Riforma IRPEF 2023 nuove aliquote e come cambia la busta paga

Quali sono le nuove aliquote IRPEF previste dalla riforma fiscale 2023, come cambierà la busta paga, esempi di calcolo e spiegazione

fisco, fiscale, irpef

Cosa cambierà con la riforma IRPEF 2023? Il Disegno di legge fiscale 2023 al suo interno contiene la riforma IRPEF 2023.

La base normativa della riforma prevede una profonda revisione del sistema IRPEF con una progressiva migrazione verso la tassa piatta, ovvero la flat tax. Vengono riorganizzate anche detrazioni e deduzioni per i contribuenti.

In questa guida chiara e dettagliata vi spieghiamo cosa prevede la riforma IRPEF 2023, a chi si rivolge e in che modo cambia il sistema fiscale italiano e la busta paga dei dipendenti.

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COSA PREVEDE LA RIFORMA IRPEF 2023

La riforma IRPEF è l’asse portante del disegno di riforma fiscale 2023 e prevede la progressiva riduzione del numero di aliquote IRPEF attualmente vigenti, accompagnata da una diminuzione del carico fiscale, in particolare per i redditi medi.

Le novità sono:

  • nuove aliquote IRPEF;

  • introduzione della “no tax area” unica per tutte le tipologie di reddito;

  • no all’estensione della flat tax incrementale;

  • riorganizzazione di deduzioni e detrazioni per i contribuenti;

  • nuove regole in base a diversi tipi di redditi.

Entriamo nel dettaglio per comprendere meglio in cosa consistono questi cambiamenti.

NUOVE ALIQUOTE IRPEF

L’asse portante del disegno di riforma del fisco 2023 è la progressiva riduzione del numero di aliquote IRPEF attualmente vigenti, accompagnata da una diminuzione del carico fiscale, in particolare, per i redditi medi. L’IRPEF verrà rimodulata (ma non è ancora certo, sarà il Governo ad avere l’ultima parola) su tre diverse fasce di reddito, al posto delle 4 attuali.

Le quattro aliquote IRPEF attualmente in vigore sono:

  • 23% fino a 15.000 euro;
  • 25% tra 15.001 euro e 28.000 euro;
  • 35% tra 28.001 euro e 50.000 euro;
  • 43% oltre 50.001 euro.

Le tre aliquote IRPEF che verranno probabilmente introdotte sono:

  • 23% per i redditi fino a 28 mila euro;
  • 27% per i redditi oltre 28 mila e fino a 50 mila euro;
  • 43% per i redditi oltre 50 mila euro.

Il passaggio a tre aliquote in sostanza prevede l’accorpamento del 2° e del 3° scaglione IRPEF in un’unica fascia che comprenda i redditi tra i 15.000 e 50.000 euro, sottoposta a un prelievo del 27%. 

Per completezza informativa segnaliamo che è emersa anche l’ipotesi di avere 3 aliquote suddivise tra: 23% per i redditi fino a 28 mila euro; 35% per i redditi oltre 28 mila e fino a 50 mila euro; 43% per i redditi oltre 50 mila euro. Questa soluzione tuttavia sembra essere la meno accreditata al momento. L’ultima parola spetta al Governo e noi, vi aggiorneremo non appena vi sarà l’ufficialità in merito.

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IRPEF VERSO ALIQUOTA UNICA FLAT TAX

La revisione e la graduale riduzione dell’IRPEF opera nella prospettiva di transizione del sistema verso l’aliquota impositiva unica. Se vi state chiedendo, però, quando entrano in vigore le nuove aliquote IRPEF, è bene chiarire che il cambiamento non sarà imminente, potrebbe scattare entro la fine del 2023 oppure nel 2024 o nel 2025.

Intanto, l’articolo 5 della delega al Governo per la riforma fiscale 2023, licenziato in via definitiva il 4 agosto, contiene una serie di criteri direttivi per la riforma IRPEF con indicazioni di modifica che esprimono il proposito di “addolcire la curva delle aliquote, incominciando da tre aliquote, per poi arrivare gradualmente verso la flat tax, senza abbandonare la logica della progressività, che come voi sapete si può ottenere anche con il meccanismo delle deduzioni e delle detrazioni”.

