Fino al 30 Aprile 2025 è possibile richiedere l’esonero contributivo parità di genere per l’anno in corso.
Si tratta di uno sgravio dell’1% sul versamento dei contributi complessivi riconosciuto fino a un valore massimo di 50.000 euro ai datori di lavoro privati che ogni anno promuovono la parità tra uomini e donne nel lavoro e ottengono la certificazione nell’anno precedente.
In questa guida vi spieghiamo nel dettaglio cos’è l’esonero contributivo parità di genere, a chi spetta, come funziona, a quanto ammonta e come ottenerlo entro la scadenza 2025.
COS’È L’ESONERO CONTRIBUTIVO PARITÀ DI GENERE
L’esonero contributivo per la parità di genere 2025 è uno sgravio dell’1% del versamento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro.
Lo sgravio è concesso solo alle aziende private e altri Enti che abbiano ottenuto la certificazione della parità di genere entro il 31 Dicembre dell’anno precedente a quello di richiesta (ossia il 2024 per chi chiede l’esonero nel 205), secondo quanto previsto dalla Legge sulla parità salariale che ha istituito questa stessa agevolazione.
L’esonero non può superare l’1% dei contributi dovuti entro il limite massimo di 50.000 euro annui per ciascuna azienda (riparametrato su base mensile).
Disciplinato nella sua attuazione dal Decreto interministeriale del 20 Ottobre 2022, è gestito dall’INPS, in collaborazione con il Ministero del Lavoro, con l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (INAPP) e con il Dipartimento per le Pari Opportunità che ne assicura la coerenza rispetto al Piano strategico nazionale per la parità di genere.
Le istruzioni operative sono state rese note dall’INPS con il Messaggio n. 4479 del 30-12-2024. In sostanza, possono accedere alla misura i datori di lavoro che abbiano conseguito la certificazione della parità di genere entro il 31 Dicembre 2024.
QUANDO RICHIEDERE L’ESONERO
Per i datori di lavoro che hanno conseguito la certificazione parità di genere entro il 31 Dicembre 2024, le domande per il bonus possono essere presentate fino al 30 Aprile 2025.
COME RICHIEDERE IL BONUS CONTRIBUTIVO PARITÀ DI GENERE
Per ottenere l’esonero contributivo, i datori di lavoro che hanno ottenuto la certificazione di genere entro il 31 Dicembre 2024 possono presentare domanda tramite il rappresentante legale, un suo delegato o un consulente del lavoro. L’istanza va presentata all’INPS esclusivamente con il modulo di istanza on-line “PAR_GEN” appositamente predisposto dall’Istituto sul sito internet INPS, nella sezione denominata “Portale delle Agevolazioni (ex DiResCo)”.
Per ottenere il modulo, bisogna accedere al “Portale delle Agevolazioni” mediante i consueti canali INPS online dedicati alle imprese, a cui accedere con le proprie credenziali mediante:
- SPID;
- CIE.
Altre informazioni su come compilare la parte la domanda, le trovate nel Messaggio n. 4479 del 30-12-2024. Poi, come si fa a sapere se si ha l’esonero oppure no? Il datore di lavoro deve controllare lo sgravio acquisito nella sua sezione dedicata nel “Portale delle Agevolazioni (ex DiResCo)” sul sito INPS da questa pagina. Il lavoratore può riscontrare l’esonero a lui connesso, invece, dalla specifica voce presente in busta paga.
Adesso, vediamo tutti i dettagli sulla misura.
CHI HA DIRITTO ALL’ESONERO CONTRIBUTIVO 2025
L’esonero contributivo parità di genere 2025 spetta ai datori di lavoro delle aziende private (anche non imprenditori) che entro il 31 Dicembre 2024 abbiano conseguito la certificazione di parità di genere, di cui vi abbiamo parlato in questa guida dedicata.
Si tratta di un documento che mira ad attestare le politiche e le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere per quanto riguarda le opportunità di crescita in azienda, la parità salariale e nelle mansioni, le politiche di gestione delle differenze di genere e la tutela della maternità obbligatoria.
