Sono in opera le nuove regole sulle progressioni verticali nelle PA centrali che consentono a un assistente di diventare funzionario, anche se non è in possesso della laurea, a patto che abbia alle spalle almeno 10 anni di esperienza.
Sebbene questa regola prevista dal CCNL Funzioni Centrali sia valida solo fino al 31 dicembre 2024 e sono escluse le aree di elevata qualificazione, le polemiche non si sono fatte attendere.
Tutto è iniziato con la pubblicazione dei bandi delle procedure per Progressione tra le aree del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) che premiano di più l’esperienza di lavoro nella Pubblica Amministrazione rispetto al titolo di studio, anche se di alto livello.
In questo articolo vi spieghiamo cosa prevedono le nuove disposizioni per le progressioni verticali nelle Pubbliche Amministrazioni, fino a quando solo valide e che impatto hanno sui prossimi concorsi pubblici.
COSA SONO LE PROGRESSIONI VERTICALI NELLE PA
Prima di spiegarvi cosa sta accadendo con le nuove disposizioni previste dal CCNL Funzioni Centrali in merito alle promozioni da assistenti a funzionari, anche senza laurea, cerchiamo di capire cosa sono le cosiddette “progressioni verticali”.
La progressione verticale è una procedura che serve ad individuare, all’interno del personale assunto a tempo indeterminato nel settore pubblico, i soggetti idonei a ricoprire posti vacanti della categoria immediatamente superiore.
Come funziona la progressione verticale? Si tratta di una “promozione” in favore di un dipendente che può salire di ruolo ma per ottenere questo step di carriera, e anche di stipendio, deve superare una selezione interna. Inoltre è necessario possedere i requisiti richiesti per svolgere il ruolo superiore di livello.
Per i concorsi pubblici il posto di funzionario nelle Pubbliche Amministrazioni centrali richiede il possesso della laurea almeno triennale oltre ad altri possibili requisiti specifici. Con le modifiche apportate al CCNL Funzioni Centrali qualcosa di rilevante è cambiato, ma solo per i dipendenti pubblici, non per gli esterni.
PROGRESSIONE VERTICALE NELLE PA SENZA LAUREA
Secondo i dettami dell’ultima versione in vigore dal 2022 del CCNL Funzioni Centrali, fino al 31 dicembre 2024, le progressioni di carriera da assistente a funzionario possono essere effettuate seguendo i criteri che includono sia l’esperienza lavorativa che il titolo di studio. Si tratta dei criteri spiegati nella Tabella 3 del contratto, ma che possono essere integrati dalla PA interessata.
Ovvero per passare da assistente a funzionario serve:
- laurea (triennale o magistrale) e almeno 5 anni di esperienza maturata nell’Area degli assistenti o nell’equivalente area del precedente sistema di classificazione;
oppure
- diploma di scuola secondaria di 2° grado ed almeno 10 anni di esperienza maturata nell’Area degli assistenti o nell’equivalente area del precedente sistema di classificazione.
Inoltre per passare da operatore ad assistente serve:
- diploma di scuola secondaria di secondo grado e almeno 5 anni di esperienza maturata nell’Area degli Operatori e/o nell’equivalente area del precedente sistema di classificazione;
oppure
- assolvimento dell’obbligo scolastico e almeno 8 anni di esperienza maturata nell’Area degli Operatori e/o nell’equivalente area del precedente sistema di classificazione.
PROGRESSIONI VERTICALI PA, BUFERA SUL BANDO MEF PER 597 FUNZIONARI
Il 4 agosto 2023 il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha pubblicato il bando per la progressione verticale da assistente a funzionario MEF, per 597 posti, con scadenza il 15 settembre 2023.
Il bando sposa in pieno le novità introdotte dal CCNL funzioni centrali e tra i criteri di accesso alla progressione verticale riporta i seguenti requisiti:
- essere in possesso di laurea (triennale o magistrale) e almeno 5 anni di esperienza maturata nell’Area degli assistenti o nell’equivalente area del precedente sistema di classificazione, anche se in posizione di aspettativa, comando, distacco o fuori ruolo o altra posizione giuridica presso altra PA ovvero altro Ente.
oppure
- essere in possesso di diploma di scuola secondaria di 2° grado ed almeno 10 anni di esperienza maturata nell’Area degli assistenti o nell’equivalente area del precedente sistema di classificazione, anche se in posizione di aspettativa, comando, distacco o fuori ruolo o altra posizione giuridica presso altra PA ovvero altro Ente.