Resta, quindi, da attendere, per scoprire in che modo verranno riconfigurate le aliquote, passando, dapprima, da quattro a tre fino ad arrivare all’aliquota unica. Vi terremo aggiornati. 

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NO A FLAT TAX INCREMENTALE PER TUTTI

È bene precisare subito che con la riforma fiscale 2023 non ci sarà l’estensione della flat tax incrementale a tutti. La riforma dell’IRPEF, nella sua forma originaria, prevedeva l’applicazione di una tassazione proporzionale sostitutiva sugli incrementi di reddito calcolati come differenza tra il reddito del periodo d’imposta e il reddito più elevato, tra quelli relativi ai tre periodi d’imposta precedenti. Il funzionamento, insomma, era molto simile a quello della flat tax incrementale ma diventava generalizzato. Nell’esame della riforma fiscale 2023 alla Camera però, questa ipotesi è saltata.

Al contrario, la flat tax incrementale per i lavoratori dipendenti diventa una detassazione da applicare a tredicesime, straordinari e premi di produttività. In pratica, la delega fiscale prevede l’applicazione di un’imposta sostitutiva Irpef (flat tax incrementale), in luogo delle aliquote per scaglioni di reddito, alle retribuzioni corrisposte a titolo di straordinario, che eccedono una determinata soglia e sui redditi da lavoro dipendente e assimilati se riferibili alla percezione della tredicesima mensilità. La medesima tassazione potrebbe essere estesa anche ai premi di produttività, così prospettando, per tali tipologie di redditi, la medesima imposizione agevolata.

Confermato, invece, per i prossimi anni, il regime sperimentale di flat tax incrementale per le persone fisiche esercenti attività d’impresa, arti o professioni introdotto nel 2023. Per conoscerne i dettagli, vi consigliamo di leggere la nostra guida.

COME CAMBIA LA BUSTA PAGA, ESEMPI DI CALCOLO E SIMULAZIONE

Cosa cambia in busta paga e cosa sarà modificato quando saranno applicate le nuove aliquote IRPEF? Facciamo un esempio di calcolo.

Innanzitutto per capire cosa cambia con la riforma IRPEF in busta paga bisogna conoscere due informazioni:

  • l’importo dello stipendio lordo;
  • gli scaglioni di reddito dell’IRPEF.

Da queste due informazioni è possibile determinare il reddito mensile, sottrarre gli oneri deducibili per ottenere l’imponibile fiscale e applicare la relativa aliquota IRPEF. Da qui si può calcolare l’imposta lorda e sottrarne le detrazioni fiscali IRPEF, secondo il principio di progressività.

Vediamo gli esempi per comprendere le differenze tra la situazione attuale a 4 scaglioni e quella futura a 3 scaglioni (ammesso che sarà confermata in questo modo).

ESEMPIO DI CALCOLO CON I 4 SCAGLIONI IRPEF

Un soggetto con un reddito lordo di 20.000 euro, deve pagare l’IRPEF considerando due scaglioni. Cioè, il reddito fino a 15.000 euro viene assoggettato all’aliquota al 23% e la la parte rimanente (20.000 euro – 15.000 euro = 5.000 euro ) invece viene assoggettata all’aliquota del 25%. 

Ovvero:

  • si applica l’aliquota più bassa secondo gli scaglioni IRPEF alla prima parte di reddito;
  • sulla seconda parte del reddito che eccede lo scaglione precedente, si applica l’aliquota dello scaglione IRPEF successivo.

Esempio di calcolo: il soggetto con un reddito di 20mila euro deve corrispondere un’imposta di 3.450 Euro (su 15mila si applica aliquota del 23%) + un’imposta di 1.250 euro (su 5mila euro si applica aliquota del 25%) per un totale di 4.700 euro.

