Con il termine “pensione precoci” si fa riferimento a una forma anticipata di trattamento pensionistico erogata, a domanda, ai lavoratori che possono far valere 12 mesi di contribuzione effettiva antecedente al 19° anno di età.
Vale solo per coloro che si trovano in determinate condizioni indicate dalla legge e che hanno accumulato 41 anni di contributi entro il 31 dicembre 2026. Anche se, dal 1° gennaio 2027, questo stesso requisito verrà rivalutato in base all’aumento della speranza di vita.
In questa guida vi spieghiamo in modo chiaro e dettagliato a chi spetta e come funziona la pensione lavoratori precoci nel 2023 e come presentare domanda.
COS’È LA PENSIONE LAVORATORI PRECOCI
La pensione per i lavoratori precoci, anche detta “quota 41”, è un trattamento pensionistico erogato, a domanda, in favore di contribuenti che possono far valere 12 mesi di contribuzione effettiva antecedente al 19° anno di età, che hanno accumulato almeno 41 anni di contributi versati entro il 31 dicembre 2026 e che si trovano in in determinate condizioni indicate dalla Legge.
Quindi i lavoratori precoci sono coloro che hanno iniziato a lavorare molto presto, tra i 16 e i 18 anni, e hanno accumulato almeno 12 mesi di contributi, versati anche in maniera non continuativa, prima del compimento del diciannovesimo anno di età. Questi soggetti riescono ad arrivare a 41 anni di contributi ad un’età anagrafica relativamente bassa, spesso intorno ai 60 anni.
Sottolineiamo che dal 2027 il requisito contributivo dei 41 anni potrà aumentare in base all’incremento della speranza di vita registrato dall’ISTAT.
La pensione precoci è stata introdotta dalla Legge di Bilancio 2017 (articolo 1, comma 199) e attuata dal successivo DPCM 87 del 23 maggio 2017 a partire dal 1° maggio 2017. La Legge di Bilancio 2023 è intervenuta solo a livello finanziario definendo la ripartizione delle risorse in questo modo:
- 80 milioni di euro per il 2023;
- 90 milioni di euro per il 2024;
- 120 milioni di euro a decorrere dal 2025.
Il DDL inclusione sociale e accesso al lavoro, poi, approvato il 1° maggio 2023, ha fissato per l’accesso all’APE Sociale, le scadenze del 31 marzo, 15 luglio e non oltre il 30 novembre di ciascun anno.
Ma vediamo a chi spetta e come funziona quota 41 precoci.
A CHI SPETTA LA PENSIONE PRECOCI QUOTA 41
Questa forma di pensionamento anticipato spetta solo ai lavoratori precoci che rispettano simultaneamente le seguenti condizioni specifiche:
- essere iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO) o alle forme sostitutive o esclusive della medesima;
- essere in possesso di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995. Ossia aver iniziato a versare contributi prima di quella data;
- aver maturato 12 mesi di contribuzione effettiva antecedente al 19° anno di età;
- perfezionare 41 anni di contribuzione entro il 31 dicembre 2026.
In aggiunta a queste condizioni, è indispensabile possedere specifici requisiti.
QUALI SONO I REQUISITI
L’accesso alla pensione precoci, rispettate le condizioni sopra esposte, è subordinato però ai lavoratori che risultano in possesso di almeno uno dei 5 requisiti elencati di seguito:
- 1) stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale nell’ambito della procedura di cui all’articolo 7, Legge 15 luglio 1966, n. 604 e conclusione integrale della prestazione per la disoccupazione da almeno tre mesi;
- 2) invalidità superiore o uguale al 74% accertata dalle competenti commissioni mediche per il riconoscimento dell’invalidità civile;
- 3) assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, Legge 5 febbraio 1992, n. 104, ovvero un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto 70 anni oppure siano affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti;
- 4) hanno svolto attività particolarmente faticose e pesanti, ai sensi del Decreto Legislativo 21 aprile 2011, n. 67. Parliamo delle cd. “attività usuranti” elencate dal Decreto del Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale 19 maggio 1999. Per mansioni particolarmente usuranti si intendono:
- lavori in miniera con mansioni svolte in sotterraneo;
- lavori nelle cave, tra cui le mansioni svolte dagli addetti alle cave di materiale di pietra e ornamentale;
- lavori nelle gallerie con mansioni svolte dagli addetti al fronte di avanzamento “lavori in cassoni ad aria compressa”;
- lavori svolti dai palombari;
- lavori ad alte temperature cioè con mansioni che espongono ad alte temperature, quando non sia possibile adottare misure di prevenzione, quali, a titolo esemplificativo, quelle degli addetti alle fonderie di seconda fusione, non comandata a distanza, dei refrattaristi, degli addetti ad operazioni di colata manuale;
- lavorazione del vetro cavo con mansioni dei soffiatori nell’industria del vetro cavo eseguito a mano e a soffio;
- lavori espletati in spazi ristretti e in particolare delle attività di costruzione, riparazione e manutenzione navale, le mansioni svolte all’interno di spazi ristetti, quali intercapedini, pozzetti, doppi fondi, di bordo o di grandi blocchi strutture;
- lavori di asportazione dell’amianto.