Non solo quindi, il bando apre le porte per la “promozione” a funzionario a chi non ha una laurea, ma permette l’accesso alla selezione anche se l’esperienza minima maturata (10 anni per chi non ha laurea e 5 per chi ce l’ha) è stata fatta in qualunque altra PA, in posizione di aspettativa, comando, distacco o fuori ruolo o altra posizione giuridica.
Ciliegina sulla torta è il fatto che nella valutazione dei titoli l’esperienza vale di più del titolo di studio.
Cerchiamo di capire meglio. Il massimo punteggio ottenibile è pari a 100 punti, di questi:
- fino a 40 punti dipendono dall’esperienza di lavoro accumulata, in particolare per ogni anno di servizio prestato viene attribuito un punteggio di 1,6 punti;
- fino a 35 punti dipendono dalla valutazione delle competenze professionali;
- fino a 25 punti dipendono dalla valutazione del titolo di studio, e ne viene considerato solo uno, il più alto in grado (diploma 15 punti; laurea triennale 20 punti, laurea magistrale 25 punti).
- fino a 5 punti dipendono da ulteriori titoli di studio post-universitari e abilitazioni professionali (ad esempio, un master di primo livello attribuisce 1 punto e un master di secondo livello conferisce 2 punti).
Una scelta che ha scatenato non poche polemiche. Se da una parte c’è chi è favorevole a premiare l’esperienza, ci sono anche cittadini che si domandano: “Possibile che l’esperienza valga di più della laurea e di un master?” oppure “I giovani avranno mai l’opportunità di accedere a tali ruoli?”. E soprattutto: “Un conto è premiare chi ha esperienza utile per il ruolo superiore al proprio e un conto è premiare chi ha fatto esperienza in un ufficio completamente diverso!”
A tali “domande” hanno risposto il Presidente ARAN, Antonio Naddeo e il Ministro della Funzione pubblica, Paolo Zangrillo.
POLEMICHE PROGRESSIONI VERTICALI, LE RISPOSTE DI ZANGRILLO
In merito alla possibilità di accedere alla progressione verticale da assistente a funzionario senza laurea, il Ministro Zagrillo in questa intervista al Messaggero ha specificato che, nonostante quanto previsto dal CCNL, da questa disposizione sono escluse le aree di elevata qualificazione, quelle dove il Governo intende attirare i giovani talenti.
“Non stiamo parlando di promozioni automatiche, ma di procedure selettive” ha detto il Ministro che ha poi chiarito che la procedura “parte dall’applicazione di una norma di legge introdotta nel 2021, durante il governo Draghi, che, dopo un decennio di blocco delle assunzioni ha reso impossibile qualsiasi progressione di carriera, ha permesso ai Contratti collettivi nazionali di lavoro di regolamentare, in maniera transitoria e soltanto fino al 31 dicembre 2024, le cosiddette progressioni verticali”.
Il Ministro ha anche sottolineato che il merito resta un valore irrinunciabile, ma che l’anzianità di servizio molto spesso si traduce nel “saper fare”. A chi gli ha fatto notare che il bando del MEF per 597 posti da funzionario dimostra che il punteggio di un anno di anzianità vale più di un master, Zangrillo risponde che “non si tratta semplicemente di anzianità, ma di valutare l’esperienza professionale maturata, che è un criterio comune tanto nel settore pubblico quanto in quello privato”.
Infine, specifica che lo 0,55% del monte salari è destinato a finanziare queste progressioni, lasciando intatte le procedure di assunzione ordinarie, regolate dalle norme sul turnover. Quindi, ha assicurato che non vi è nessun rischio per l’avvio di nuovi concorsi pubblici e che continuerà la procedura di valorizzazione del merito e delle competenze avviata per attrarre giovani talenti. Inoltre si continuerà a puntare anche sulla formazione dei dipendenti pubblici.
