Anche nel 2025 il congedo di paternità può essere richiesto dai lavoratori dipendenti.
La misura, che consente a chi diventa papà di beneficiare di 10 giorni di congedo per la nascita del proprio figlio, è entrata a pieno regime dal 2022.
In questa guida utile spieghiamo in cosa consiste il congedo per i papà, chi ne ha diritto, come e quando fare domanda per usufruirne e come usufruirne.
Indice:
COS’È IL CONGEDO DI PATERNITÀ DI 10 GIORNI
Il congedo parentale per il padre è un permesso retribuito di astensione dal lavoro rivolto a lavoratori dipendenti e concesso in occasione della nascita, dell’adozione o dell’affidamento di un bambino.
Consiste in un periodo di astensione obbligatoria di 10 giorni fruibile dal padre lavoratore dipendente tra i due mesi precedenti e i cinque successivi al parto. Viene riconosciuto anche un giorno facoltativo in più di congedo di cui il papà può usufruire in alternativa alla mamma.
Si tratta di un diritto autonomo e distinto che spetta in aggiunta al congedo parentale e all’eventuale congedo di paternità alternativo al congedo di maternità, spettante solo nei gravi casi di morte, grave infermità o abbandono del bambino da parte della madre.
La misura è stata introdotta, in via sperimentale, con la Legge 28 Giugno 2012 n. 92 e rinnovata annualmente più volte. Poi il Parlamento è intervenuto con il Decreto di conciliazione vita – lavoro che ha reso strutturale la misura, in recepimento della direttiva (UE) 2019/1158 sull’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza.
La norma rende definitiva la misura entrata in vigore il 13 Agosto 2022, come spiegato anche dalla Circolare INPS n° 122 del 27-10-2022, che riepiloga le novità e fornisce tutte le istruzioni operative per i congedi.
Novità, queste, valide anche nel 2025. Ma andiamo a vedere i dettagli.
QUANTI GIORNI SPETTANO PER IL CONGEDO PATERNITÀ
In caso di nascita, affidamento o adozione spettando al padre lavoratore dipendente 10 giorni di congedo obbligatorio, a cui si aggiunge un ulteriore giorno di congedo facoltativo.
Come si calcolano i 10 giorni di congedo paternità? Il padre lavoratore, sia che sia dipendente privato che pubblico, può astenersi dal lavoro per un periodo di 10 giorni lavorativi che si calcolano a partire dai due mesi precedenti alla data presunta del parto e fino ai 5 mesi successivi alla nascita. Tale congedo è utilizzabile dal padre nel caso in cui la madre lavoratrice rinunci ad un giorno del proprio congedo di maternità. I giorni non sono frazionabili in ore, ma sono utilizzabili anche in via non continuativa.
COME RICHIEDERE I 10 GIORNI DI PATERNITÀ
Per richiedere il congedo di paternità nel 2025 bisogna presentare apposita domanda. Per presentare l’istanza sono previste 2 modalità:
- coloro che ricevono il pagamento dell’indennità di congedo dal datore di lavoro, devono presentare a quest’ultimo apposita richiesta in forma scritta, specificando le date in cui si desidera assentarsi dal lavoro;
- i lavoratori che ricevono il pagamento direttamente dall’INPS, invece, devono presentare domanda online tramite apposita procedura telematica prevista dall’Istituto.
Per presentare all’INPS la richiesta di congedo di paternità si deve visitare la sezione dedicata al congedo per il padre del portale web dell’Istituto, digitando nel campo di ricerca Congedo paternità poi cliccando su Congedo di paternità obbligatorio e poi sulla voce Utilizza il servizio. Per accedere occorre disporre di credenziali SPID, Carta di identità elettronica (CIE) o Carta nazionale dei servizi – CNS.
In alternativa, la presentazione delle domande all’INPS si può effettuare anche:
- tramite il Contact Center INPS, telefonando ai numeri 803 164 (gratuito da rete fissa) o 06 164 164 (da rete mobile);
- rivolgendosi ad enti di patronato ed intermediari dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. In questo ultimo caso sono gli esperti del patronato che compilano la domanda online per nostro nome e conto.
Ma vediamo nel dettaglio come funziona e cosa spetta.
COME FUNZIONA IL CONGEDO DI PATERNITÀ OBBLIGATORIO
Il congedo di paternità funziona come periodo di astensione obbligatoria di dieci giorni lavorativi durante il quale i padri lavoratori dipendenti, inclusi quelli del settore pubblico e privato, hanno alla retribuzione e alla conservazione del posto di lavoro. Questo congedo mira a promuovere una più equa ripartizione delle responsabilità genitoriali e a facilitare l’instaurazione precoce del legame tra padre e figlio.