- 5) sono lavoratori dipendenti che hanno svolto l’attività lavorativa cosiddetta “gravosa” per almeno sette anni negli ultimi 10 anni di attività lavorativa, oppure, per almeno sei anni negli ultimi sette anni di attività lavorativa. Le categorie di lavoratori dipendenti che svolgono attività professionali classificate come “lavori gravosi” sono le seguenti:
- operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici;
- conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni;
- conciatori di pelli e di pellicce;
- conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante;
- conduttori di mezzi pesanti e camion;
- personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni;
- addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza;
- insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido;
- facchini, addetti allo spostamento merci ed assimilati;
- personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;
- operatori ecologici ed altri raccoglitori e separatori di rifiuti;
- operai dell’agricoltura, della zootecnia e della pesca;
- pescatori della pesca costiera, in acque interne, in alto mare, dipendenti o soci di cooperative;
- lavoratori del settore siderurgico di prima e seconda fusione e lavoratori del vetro addetti a lavori ad alte temperature non già ricompresi nella normativa del Decreto Legislativo 67 del 2011;
- marittimi imbarcati a bordo e personale viaggiante dei trasporti marini e in acque interne.
COME FUNZIONA LA PENSIONE QUOTA 41 PER I LAVORATORI PRECOCI
Quota 41 precoci viene erogata dall’INPS, a fronte di previa domanda di riconoscimento dei requisiti. Solo dopo la verifica della sussistenza dei presupposti, infatti, è possibile fare richiesta per la pensione vera e propria. Ma come funziona esattamente questo prepensionamento?
Come chiarito dallo stesso Istituto nella Circolare n. 99 del 2017, ai fini del computo dei 41 anni di anzianità contributiva vale la contribuzione relativa ai “periodi di lavoro effettivi”. Per procedere con il calcolo valgono le regole seguenti:
- va considerata la contribuzione obbligatoria dovuta per i periodi di prestazione effettiva di lavoro espressa in mesi, settimane o giorni riferita all’anzianità contributiva utile per il diritto e la misura secondo le discipline vigenti presso le varie forme assicurative previdenziali;
- sono utili anche i periodi di lavoro all’estero riscattati e i periodi riscattati per omissioni contributive;
- il requisito contributivo di 41 anni può essere perfezionato, su domanda dell’interessato, anche cumulando i periodi assicurativi, quindi deve essere considerata la contribuzione per prestazione di lavoro effettiva accreditata anche in altri fondi pensionistici obbligatori diversi da quello in cui viene liquidata la pensione anticipata, fermo restando il conseguimento del requisito contributivo ridotto di cui all’articolo 1, comma 199 della Legge 232/2016, come previsto dalla Legge 24 dicembre 2012, n. 228.
Ma quanto si perde con la pensione precoci? Ebbene, la pensione lavoratori precoci con 41 anni di contributi non prevede nessuna decurtazione dell’assegno, quindi il calcolo viene effettuato in base a tutti i contributivi versati.
COME SI CALCOLA L’IMPORTO DELLA PENSIONE PRECOCI
Per la pensione lavoratori precoci il calcolo dell’assegno pensionistico deve essere effettuato con sistema misto, retributivo e contributivo. Trattandosi di soggetti con meno di 18 anni di versamenti al 1° gennaio 1996, sarebbe stata calcolata con il sistema retributivo solo se, alla stessa data, il richiedente avesse avuto più di 18 anni di contributi.
Ricordiamo che il sistema contributivo prevede una determinazione di calcolo delle prestazione basata sull’intera vita assicurativa di un individuo, mentre il sistema retributivo si basa sulle ultime retribuzioni ricevute dal lavoratore prima della pensione.