LE SPIEGAZIONI DEL PRESIDENTE DELL’ARAN
Sulla stessa scia il Presidente ARAN Antonio Naddeo che ha spiegato – sul suo canale Telegram – la legittimità della procedura modificata dal CCNL. Infatti, l’articolo 52, comma 1, ultimo periodo, del Decreto Legislativo n. 165 del 2001 stabilisce che i CCNL possono definire tabelle di corrispondenza tra vecchi e nuovi inquadramenti professionali, purché determinati requisiti di esperienza e competenza siano stati effettivamente applicati dalle amministrazioni per almeno cinque anni.
Ciò è permesso anche in deroga ai titoli di studio normalmente richiesti. Ovviamente, come chiarito dallo stesso Naddeo, sono le Amministrazioni stesse ad avere, poi, il compito di determinare i criteri di valutazione, assegnando un peso non inferiore al 25% a elementi come l’esperienza maturata, il titolo di studio e le competenze professionali.
Ricordiamo, infine, che queste procedure speciali per le progressioni verticali di carriera saranno in vigore solo fino al 31 dicembre 2024 (per le funzioni centrali) e saranno applicabili esclusivamente durante la prima fase di implementazione del nuovo sistema di inquadramento professionale.
ALTRE NOVITÀ SUI CONCORSI PUBBLICI
Vi consigliamo di leggere gli approfondimenti sulla riforma dei concorsi pubblici, sul nuovo regolamento concorsi pubblici, sul Decreto PA convertito in legge e sul Decreto PA bis convertito in Legge – che introducono molte novità sull’accesso al pubblico impiego e sulle prove d’esame.
Per approfondire le novità sui concorsi sono disponibili anche le guide su:
- Requisiti generali di accesso ai concorsi pubblici, cosa cambia.
- Durata concorsi pubblici, le nuove regole di assunzione.
- Parità di genere nei concorsi pubblici, le regole.
- Tutele DSA nei concorsi pubblici, cosa sono e come funzionano.
- Nuove regole per stranieri extra UE e rifugiati ai concorsi pubblici.
- Novità sui concorsi nel decreto PA.
- Obbligo pubblicazione concorsi pubblici su InPA.
- Novità riserve e preferenze concorsi pubblici.
- Scorrimento graduatorie concorsi 20% tetto idonei: regole ed eccezioni.
ALTRI APPROFONDIMENTI E AGGIORNAMENTI
Vi invitiamo anche a visitare la nostra sezione dedicata ai concorsi pubblici aperti, che viene costantemente aggiornata con le nuove selezioni attive. Da leggere, anche il focus sul Portale InPA e la nostra guida su come registrarsi ad inPA per candidarsi ai concorsi.
A vostra disposizione inoltre tutte le altre guide sui concorsi per comprendere le nuove regole correlate al pubblico impiego.
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Non capisco perché stracciarsi le vesti!
Se un lavoratore è diplomato e lavora da parecchi anni nella P.A. perché non potrebbe ambire ad avere un livello superiore il cui accesso è consentito a chi è laureato?
State facendo passare l’assioma: laureato = ottimo lavoratore specialista; diplomato = povera capra ignorante
Lavoro nella P.A. e so quello che dico. Ci sono laureati che hanno capacità che sono molto al di sotto di certi colleghi “solamente” diplomati. Se una persona è capace nel suo lavoro è giusto riconoscere una progressione in più. Oppure volete continuare a ragionare per ‘caste’ ?
Anche perché, e ci tengo a sottolinearlo, il massimo che può ambire un impiegato diplomato che accede ad una qualifica superiore per laureati, è che acquisisce delle piccole responsabilità in più.
Per capirci: non è che la segretaria diplomata può accedere ad un posto per medico cardiochirurgo eh!
non ci trovo niente di scandaloso se un lavoratore con anni di esperienza viene selezionato (ripeto: selezionato) in un concorso dove si dovrebbe accedere per laurea. l’esperienza acquisita dopo anni di anzianità lavorativa può essere equiparata alla laurea.
e a chi teme che la laurea possa essere svilita, ricordo che in queste selezioni vengono stornati i dieci anni di requisito: per cui se un lavoratore diplomato ha tipo 15 anni di anzianità, nei calcoli dei punteggi gliene contano solamente 5 di anni (15-10), cosa che ad un laureato non viene fatta.
mi chiedo solamente perché proprio 10 anni..da dove salta fuori questo numero. misteri di chi ha scritto la legge
Giusto provvedimento. Chi lavora già da dieci anni è ad un gradino superiore rispetto a chi si è appena laureato. Non ci trovo tutto questo scandalo da stracciarsi le vesti..