CONGEDO DI PATERNITÀ OBBLIGATORIO NON FRUITO
Se il congedo di paternità obbligatorio non viene fruito entro i termini stabiliti, il diritto alla prestazione decade. Secondo l’INPS, il termine di prescrizione è di un anno dal giorno in cui la prestazione è dovuta. Pertanto, è importante che i padri comunichino in forma scritta al datore di lavoro i giorni in cui intendono fruire del congedo, almeno cinque giorni prima, dove possibile.
DA QUANDO PARTONO I 10 GIORNI DI PATERNITÀ
I 10 giorni di paternità sono fruibili dal padre lavoratore a partire dal momento della nascita del figlio o, in alternativa, nei due mesi antecedenti la data presunta del parto. Il periodo di congedo deve essere utilizzato entro i 5 mesi dalla nascita o, in caso di adozione, entro i 5 mesi dall’ingresso del minore in famiglia. È importante che il congedo venga richiesto dal lavoratore, e la durata e le modalità di fruizione possono variare a seconda del contratto collettivo applicato o degli accordi aziendali.
CHI LO PAGA
L’indennità è pagata dal datore di lavoro, che anticipa al lavoratore la corresponsione dell’indennità da parte dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. In alcuni casi, invece, è direttamente l’INPS a pagare l’indennità al papà lavoratore.
COSA SPETTA AL PADRE
Ogni giorno di congedo parentale per i padri è retribuito al 100%. Al lavoratore spetta infatti un’indennità giornaliera a carico dell’INPS di importo pari alla retribuzione normalmente percepita.
Per il computo dei 10 giorni (20 in caso di parto plurimo), devono essere computate e indennizzate le sole giornate lavorative e la retribuzione viene calcolata sulla base dell’ultimo periodo di paga precedente l’inizio del congedo (quindi solitamente l’ultimo mese di lavoro precedente all’astensione) che però deve essere parametrato ad un limite fissato ogni anno in base all’indice dei prezzi al consumo.
Infatti, resta sempre il limite di copertura da parte dell’INPS pari a 2.508,04 euro al mese nel 2025 in quanto coincide con i limiti previsti per la maternità obbligatoria, come spieghiamo in questa guida.
A CHI SPETTA IL CONGEDO DI PATERNITÀ
Il congedo papà nel 2025 spetta a tutti i lavoratori dipendenti, compresi:
- tutti i lavoratori dipendenti di Amministrazioni pubbliche, alle quali compete il riconoscimento del diritto e la relativa erogazione del trattamento economico;
- i lavoratori domestici, per i quali non è prevista la sussistenza del requisito contributivo necessario per fruire del congedo di maternità o del congedo di paternità alternativo di cui all’articolo 28 del Testo Unico;
- tutti i lavoratori agricoli a tempo determinato, per i quali non deve sussistere il requisito contributivo.
Per queste ultime due categorie è, tuttavia, necessaria la sussistenza di un rapporto di lavoro attivo al momento della fruizione del congedo. Per gli altri lavoratori dipendenti, invece, il diritto al congedo di paternità obbligatorio può essere riconosciuto anche in caso di cessazione o sospensione del rapporto di lavoro, purché sussistano le condizioni di cui all’articolo 24 del Testo Unico.
REQUISITI
Il congedo papà spetta ai padri titolari di contratto di lavoro dipendente in occasione dei seguenti eventi:
- nascita di un figlio;
- adozione o affidamento di un minore;
- decesso del figlio, nei primi 10 giorni di vita del bambino o dal primo giorno della 28° settimana di gestazione.
ESCLUSI
Il congedo di paternità obbligatorio non spetta:
- ai padri lavoratori iscritti alla Gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della Legge 8 agosto 1995, n. 335;
- a tutti i padri lavoratori autonomi di cui al Capo XI del Testo unico, compresi i lavoratori che abbiano un rapporto di lavoro autonomo dello spettacolo. In caso di contemporaneo svolgimento di lavoro autonomo dello spettacolo e rapporto di lavoro dipendente, il lavoratore è tenuto ad astenersi – a titolo di congedo di paternità obbligatorio – dal solo rapporto di lavoro subordinato.
QUANDO SI PUÒ CHIEDERE IL CONGEDO DI PATERNITÀ?
Il lavoratore che intenda usufruire del congedo per la nascita, l’adozione o l’affidamento di un figlio, deve presentare la relativa richiesta almeno 15 giorni prima del periodo in cui intende astenersi dal lavoro. Per congedarsi dal lavoro nei giorni in cui nasce il proprio figlio, occorre calcolare i 15 giorni di preavviso in base alla data presunta del parto.
