Settimana corta di 4 giorni in Italia nel 2024: la proposta

Si riapre il tavolo di discussione sulle proposte della “settimana corta” per riformare il modello orario di lavoro in Italia

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Sperimentare la settimana corta in Italia con il lavoro su 4 giorni, come già avvenuto nel Regno Unito e in altri Paesi europei.

A lanciare l’idea è la proposta bipartisan, al vaglio del Parlamento dal 4 aprile 2024, che mira a ridurre l’impiego settimanale di lavoro da 36 o 40 ore a 34 o 32 ore.

La settimana corta potrebbe aiutare a recuperare terreno rispetto all’Europa sia sul fronte del benessere dei lavoratori sia quello della produttività delle aziende, soprattutto, in alcuni settori.

In questo articolo vi spieghiamo quali sono le proposte di riduzione dell’orario di lavoro in Italia, per avviare la sperimentazione della settimana corta, cosa stanno facendo gli altri Paesi e quali sono le poche aziende Italiane che hanno già adottato questo esperimento.

COS’È LA SETTIMANA CORTA

Con il termine “settimana corta” si intende generalmente la settimana lavorativa della durata di 4 giorni al posto dei 5 canonici. Una regolamentazione che comporterebbe meno ore settimanali di lavoro per i dipendenti a parità di retribuzione. Quest’ultimo aspetto potrebbe non essere assicurato però, perché in alcune sue applicazioni la settimana lavorativa di 4 giorni potrebbe anche prevedere una piccola riduzione della paga o un carico di orario di lavoro settimanale di poco più leggero rispetto ai classici 5 giorni.

Per i promotori di questa forma di organizzazione del lavoro, la riduzione dell’orario di lavoro aiuterebbe a rendere la giornata professionale di ogni settore maggiormente sostenibile e flessibile. Ma vediamo come funziona e quali sono i dettagli delle proposte al vaglio del Parlamento sull’avvio della sperimentazione in Italia della settimana corta.

COME FUNZIONA LA SETTIMANA CORTA

La settimana corta lavorativa prevede che i dipendenti lavorino per 4 giorni anziché per i tradizionali 5, lasciando intatto lo stipendio o riducendolo minimamente. Resta però, l’obiettivo di mantenere o aumentare la produttività. A prima vista, l’idea può sembrare paradossale. Come è possibile lavorare meno ore ma rimanere altrettanto produttivi, se non di più? Ma, i vantaggi della riduzione della settimana lavorativa si basano principalmente sui benefici per i dipendenti:

  • possono impiegare meno tempo in azienda e avere più tempo libero per la famiglia o gli interessi personali, riducendo lo stress e aumentando il benessere generale;

  • possono percepirsi come più produttivi, completando più compiti in meno tempo.

In sostanza, l’idea di settimana lavorativa di 4 giorni si concentra sui risultati piuttosto che sulle ore lavorative. Anziché riempire le ore di lavoro, il lavoratore dovrebbe concentrarsi sul compito da svolgere in modo efficiente, senza tempo da perdere. Riducendo la settimana lavorativa, secondo alcuni esperti, i dipendenti sono spinti a completare il lavoro in meno tempo.

Il modo in cui è possibile ridurre l’orario di lavoro può variare a seconda della normativa adottata dal Paese di riferimento. Scopriamo cosa si prevede in Italia in tal senso.

LE PROPOSTE DI “SETTIMANA CORTA” IN ITALIA

La vera sfida dei sindacati italiani e del Parlamento è di trovare una quadra sull’introduzione della settimana corta lavorativa a livello normativo nazionale. Nel corso della passata legislatura, vi sono erano diverse iniziative parlamentari che avevano come fine l’introduzione della settimana corta in Italia. Ma nessuna è arrivata in Aula per la discussione. Dunque i Parlamentari hanno presentato, dal 2022 a oggi, delle nuove proposte di legge.

Le recenti proposte di “settimana corta” in Italia prevedono tutte una netta riduzione dell’orario di lavoro settimanale. Nello specifico, il Parlamento sta esaminando diversi modi in cui potrebbe essere applicata questa sperimentazione. Ossia, le tre proposte di legge in tal senso sono le seguenti:

  • la proposta di legge n. 142 presentata il 13 ottobre 2022, a prima firma dell’onorevole Nicola Fratoianni – Alleanza Verdi e Sinistra, punta a una riduzione dell’orario settimanale di lavoro a 34 ore effettive a parità di retribuzione. La norma propone anche l’istituzione di un Fondo di incentivazione alla riduzione dell’orario di lavoro destinato ai datori che adottino una diminuzione di almeno il 10% dell’orario settimanale;

  • la proposta di legge n. 1000 presentata il 15 marzo 2023, a prima firma dell’onorevole Giuseppe Conte – Movimento 5 Stelle, dà alle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative a livello nazionale la facoltà di stipulare specifici contratti per la riduzione dell’orario di lavoro, fino alla misura minima di 32 ore settimanali, a parità di retribuzione. Questa norma chiarisce che la riduzione dell’orario normale di lavoro può riguardare sia l’orario giornaliero sia il numero delle giornate lavorative settimanali, fino a 4 giornate. Inoltre, il testo in via sperimentale per il primo triennio di applicazione della nuova normativa, prevede che ai datori di lavoro sia concesso l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assicurativi a loro carico, nel limite massimo di 8.000 euro su base annua, ferma restando l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche;