Come chiarito dall’INPS oltre ai datori di lavoro privato hanno diritto al riconoscimento del beneficio anche:
- Enti pubblici economici;
- Istituti autonomi case popolari trasformati in base alle diverse leggi regionali in Enti pubblici economici. Esclusi, invece, gli IACP e le Aziende territoriali per l’edilizia residenziale pubblica (ATER), comunque denominate, che non siano qualificate dalla legge istitutiva quali Enti pubblici economici;
- Enti che per effetto dei processi di privatizzazione si sono trasformati in società di capitali, ancorché a capitale interamente pubblico;
- ex Istituti pubblici di assistenza e beneficenza (IPAB) trasformati in associazioni o fondazioni di diritto privato, in quanto privi dei requisiti per trasformarsi in ASP, e iscritti nel registro delle persone giuridiche. Non possono fruire del beneficio quelle, invece, quelle derivanti dal processo generale di trasformazione di cui al Decreto Legislativo 4 Maggio 2001, n. 207, in presenza di determinati requisiti previsti dallo stesso Decreto;
- aziende speciali costituite anche in consorzio, ai sensi degli articoli 31 e 114 del Decreto Legislativo 18 Agosto 2000, n. 267;
- consorzi di bonifica e consorzi industriali;
- Enti morali ed Enti ecclesiastici.
Nel Messaggio n. 4479 del 30-12-2024, l’INPS chiarisce anche chi sono gli esclusi dall’applicazione del bonus contributivo parità di genere.
COME FUNZIONA LO SGRAVIO CONTRIBUTIVO PARITÀ DI GENERE
L’esonero contributivo parità di genere viene riconosciuto sotto forma di sgravio pari all’1% dei contributi previdenziali e assistenziali a carico del datore di lavoro avente diritto.
Tali datori di lavoro possono fruire del beneficio, parametrato su base mensile, in relazione alle mensilità di validità della certificazione della parità di genere. Cioè, solo nei mesi in cui l’hanno ottenuta e per l’intera durata della sua validità.
Inoltre:
- l’INPS concede l’esonero in subordine al rispetto della regolarità contributiva e all’assenza di provvedimenti di sospensione dei benefici contributivi adottati dall’Ispettorato nazionale del lavoro;
- l’Istituto, nel Messaggio n. 4479 del 30-12-2024, ha ricordato anche che ai sensi dell’articolo 46 del Codice per le pari opportunità tra uomo e donna, le aziende pubbliche e private che occupano oltre 50 dipendenti sono tenute ogni due anni a redigere un rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile. Se una di queste aziende ha diritto all’esonero e non consegna il rapporto entro 12 mesi dalla scadenza dei termini, potrebbe perdere il bonus. Inoltre, andrà anche incontro alle sanzioni già previste dal Codice;
- in caso di revoca della certificazione le imprese interessate sono tenute a darne tempestiva comunicazione all’INPS e al Dipartimento per le pari opportunità.
Ma per quali contributi spetta? Scopriamolo insieme.
CONTRIBUTI ESCLUSI DALL’ESONERO
L’INPS, nel Messaggio n. 4479 del 30-12-2024, ha specificato che è soggetta all’esonero solo la contribuzione datoriale.
Sono, perciò, esclusi:
- i premi e i contributi dovuti all’INAIL;
- il contributo, ove dovuto, al “Fondo per l’erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei trattamenti di fine rapporto di cui all’articolo 2120 del codice civile” (articolo 1, comma 755, della Legge 27 Dicembre 2006, n. 296);
- il contributo, ove dovuto, ai Fondi di cui agli articoli 26, 27, 28 e 29 del Decreto Legislativo 14 Settembre 2015, n. 148;
- il contributo, se dovuto, al Fondo di solidarietà territoriale intersettoriale del Trentino o al Fondo di Bolzano – Alto Adige di cui all’articolo 40 del Decreto Legislativo n. 148 del 2015;
- il contributo al Fondo di solidarietà per il settore del trasporto aereo e del sistema aeroportuale, previsto dal Decreto interministeriale 7 Aprile 2016, n. 95269;
- il contributo previsto dall’articolo 25, quarto comma, della Legge 21 Dicembre 1978, n. 845, in misura pari allo 0,30% della retribuzione imponibile, destinato, o comunque destinabile, al finanziamento dei Fondi interprofessionali per la formazione continua;
- le contribuzioni che non hanno natura previdenziale e quelle concepite allo scopo di apportare elementi di solidarietà alle gestioni previdenziali di riferimento. Per queste contribuzioni, si rinvia a quanto già previsto dalla Circolare n. 40 del 2018.