Inoltre, come chiarito con il messaggio INPS n. 4301 del 17 Dicembre 2024, il termine di prescrizione per richiedere l’indennità è fissato in un anno dalla nascita del bambino o dall’ingresso del minore nel nucleo familiare in caso di adozione. E lo stesso termine si applica alla decadenza, in accordo all’articolo 47, terzo comma, del D.P.R. 30 Aprile 1970, n. 639.
Ovvero:
- il lavoratore ha 12 mesi di tempo per richiedere l’indennità di paternità, ovvero per presentare la domanda all’INPS;
- parallelamente, se il lavoratore non presenta la domanda di indennità entro un anno dalla nascita del figlio, perde ogni possibilità di riceverla, senza alcuna possibilità di estensione.
DIFFERENZE CONGEDO DI PATERNITÀ OBBLIGATORIO
Il congedo di paternità obbligatorio, di cui parliamo in questo articolo, è un permesso obbligatorio retribuito a fronte dell’astensione dal lavoro pari a 10 giorni rivolto a lavoratori dipendenti e concesso in occasione della nascita, dell’adozione o dell’affidamento di un bambino.
Ad esso si aggiunge il giorno di congedo paternità facoltativo quando la madre rinuncia ad un giorno del proprio congedo obbligatorio.
Il congedo di paternità facoltativo o congedo parentale, pertanto, si differenzia perché è un periodo di astensione dal lavoro facoltativo appunto, concesso ai genitori (madre e padre) per prendersi cura del bambino nei suoi primi anni di vita. In questo caso è definito facoltativo perché non vi è l’obbligo di fruizione. Con tale congedo (che può essere fruito anche dalla mamma) spetta un’indennità pari al 30% della retribuzione media giornaliera, salvo un mese all’80% nei primi 6 anni di vita del bambino e uno al 60%.
RIFERIMENTI NORMATIVI
Per ulteriori informazioni, rendiamo disponibili i seguenti documenti:
- Legge 28 Giugno 2012 n. 92 – che ha introdotto la misura;
- Decreto di conciliazione vita – lavoro – che ha reso strutturale la misura, in recepimento della direttiva (UE) 2019/1158 sull’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza;
- Circolare INPS n° 122 del 27-10-2022 (Pdf 224 kB) – attuativa della misura;
- Circolare INPS n.61 del 6 Maggio 2024 (Pdf 97,4 kB) – nuovi importi reddituali per il calcolo;
- Messaggio INPS n. 4301 del 17 Dicembre 2024 (Pdf 105 kB) – termini di prescrizione e decadenza.
ALTRI APPROFONDIMENTI E GUIDE UTILI
- la guida sulla maternità obbligatoria;
- la guida ai massimali dell’importo di maternità e paternità nel 2025;
- la guida sull’assegno di maternità dei Comuni;
- la guida all’importo dell’assegno di maternità dei Comuni nel 2025;
- la guida alla soglia ISEE dell’assegno di maternità dei Comuni nel 2025;
- la guida sull’assegno di maternità dello Stato.
- la guida al congedo parentale.
ALTRI AIUTI E AGGIORNAMENTI
Vi consigliamo anche la guida sull’assegno unico e universale figli.
A vostra disposizione anche la guida sulla Dote famiglia 2025 e quella sul bonus nido potenziato già dallo scorso anno.
A proposito di famiglie, il testo della Legge di Bilancio 2025 contiene anche una misura chiamata “Carta per i nuovi nati” o “bonus nuove nascite”. La spieghiamo in questa guida. Inoltre, la soglia dei fringe benefits nel 2025 è di 2.000 euro per chi ha figli.
Per conoscere tutti gli aiuti per lavoratori e famiglie disponibili potete visitare questa pagina.
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Salve,
ho appena beneficiato del congedo di paternità obbligatorio e c’è qualcosa che non torna.
INPS rimborsa su una media giornaliera calcolata su 30 giorni, mentre il datore di lavoro decurta la giornata non lavorata su 26 giorni lavorativi.
Quindi facendo un esempio su 1000€ di stipendio lordo, INPS rimborsa 33.33€ per giorno non lavorato, mentre per il datore di lavoro decurta 38.46€ per giorno non lavorato. Senza contare che poi vengono anche Recuperati i Ratei Mensili per Congedo Obbligatorio del Padre..
É normale tutto questo?
Alla fine andare in congedo paternità ci si perde invece che essere di supporto alla famiglia.