ESEMPIO DI CALCOLO CON I NUOVI 3 SCAGLIONI IRPEF 

Con la nuova riforma IRPEF in corso di redazione, il calcolo della busta paga, fatte le opportune detrazioni, nel caso di un soggetto con un reddito lordo di 20.000 euro, l’aliquota IRPEF è pari al 23% (scaglioni fino a 28.000 euro), mentre per un reddito superiore a 28 mila euro è del 27%. Ciò in quanto, se verrà confermato quanto previsto, lo scaglione di reddito che va da 15.000 a 50.000 euro sarà unico.

Esempio di calcolo: il soggetto con un reddito di 20mila euro deve corrispondere un’imposta di 4.600 Euro (su 20mila si applica aliquota del 23%).

Specifichiamo che nel caso in cui i redditi non raggiungano il tetto di 8.174 euro l’imposta non è dovuta (no tax area). Vediamo i dettagli.

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LA NO TAX AREA DELLA RIFORMA IRPEF 2023

Come vi spieghiamo in questa guida, la nuova riforma fiscale 2023 in via di definizione, stabilisce che per redditi fino a 8.174 euro è prevista la cosiddetta “no tax area” dedicata ai contribuenti, inclusi i pensionati, che percepiscono redditi fino al limite indicato. Cioè, chi rientra in questa fascia non dovrà pagare tasse, in quanto l’imposta non è dovuta. Vi invitiamo a leggere l’approfondimento sulla no tax area per dipendenti e pensionati. Anche in questo caso, vi aggiorneremo non appena il Governo – con appositi Decreti Legislativi – definirà i dettagli della misura.

NOVITÀ SU DEDUZIONI E DETRAZIONI DA LAVORO

La riforma 2023 prevede la ridefinizione delle principali deduzioni e detrazioni IRPEF al fine di promuovere l’equità verticale e orizzontale e migliorare la trasparenza del sistema fiscale.

Nella riforma fiscale, il Parlamento ha deciso di:

  • riconoscere la deducibilità, anche in misura forfettizzata, delle spese sostenute per la produzione del reddito di lavoro dipendente e assimilato;

  • introdurre la possibilità per tutti i contribuenti di dedurre i contributi previdenziali obbligatori in sede di determinazione del reddito di categoria e, in caso di incapienza, di dedurre l’eccedenza dal reddito complessivo;

  • prevedere la detassazione di straordinari e tredicesime per i redditi più bassi.

È prevista, inoltre, la riorganizzazione delle detrazioni e deduzioni in base alle loro finalità. Come specificato anche nel DEF 2023, però, la riorganizzazione non riguarderà ambiti quali casa, sanità, previdenza. Per maggiori informazioni vi invitiamo a leggere l’approfondimento su come cambiano detrazioni fiscali e deduzioni fiscali con la riforma.

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NUOVE REGOLE IN BASE AI TIPI DI REDDITO

La riforma IRPEF 2023 inserita in quella fiscale prevede differenti novità da applicare sull’imposta persone fisiche in base ai tipi di reddito. Vediamo i dettagli.

REDDITI DA LAVORO AUTONOMO

La nuova riforma prevede novità per i redditi da lavoro autonomo, quali:

  • la riduzione degli oneri documentali, con particolare riguardo alle modalità di versamento dell’IRPEF dovuta dai lavoratori autonomi, dagli imprenditori individuali e dai contribuenti a cui si applicano gli indici sintetici di affidabilità fiscale, fermo restando il vigente sistema di calcolo, anche previsionale, del saldo e degli acconti;

  • la realizzazione, senza peggioramenti per il contribuente rispetto al sistema vigente e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, di una migliore distribuzione del carico fiscale nel tempo. Ciò, anche mediante la progressiva introduzione della periodicità mensile dei versamenti degli acconti e dei saldi;