A QUANTO AMMONTA
L’esonero contributivo parità di genere è pari a uno sgravio nella misura dell’1% del versamento dei complessivi contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, fermo restando il limite massimo di 50.000 euro annui (ricalcolati su base mensile).
Può essere fruito dai datori di lavoro solo in relazione alle mensilità di validità della certificazione della parità di genere conseguita entro il 31 Dicembre 2024. La soglia massima di esonero della contribuzione datoriale riferita al periodo di paga mensile è, pertanto, pari a 4.166,66 euro al mese (50.000 euro / 12 mensilità).
L’INPS nel Messaggio n. 4479 del 30-12-2024, ha chiarito che l’esonero contributivo parità di genere:
- non rientra tra gli aiuti di Stato disciplinati dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea;
- è cumulabile con altri esoneri (salvo specifici divieti previsti dalle altre agevolazioni) o riduzioni delle aliquote di finanziamento previsti dalla normativa vigente, nei limiti della contribuzione previdenziale dovuta.
CONTROLLI E SANZIONI
Le domande saranno verificate dall’INPS sulla base delle informazioni fornite e sono ammesse con riferimento all’intero periodo di validità della certificazione di parità di genere.
I datori di lavoro che hanno beneficiato indebitamente dell’esonero contributivo sono tenuti al versamento dei contributi dovuti, nonché al pagamento delle sanzioni previste dalle vigenti disposizioni di legge in materia. Resta salva l’eventuale responsabilità penale, ove il fatto costituisca reato.
LA GUIDA ALLA CERTIFICAZIONE PARITÀ DI GENERE
Se volete sapere quali sono i vantaggi della certificazione della parità di genere, potete leggere la nostra guida in cui vi spieghiamo cos’è, a chi si rivolge, come funziona e a quali premialità dà diritto. Oltre all’esonero contributivo, infatti, le aziende interessate possono avere diritto ai contributi per la certificazione per la parità di genere, grazie a bandi rinnovati di anno in anno.
RIFERIMENTI NORMATIVI E DI PRASSI
- Legge 5 Novembre 2021, n. 162 (Pdf 84 Kb) ossia la Legge sulla parità salariale;
- Decreto interministeriale del 20 Ottobre 2022 (Pdf 499 Kb);
- Messaggio n. 4479 del 30-12-2024 (Pdf 139 Kb).
ALTRI APPROFONDIMENTI E AGGIORNAMENTI
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- tutti i contributi a fondo perduto che si possono richiedere;
- tutti i finanziamenti agevolati per le imprese attivi in Italia;
- tutti i bonus imprese del 2024;
- tutti gli incentivi per l’imprenditoria giovanile attivi;
- tutti i bandi per l’imprenditoria femminile attivi;
- l’elenco dei principali incubatori e acceleratori per startup in Italia.
- la guida agli incentivi per la transizione green.
ALTRI AIUTI E AGGIORNAMENTI
Mettiamo a nostra disposizione la guida con l’elenco aggiornato dei bonus imprese 2024 2025. Da leggere anche questo articolo sugli incentivi per le assunzioni attivi e quello sui bonus giovani. Vi consigliamo di leggere la nostra guida sempre aggiornata sui Bonus 2025.
Per maggiori dettagli sulle prime misure annunciate dal Governo per Fisco, famiglie, lavoro e imprese, le trovate nella nostra guida sulla Legge di Bilancio 2025. Tra questi ci sono gli incentivi per le assunzioni di giovani e donne nel Mezzogiorno nel 2025. Per le donne, nel 2025 c’è anche l’incentivo ON – Oltre Nuove imprese a tasso zero, rifinanziato con 15 milioni dal MIMIT.
Per conoscere altri aiuti, bonus e agevolazioni disponibili per famiglie e lavoratori potete visitare la nostra sezione dedicata agli aiuti alle persone.
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