C’è una correlazione tra lavoratori poveri e salario minimo?
Dal XXII Rapporto annuale INPS emerge che i lavoratori poveri a causa della precarietà sono il 6,3% in Italia. Dunque il disagio economico non dipende dallo stipendio basso ma dalle condizioni di lavoro.
L’Istituto focalizza l’attenzione sui “working poors“, cioè i lavoratori con retribuzione inferiore al 60% del valore mediano degli stipendi nazionali.
Nel mese di ottobre 2022, ultimo disponibile, l’Istituto ha registrato 871.800 lavoratori poveri su un totale di 13.830.000. la maggior parte dei quali precari. Stando a questo assunto, dunque, l’introduzione del salario minimo legale non avrebbe un forte impatto sul mercato del lavoro.
In questo articolo vi spieghiamo i dettagli del XXII Rapporto annuale INPS sui lavoratori poveri per la precarietà in Italia, a partire dall’analisi dell’impatto che avrebbe su di loro il salario minimo.
Indice:
CHI SONO I LAVORATORI POVERI IN ITALIA
I lavoratori poveri in Italia sono coloro che vengono così definiti perché hanno una retribuzione che è sotto al 60% del reddito mediano.
A chiarirlo è il XXII Rapporto annuale INPS reso noto il 13 settembre 2023. I lavoratori dunque, sono detti “poveri” se hanno una retribuzione giornaliera lorda di:
- 24,9 euro per i part time, pari a 588 euro al mese;
- 48,3 euro per i full time, pari a 1.116 euro netti mensili.
Tali lavoratori, pur avendo un’occupazione, si trovano a rischio di povertà e di esclusione sociale, per varie ragioni. Tra queste, spiccano:
- bassi livelli di reddito;
- assenza di risparmio;
- incertezza sulla tenuta del posto di lavoro.
La maggior parte dei lavoratori poveri italiani lo sono per la precarietà del loro contratto e non per la paga bassa.
Dunque, stando ai dati INPS, la proposta del salario minimo a 9 euro avanzata dalle opposizioni e al vaglio del Governo, non è risolutiva del problema.
Vediamo quanti sono i lavoratori poveri in Italia e che impatto hanno sul mercato del lavoro.
QUANTI SONO I LAVORATORI POVERI IN ITALIA
I lavoratori poveri in Italia sono pari al 6,3%, ovvero a 871.800 unità. Secondo i dati INPS, di tali lavoratori poveri – che tiene fuori dal calcolo il lavoro agricolo e quello domestico – 355.000 sono a tempo pieno e 517.000 a part-time.
A dirlo è il XXII Rapporto annuale INPS. I dati sono aggiornati a ottobre 2022 a fronte del numero di lavoratori pari a 13.830.000.
Tendenzialmente la percentuale sarà ancora più marginale nei dati 2023 se si considera il trend di crescita analizzato da INPS nel Report e i dati ISTAT sugli stipendio medio in Italia, che sono in risalita.
IMPATTO NUMERO LAVORATORI POVERI IN ITALIA
I lavoratori poveri risultano, sotto il profilo numerico, una componente marginale dell’insieme del lavoro dipendente.
Secondo i dati INPS, dei circa 871.000 lavori poveri contati, se si tolgono dal calcolo quanti lavorano poche ore, a intermittenza e, quindi, “a bassa intensità di lavoro”, solo 20.300 lavoratori poveri sono tali per “ragioni salariali”.
Cioè, la maggior parte dei lavoratori poveri sono tali perché precari, non perché hanno dei livelli salariali orari insufficienti. Anzi, la maggior parte di essi non hanno contratti pirata, ma situazioni “borderline”. Parliamo dunque dello 0,2% sul totale della platea dei lavoratori dipendenti del settore privato.
Scopriamo, dati alla mano, quali sono i settori e le aree con i casi più diffusi di working poors.
SETTORI E AREE PROFESSIONALI CON PIÙ WORKING POORS
Il XXII Rapporto annuale INPS stabilisce che la presenza di lavoratori poveri è concentrata in aree “borderline” del mondo del lavoro dipendete. Tra esse vi sono:
- partite IVA attivate in alternativa all’impiego come dipendenti;
- finti tirocini e stage;
- lavoro “autonomo occasionale o parasubordinato”;
- varie tipologie di lavoro nero.
I settori più a rischio di povertà lavorativa sono:
- costruzioni;
- servizi alle imprese;
- alloggio e ristorazione.
I lavoratori più esposti sono quelli:
- in apprendistato (apprendistato di primo livello, apprendistato alta formazione e ricerca, apprendistato professionalizzante);
Questi, sono lavoratori poveri in quanto precari.
Per tali motivi quindi, dai dati INPS emerge che la proposta del salario minimo a 9 euro avanzata dalle opposizioni e al vaglio del Governo, non c’entra con le difficoltà professionali legate a questo fenomeno.
Il nodo centrale in cui si trovano “stretti” i lavoratori poveri italiani, è quello della precarietà.
IL NODO PRECARIETÀ NEL MONDO DEL LAVORO ITALIANO
Per l’INPS il problema non sta nell’istituzione del salario minimo in Italia, ma nella risoluzione del problema precarietà che è a livelli altissimi. Basti pensare, come vi spieghiamo in questo focus, che in Italia, secondo le rilevazioni ISTAT, i precari sono risultati circa 3 milioni (2.919.000) a luglio 2023.
Altro numero sempre a livelli altissimi, è quello dei NEET, per cui il nostro Paese è maglia nera in Europa.
Per risolvere il problema precarietà, il Governo Meloni ha deciso di puntare su misure come i bonus e incentivi per le assunzioni, nonché su misure confermate anche nella riforma fiscale 2023, come il taglio del cuneo fiscale.
Dopo la pubblicazione del XXII Rapporto annuale INPS, il Governo esaminerà a che altre misure da mettere in campo e noi, vi aggiorneremo.
IL TESTO DEL XXII RAPPORTO ANNUALE INPS
Mettiamo a disposizione il report completo (Pdf 18 Mb) del 13 settembre 2023 e il comunicato stampa (Pdf 79 Kb) che lo presenta. Vi invitiamo anche a vedere il video con l’intervento del Ministro del Lavoro Marina Calderone, su questo report:
ALTRI ARTICOLI E APPROFONDIMENTI
Vi consigliamo di leggere anche il nostro approfondimento sui dati ISTAT sull’occupazione di luglio 2023. Per avere altre informazioni statistiche e previsionali sul mercato del lavoro vi consigliamo di leggere questo articolo sul Bollettino Excelsior realizzato da ANPAL e UnionCamere relativo alle assunzioni di settembre 2023.
Nel nostro articolo abbiamo messo insieme infine le ultime novità sul salario minimo legale che hanno portato maggioranza e opposizione allo scontro.
Inoltre, è interessante il nostro focus sui nuovi contratti di lavoro a tempo determinato. Mettiamo a vostra disposizione infine il report 2023 con tutti i dettagli sull’aumento del costo del lavoro in Italia e quello sullo stipendio medio in Italia.
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