  • un’eventuale riduzione della ritenuta d’acconto, che il Governo dovrà definire. Ovvero, la norma prevede la riduzione delle ritenute operate sui compensi degli esercenti arti e professioni che si avvalgono, in via continuativa e rilevante, dell’opera di dipendenti o di altre tipologie di collaboratori, al fine di evitare l’insorgere di sistematiche situazioni creditorie. La disposizione appare finalizzata a evitare che il professionista, nelle more della ricezione del compenso, non disponga della necessaria liquidità per provvedere alle spese relative ai collaboratori;

  • la neutralità fiscale delle operazioni di aggregazione e riorganizzazione degli studi professionali, comprese quelle riguardanti il passaggio da associazioni professionali a società tra professionisti.
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REDDITI DA LAVORO DIPENDENTI E ASSIMILATI

Per i redditi da lavoro dipendente e assimilati, i principi e i criteri direttivi della legge delega implicano la revisione e la semplificazione delle disposizioni riguardanti le somme e i valori esclusi dalla formazione del reddito. Ciò, in particolare, riguarda i limiti di non concorrenza al reddito previsti per l’assegnazione dei compensi in natura, salvaguardando alcune finalità, quali:

  • la mobilità sostenibile;
  • l’attuazione della previdenza complementare;
  • l’efficientamento energetico;
  • l’assistenza sanitaria;
  • la solidarietà sociale;
  • la contribuzione agli enti bilaterali.

Inoltre, durante l’esame in Parlamento della riforma fiscale, è stata introdotta la detassazione di straordinari e tredicesime per i redditi più bassi.

REDDITI D’IMPRESA

Per i redditi d’impresa soggetti a IRPEF, la norma prevede un regime opzionale di tassazione per le imprese in contabilità ordinaria, che favorisca la tendenziale neutralità tra i diversi sistemi di tassazione. Tale obiettivo è da perseguire mediante l’assimilazione al regime dell’imposta sul reddito delle società, con l’assoggettamento a un’imposta ad aliquota proporzionale allineata a quella ordinaria dell’IRES (la cui aliquota è attualmente al 24%).

Rimane ferma la partecipazione alla formazione del reddito complessivo degli utili prelevati dall’imprenditore e di quelli distribuiti ai soci, fino a concorrenza delle somme assoggettate all’imposta proporzionale, prevedendo lo scomputo di quest’ultima dall’imposta personale

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REDDITI DI NATURA FINANZIARIA

Per i redditi di natura finanziaria la riforma IRPEF inserita nella riforma fiscale 2023 prevede:

  • l’armonizzazione della disciplina, prevedendo un’unica categoria reddituale;

  • la determinazione dei redditi di natura finanziaria sulla base del principio di cassa, con possibilità di compensazione;

  • la previsione di un’imposizione sostitutiva delle imposte sui redditi e delle relative addizionali almeno sui redditi di natura finanziaria, attualmente soggetti ad un prelievo a monte a titolo definitivo;

  • il mantenimento del livello di tassazione attualmente previsto per i redditi derivanti da titoli di Stato ed equiparati (sottoposti attualmente ad aliquota agevolata al 12,5%);

  • l’applicazione di un’imposta sostitutiva sul risultato complessivo netto dei redditi di natura finanziaria realizzati nell’anno solare, ottenuto sommando algebricamente i redditi finanziari positivi con i redditi finanziari negativi, con possibilità di riportare le eccedenze negative nei periodi d’imposta successivi a quello di formazione;

  • la previsione di un obbligo dichiarativo dei redditi di natura finanziaria da parte del contribuente, con la possibilità di optare per l’applicazione di modalità semplificate di riscossione dell’imposta attraverso intermediari autorizzati, con i quali sussistono stabili rapporti, senza obbligo di successiva dichiarazione dei medesimi redditi. Chiesta anche la previsione di un obbligo di comunicazione all’Agenzia delle entrate per i soggetti che intervengono nella riscossione dei redditi di natura finanziaria per i quali il contribuente non ha scelto il regime opzionale;

  • l’applicazione di un’imposizione sostitutiva in misura agevolata sui redditi di natura finanziaria conseguiti dagli enti di previdenza obbligatoria privati come Casse previdenziali e Fondi pensione.

