Con la discussione in corso alla Camera dei Deputati sul DDL Lavoro 2024, le cosiddette “dimissioni in bianco” sono tornate al centro del dibattito politico.
La normativa ancora in fase di esame, infatti, modifica alcuni aspetti delle regole sui licenziamenti, ossia prevede che il lavoratore venga considerato “dimissionario” dopo 15 giorni di assenza ingiustificata dal luogo di lavoro.
Questa novità ha sollevato preoccupazioni su possibili abusi da parte dei datori di lavoro e ha fatto sorgere dei dubbi sulla ricomparsa delle cosiddette dimissioni in bianco, pratica di fatto resa illegale dal 2012.
In questo articolo spieghiamo cosa prevede il DDL Lavoro sui licenziamenti e le cosiddette “dimissioni in bianco”.
Indice:
COSA SONO LE DIMISSIONI IN BIANCO
Le dimissioni in bianco sono l’atto con cui un lavoratore dipendente recede unilateralmente dal contratto di lavoro ma, a differenza di quelle ordinarie e disciplinate dalla legge, non sono consentite, perché consistono nel far firmare al lavoratore un foglio di dimissioni privo di data, che il datore di lavoro può completare in un momento successivo, quando lo ritiene opportuno.
Questo strumento è stato storicamente utilizzato per licenziare i dipendenti senza seguire la procedura di licenziamento, aggirando così tutele e diritti dei lavoratori.
La Legge Fornero del 2012 prima e il Jobs Act del 2015 dopo, hanno reso illegale tale pratica.
Come? Introducendo delle procedure obbligatorie e telematiche per prevenire tali abusi.
Nel caso dovesse però, arrivare l’ok al DDL Lavoro 2024 approvato, le regole potrebbero cambiare.
Ma attenzione, a differenza di come in molti stanno scrivendo e riportando, la norma non prevede l’inserimento della pratica delle dimissioni in bianco nel nostro ordinamento.
E’ scorretto anche parlare di “ritorno” perché non può ritornare qualcosa che non è mai stato previsto dall’ordinamento e che, da 12 anni ormai, è addirittura considerata fuori legge.
Piuttosto, l’emendamento introduce delle novità sulle regole per i licenziamenti. Facciamo chiarezza su tutti dettagli.
COSA PREVEDE IL DDL LAVORO SUL LICENZIAMENTO
L’emendamento al nuovo DDL Lavoro 2024 approvato introduce una modifica alle regole sui licenziamenti dei lavoratori.
In particolare, l’articolo 19 del DDL Lavoro 2024 approvato stabilisce che se un lavoratore è assente ingiustificato per più di 15 giorni (inizialmente il termine era stato fissato a 5 giorni, ma poi è stato modificato su richiesta delle opposizioni), il datore può segnalare la situazione all’Ispettorato del lavoro.
Se l’Ispettorato non interviene, il rapporto di lavoro si considera interrotto per volontà del lavoratore, eliminando l’obbligo di seguire la procedura delle dimissioni telematiche. Ciò significa che il lavoratore sarà trattato come se avesse dato le dimissioni spontaneamente, e non come licenziato.
Questa modifica ha implicazioni significative per i lavoratori, in quanto chi si troverà in questa situazione non potrà accedere a determinate tutele previste in caso di licenziamento, come l’accesso all’indennità di disoccupazione NASPI.
COSA CAMBIA PER I LAVORATORI CON IL DDL LAVORO 2024
La novità principale è che con il nuovo DDL Lavoro 2024 approvato si punta a introdurre una forma di dimissioni implicite per assenza ingiustificata prolungata, riducendo le garanzie per i lavoratori che non riescono a giustificare o regolarizzare la propria assenza in tempi brevi.
In particolare il rapporto di lavoro si considererà concluso con dimissioni in caso di assenza prolungata e non giustificata per più di 15 giorni.
Il DDL Lavoro 2024 approvato poi, introduce un ulteriore onere a carico del lavoratore.
Con la nuova normativa, in pratica, non è più il datore di lavoro a dover dimostrare che l’assenza del dipendente sia ingiustificata, ma spetta al lavoratore fornire le prove che la sua assenza prolungata è, in realtà, giustificata, perché avvenuta per cause di forza maggiore (come malattia improvvisa, emergenze personali, ecc.) o perché è il datore di lavoro ad aver contribuito alla sua assenza, ad esempio, attraverso violazioni contrattuali o condizioni di lavoro non idonee.
Un altro aspetto questo che, secondo le opposizioni parlamentari, è molto discutibile.
LICENZIAMENTI, QUANDO ENTRA IN VIGORE IL DDL LAVORO
Il DDL Lavoro 2024 approvato non è ancora stato approvato da nessun ramo parlamentare.
Solo dopo l’ok in Aula e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, le sue regole entreranno in vigore.
La discussione e il voto sul Disegno di Legge dovrebbero concludersi entro Dicembre 2024. A ridosso, insomma dell’ok alla Legge di Bilancio 2025. Non appena il DDL sarà votato, vi aggiorneremo in questo stesso articolo.
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