicabile dal compimento dei 61 anni fino al mese precedente a quello in cui compiono 65 anni;

  • un dipendente pubblico può richiedere vari livelli di pensione parziale, dal 10% fino al 50% dell’orario previsto dal suo contratto. Ossia, l’importo che riceve in termini di “pensione parziale” e di stipendio dipende da quanto lavora;

  • se a un dipendente viene concessa una pensione part time, è considerato dal datore di lavoro un dipendente a tempo parziale e l’azienda, dal risparmio di quel costo viene incentivato ad assumere un under 35 a tempo parziale, per poi integrarlo successivamente.

In Italia, invece, la misura assumerebbe forme un po’ differenti. Vediamole insieme.

COME FUNZIONA LA PENSIONE PART TIME

L’accesso alla pensione part time offre al futuro pensionato, in possesso dei requisiti, la possibilità di uscire gradualmente dal mondo del lavoro negli anni precedenti alla pensione di vecchiaia, dimezzando l’orario d’impiego.

Al contempo, si offre all’azienda l’assunzione agevolata di under 35 con contributi o sgravi, così da avviare al lavoro nuove risorse.

La proposta del Governo Meloni, ancora in fase di definizione, in particolare, prevede la riduzione dell’orario di lavoro (fino a un dimezzamento) a chi sta per raggiungere il traguardo della pensione in un arco di 3 o 4 anni.

Il dipendente riceverebbe così metà stipendio e metà pensione, mentre i contributi continuerebbero a essere versati interamente, in modo di arrivare a 67 anni (termine previsto per la pensione ordinaria dalla Legge Fornero) con la pensione piena.

L’idea di avviare tale tipo di pensione si sposa, poi, con gli sgravi contributivi per le imprese che assumono under 35. Il pensionato part time, svolgerà al contempo, un’attività di tutoraggio verso la new entry.

A QUANTO AMMONTA LA PENSIONE PART TIME

La pensione part time sarà commisurata alla riduzione dell’orario di impiego negli anni che precedono l’uscita dal mondo del lavoro.

Una volta raggiunta l’età pensionabile si avrà diritto alla pensione piena che spetta al lavoratore, senza decurtazioni o ricalcoli, come accade per altre forme di pre pensionamento quali Opzione Donna o Quota 103.

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IL “NODO” RISORSE E IL LIMITE PRATICO

Il problema nell’applicazione della pensione part time in Italia è di tipo economico. Ovvero, a oggi vi sono poche risorse disponibili nel pacchetto pensioni e questa misura potrebbe avere dei costi elevati, insostenibili per lo Stato.

Un altro fattore che “tarpa” le ali di questa misura è anche di tipo pratico. Ricorrere a questa modalità di pre pensionamento al tessuto produttivo italiano fatto soprattutto di PMI che non hanno orari molto flessibili, può essere complicato.

L’ipotesi è, dunque, al vaglio dei tecnici. Vi aggiorneremo se e quando sarà inserita in legge di Bilancio entro fine 2023.

OBIETTIVI DELLA PENSIONE PART TIME

L’obiettivo della pensione part time è favorire la staffetta generazionale e il trasferimento delle competenze, aiutando i lavoratori ad andare in pensione prima e in modo graduale ma allo stesso tempo garantendo l’inserimento di nuovi giovani.

Come aveva spiegato lo stesso Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso,  questa misura “permette al pensionato per almeno 4 anni di formare un giovane sotto i 35 anni, poi assunto con contratto a tempo indeterminato”.

Con un costo finale neutro per l’azienda, in quanto i costi del nuovo assunto e del pre pensionato in part time non devono superare lo stipendio pieno del secondo, bilanciandosi. Vi aggiorneremo sull’eventuale approvazione di questo tipo di pensione.

LA GUIDA ALLA RIFORMA PENSIONI 2024

Mettiamo a vostra disposizione questa guida in cui spieghiamo quali sono le misure al vaglio del Governo circa la riforma pensioni 2024 e le proposte dell’ultima ora in corso di valutazione.

ALTRI AIUTI E AGGIORNAMENTI

Vi consigliamo anche il nostro articolo sulla riforma pensione 2024 e le proposte al vaglio, quello che fa il punto sulle pensioni 2023  e la guida aggiornata sull’APE sociale e anticipo pensionistico nel 2023. E a proposito di anticipi, vi consigliamo l’approfondimento su pensione con Quota 103. Interessante anche il nostro articolo su conferme e proposte per l’aumento pensioni nel 2024 e l’approfondimento sul riscatto contributi pensione nel 2024.

In questa pagina, invece, trovate la guida dedicata su come presentare domanda per Opzione donna. Da leggere anche questo focus su come cambierà. Per scoprire altre interessanti novità sulle pensioni, vi invitiamo a leggere questa sezione.

Per conoscere tutte le novità per i pensionati, vi invitiamo a visitare questa sezione.

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di Valeria C.
Giornalista, esperta di leggi, politica e lavoro pubblico.
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2 Commenti

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  1. Questa è una possibilità, sicuramente innovativa.
    Diversamente si potrebbe pensare anche ad un altra formula per certi versi simile. Si dovrebbe aumentare la vita contributiva a 45 anni per tutti , con l opzione che a partire dal 41esimo anno di lavoro oltre a godere del periodo di ferie maturate venga concesso 1 mese di pensione all ‘anno fino al 45esimo. Questi fattori permetterebbero versamenti contributivi più lunghi godendo al contempo di periodi di riposo magggiori, una pensione più ricca lavorando 2 anni in più e per le aziende la possibilità di nuove assunzioni da sfruttare per coprire i periodi di ferie e pensione , vale a dire 1 neoassunto ogni 5/6 lavoratori anziani.
    Di sicuro parecchi bocceranno l idea ma il vantaggio finale che ne deriverebbe sia per il Governo ,che per il lavoratore ed anche per le aziende non è da trascurare .

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