La regola vuole che nel calcolo dell’importo spettante con quota 41, “che trasforma i contributi nell’assegno pensionistico”, si parla di sistema “misto” perché viene utilizzato:
- il sistema retributivo sui contributi versati fino al 31 dicembre 1995;
- il sistema contributivo sui contributi versati a partire dal 1° gennaio 1996.
Ciò significa che non ci può mai essere una corrispondenza tra ultimo stipendio e l’importo del rateo pensione. Per avere un’idea dell’importo della pensione precoci potete utilizzare PENSAMI, il simulatore INPS per la pensione di cui vi parliamo in questo focus che, inserendo tutti i dati, la calcola in maniera realistica.
QUANDO POSSONO ANDARE IN PENSIONE I LAVORATORI PRECOCI
I lavoratori che raggiungono i requisiti dal 1° gennaio 2019 in poi conseguono il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico decorsi 3 mesi dalla maturazione degli stessi, secondo le disposizioni previste dai rispettivi ordinamenti.
I lavoratori che raggiungono i requisiti entro il 1° gennaio 2019, anche cumulando i periodi assicurativi ai sensi della Legge 228 del 2012, conseguono il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico dal 1° giorno del mese successivo all’apertura della relativa finestra.
COME PRESENTARE DOMANDA QUOTA 41
La domanda per la pensione lavoratori precoci quota 41 può essere presentata in una delle seguenti modalità:
- sul sito INPS a questo indirizzo autenticandosi con SPID o CIE o CNS.
- chiamando il Contact center INPS al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164 164 da rete mobile;
- tramite enti di patronato e intermediari dell’Istituto attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi.
Quindi si può scegliere di procedere in autonomia presentando domanda direttamente all’INPS oppure di farsi assistere da patronati / CAF per effettuare l’intera procedura con il supporto di operatori esperti.
SCADENZE DOMANDA
Il DDL inclusione sociale e accesso al lavoro ha fissato per l’accesso alla pensione lavoratori precoci le scadenze del 31 marzo, 15 luglio e non oltre il 30 novembre di ciascun anno. Le scadenze sono state equiparate a quelle dell’APE Sociale. Restano le regole che, solo in caso di esito positivo, anche a seguito di verifica della relativa copertura finanziaria, si può procedere e presentare la vera e propria istanza di pensione anticipata.
Eventuali domande di riconoscimento del beneficio presentate non oltre il 30 novembre, sono prese in considerazione soltanto in caso residuino le risorse finanziarie.
INCUMULABILITÀ E INCOMPATIBILITÀ DELLA PENSIONE CON ALTRI REDDITI
La pensione anticipata lavoratori precoci, a far data dalla sua decorrenza, non è cumulabile con redditi da lavoro subordinato o autonomo prodotti in Italia o all’estero durante il periodo di anticipo.
Per quanto riguarda l’individuazione del reddito da lavoro autonomo rilevante ai fini del divieto di cumulo, debbono essere presi in considerazione tutti i redditi comunque ricollegabili ad attività di lavoro svolte senza vincolo di subordinazione, indipendentemente dalle modalità di dichiarazione ai fini fiscali.
Inoltre, il beneficio della riduzione del requisito contributivo minimo per la pensione anticipata per i lavoratori precoci non è cumulabile con altre maggiorazioni previste per lo svolgimento delle medesime attività lavorative. È cumulabile invece con le maggiorazioni “di status” di cui all’articolo 80, comma 3, Legge 23 dicembre 2000, n. 388.
RIFERIMENTI NORMATIVI E DI PRASSI
- Legge di Bilancio 2017 (articolo 1, comma 199).
- DPCM 87 del 23 maggio 2017 – Regolamento di attuazione dell’articolo 1, commi da 199 a 205, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, in materia di riduzione del requisito contributivo di accesso al pensionamento anticipato per i lavoratori c.d. precoci.
- Circolare INPS n. 99 del 2017 – disciplina della riduzione del requisito contributivo di accesso alla pensione anticipata.
- Decreto Legislativo 67 del 2011 – accesso anticipato al pensionamento per gli addetti alle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti.
- Testo integrale (Pdf 1 Mb) della Legge di Bilancio 2023 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.303 del 29-12-2022 – Supplemento Ordinario n. 43.
ALTRE FORME DI PENSIONE ANTICIPATA
Per valutare tutte le opportunità disponibili vi consigliamo di leggere gli approfondimenti sulle altre forme di pensionamento anticipato disponibili nel 2023:
ALTRI AIUTI E AGGIORNAMENTI
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