Comunque avere in tasca una laurea è comunque importante perché apre la possibilità a carriere dirigenziali che sono precluse ai diplomati.
E questo provvedimento non trovo che sminuisca di certo il valore della laurea.
Io sono favorevole alle progressioni verticali e trovo giusto che una persona, seppur in possesso di diploma, possa salire di ruolo, nel proprio ambito di competenza, per via dell’esperienza maturata.
Però questa legge sotto un aspetto secondo me SBAGLIA DI GROSSO.
Si dice che ‘la persona può aver maturato esperienza in qualunque altra PA, in posizione di aspettativa, comando, distacco o fuori ruolo o altra posizione giuridica’
Quindi, potenzialmente uno che ha il diploma e ha lavorato per 10 anni all’anagrafe di un comune puo diventare funzionario del Minisetro dell’Economia e delle Finanze!
Questo è inaccettabile!
Temo che sia stata una legge creata per “sistemare” gli amici di turno. Vergogna.
Ho letto con interesse la critica al sistema di progressioni verticali nella PA in questo articolo.
Capisco la perplessità sul fatto che l’esperienza valga di più del titolo di studio. In un’epoca in cui la formazione è sempre più importante, è naturale chiedersi se sia giusto premiare chi ha lavorato per tanti anni, anche senza una laurea, rispetto a chi ha studiato e si è formato.
E’ necessario considerare che l’esperienza non è solo un fatto di tempo. È anche un fatto di competenze e di capacità. Un dipendente che ha lavorato per 30 o 40 anni in un ufficio pubblico ha acquisito una serie di competenze che un neolaureato non ha.
Infine, è importante ricordare che il sistema di progressioni verticali è pensato per premiare i dipendenti che si sono distinti nel loro lavoro. Un dipendente che ha lavorato tanti anni in un ufficio pubblico e che ha dimostrato di essere competente e capace, merita di essere promosso.
Il sistema di progressioni verticali resta il sistema più conosciuto al mondo che ha lo scopo di premiare i dipendenti che si sono distinti nel loro lavoro.
Non diciamo sciocchezze per favore!!!!
non sono sciocchezze, è la verità. ci sono giovani laureati che pensano di entrare nel mondo del lavoro ad insegnare agli altri solo perché hanno un pezzo di carta in tasca e all’atto pratico spesso sono delle capre poi..
non hanno capito che la laurea ti da una formazione ma l’esperienza la fai solo sul campo ossia: lavorando.
Mi sembra più che giusto.
Si tratta di processi selettivi, non di promozioni tout court.
Il titolo di studio e’una fotografia della potenziale (perché gli esami non indagano completamente le materie) preparazione teorica circa una serie di argomenti. La pratica poi è altro.
Credo di non essere la sola a conoscere laureati incapaci e diplomati molto in gamba e viceversa laureati brillanti e diplomati meno.
Quindi credo sia giusto dare spazio a chi per tanti motivi ha dovuto o solo potuto fare esperienza sul campo, che potrebbe rivelarsi essere più adatto di chi ha passato anni sui libri.
La scuola italiana e’distante dl mondo del lavoro e siamo, del resto, uno dei pochi paesi che ad oggi da più peso alla laurea (spesso ormai requisito fondamentale anche per quelle professioni che fino a qualche anno fa erano ad appannaggio anche di diplomati) che alla maturità e alla esperienza.
Ovviamente stortura derivante dal fatto che e’piu facile sfruttare un neo laureato che un diplomato con decennale esperienza.
Non e’piu questione di qualità di lavoro ma di mettere pezze a basso costo.
Se questa legge servisse a premiare chi e’piu meritevole e skillato ad assumere posizioni per le quali risulterebbe efficiente e preparato non vedo cosa debbano temere i laureati più giovani se preparati.