REDDITI FABBRICATI

Per i redditi dei fabbricati, la riforma IRPEF 2023 il disegno di legge individua, quale criterio direttivo, la possibilità di estendere il regime della cedolare secca agli immobili adibiti ad uso diverso da quello abitativo. Ciò vale qualora – come specificato dalle modifiche in Parlamento  – il conduttore sia un esercente attività di impresa ovvero di un’arte o una professione.

REDDITI AGRARI

Per i redditi agrari, la norma prevede:

  • per le attività agricole di coltivazione, l’introduzione di nuove classi e qualità di coltura al fine di tenere conto dei più evoluti sistemi di coltivazione, riordinando il relativo regime di imposizione su base catastale e individuando il limite oltre il quale l’attività eccedente è produttiva di reddito d’impresa;

  • la riconducibilità dei redditi relativi ai beni, anche immateriali, derivanti dalle attività di coltivazione e allevamento che concorrono alla tutela dell’ambiente e alla lotta ai cambiamenti climatici, entro limiti determinati, ai redditi ottenuti dalle attività agricole, con eventuale assoggettamento ad imposizione semplificata;

  • l’introduzione di procedimenti, anche digitali, che consentono, senza oneri aggiuntivi per i possessori e conduttori dei terreni agricoli, di aggiornare, entro il 31 dicembre di ogni anno, le qualità e le classi di coltura presenti in catasto con quelle effettivamente praticate;

  • la revisione, ai fini di semplificazione, del regime fiscale dei terreni agricoli su cui i titolari di redditi di pensione e i soggetti con reddito complessivo di modesto ammontare svolgono attività agricole.

REDDITI DIVERSI

In estrema sintesi, per i redditi diversi, la riforma IRPEF inserita in quella fiscale 2023 prevede che possono essere caratterizzati in tre gruppi:

  • le plusvalenze (immobiliari e da cessione di attività finanziarie);

  • i redditi derivanti dall’esercizio di attività occasionali;

  • altri redditi diversi (per esempio, vincite alle lotterie e concorsi a premio dei giochi e delle scommesse, premi derivanti da prove di abilità etc.).

Anche in questi casi è prevista una sostanziale semplificazione.

OBIETTIVI DELLA RIFORMA IRPEF

La riforma IRPEF intende:

  • migliorare l’efficienza della struttura dell’imposta personale sui redditi;

  • ridurre gli effetti distorsivi sull’offerta di lavoro associati alla presenza di diverse aliquote;

  • semplificare il sistema tributario;

  • ridurre la pressione fiscale per un’ampia platea di contribuenti;

  • concentrare i benefici sui redditi medi;

  • allineare il cuneo fiscale italiano a quello dei Paesi più avanzati.

LA GUIDA ALLA RIFORMA FISCALE 2023

Vi consigliamo di leggere la guida sulla riforma fiscale 2023, in cui vi spieghiamo anche come funziona l’iter di approvazione.

ALTRI APPROFONDIMENTI UTILI E AGGIORNAMENTI

Vi invitiamo a leggere l’approfondimento sulle detrazioni e deduzioni con la riforma fiscale e la guida sulla no tax area per dipendenti e pensionati. Sono disponibili inoltre i nostri approfondimenti sulla flat tax, sui bonus tasse e sul bonus IRES. Vi consigliamo anche la nostra guida alla riforma IVA 2023. A vostra disposizione anche le prime anticipazioni sulla riforma IRPEF 2024.

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3 Commenti

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  1. mi sembra tutta una barzelletta a scapito dei soliti(quelli che pagano tutto) e loro si ingrassano avanti così ,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,

  2. Per i pensionati che percepiscono una pensione lorda di euro 15.000 cosa cambia? sarebbe utile portare il 1 livello a euro 20.000 e poi i conteggi vanno fatti al netto e non al lordo come ora. Grazie Mario Luciano Gregorio Brescia

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