  • la proposta di legge n. 1505 presentata il 20 ottobre 2023, a prima firma degli onorevoli Arturo Scotto e Elly Schlein – PD, mira alla riduzione dell’orario di lavoro, anche nella formula dei 4 giorni lavorativi settimanali. La proposta di legge prevede l’incentivo del parziale esonero dal versamento dei contributi, nella misura del 30% dei complessivi contributi previdenziali dovuti, con esclusione dei premi e dei contributi INAIL, con riferimento ai rapporti di lavoro dipendente cui si applicano i contratti collettivi tra le imprese e le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale. L’esonero è riconosciuto per la durata del periodo di sperimentazione prevista dai contratti collettivi e in proporzione alla riduzione di orario di lavoro concordata. La norma riconosce l’esonero al 40% nel caso della riduzione dell’orario di lavoro nel caso di mansioni considerate usuranti o gravose.

Dopo queste proposte nella Commissione Lavoro della Camera approda la discussione su riduzione dell’orario di lavoro e settimana corta. Dal 4 aprile 2024 è previsto infatti l’avvio dell’esame delle proposte di legge delle opposizioni.

Ricordiamo che la proposta di settimana corta era arrivata anche dall’esterno delle Aule parlamentari, il 21 febbraio 2023 con un appello al Governo, che potete leggere in questa nota (Pdf 199 Kb), lanciato all’epoca dalla Fim CISL, relativamente ad alcuni settori professionali. In particolare, Roberto Benaglia, segretario generale dei metalmeccanici della Fim Cisl, aveva chiesto di regolare il lavoro nel settore manifatturiero in questi step:

  • negoziando, soprattutto a livello aziendale, una forma di lavoro fatta di 4 parti di attività piena e 1/5 di riduzione d’orario;

  • riducendo di 1/5 dell’orario anche puntando alla formazione o ai carichi di cura.

Al di là delle proposte politico legislative, nel nostro Paese alcune aziende hanno già adottato la “filosofia” della settimana corta in Italia. Vediamo quali sono.

CHI HA ADOTTATO LA SETTIMANA CORTA IN ITALIA

In Italia alcune aziende autonomamente hanno deciso di sperimentare la settimana corta. Tra esse, vi sono:

  • Intesa Sanpaolo dove dal 2023, i dipendenti possono accedere su base volontaria alla settimana corta di 4 giorni da 9 ore lavorative giornaliere, a parità di retribuzione. Tale modello, viene applicato compatibilmente con le esigenze produttive della Banca;

  • Lamborghini dove dal 2023, proprietà e sindacati si sono accordati per arrivare a una settimana lavorativa di 33 ore e mezzo. Nel dettaglio, sono state istituite una settimana di 4 giorni alternata a una da 5 per chi lavora su due turni e 2 settimane da 4 giorni alternate a una da 5 per chi è impegnato su tre turni;

  • Essilux (EssilorLuxottica) dove dal 2023, la proprietà ha deciso di sperimentare la settimana corta per gli operai, con la possibilità di lavorare per 20 settimane 4 giorni anziché 5, grazie a una copertura della riduzione dell’orario sostenuta in gran parte dall’azienda e in misura minima dai lavoratori, attraverso i permessi individuali retribuiti;

  • Lavazza nell’ultimo anno ha introdotto i “venerdì brevi” da maggio a settembre, consentendo ai dipendenti del Centro Direzionale di uscire anticipatamente dopo 5 ore di lavoro invece di 8 ore;

  • Rigoni ha deciso di implementare il “venerdì breve”. Dunque, dal 2024 i dipendenti possono lavorare dal lunedì al giovedì per 8 ore e mezzo, con il venerdì caratterizzato da un orario continuato fino alle 14, coprendo mezz’ora con un permesso retribuito

DOVE LAVORANO SOLO 4 GIORNI A SETTIMANA

L’idea di settimana corta a oggi al vaglio del Parlamento italiano è una soluzione per la flessibilità già attuata in modo simile in altri Paesi, con discreto successo. Modelli del genere hanno dimostrato la loro efficacia ad esempio, in alcuni Paesi, vediamo insieme quali.

NUOVA ZELANDA

In Nuova Zelanda, 81 dipendenti impiegati presso il gigante del settore dei beni di consumo, Unilever, dal 2024 stanno partecipando a un anno di prova di una settimana lavorativa di 4 giorni, mantenendo la retribuzione piena.

REGNO UNITO

Tra giugno e dicembre 2022 si è tenuta una sperimentazione della settimana corta in 61 aziende del Regno Unito di diversi settori. Tale riduzione poteva essere spalmata su 4 giorni lavorativi, senza alcuna taglio dello stipendio. Dal progetto è risultato un aumento in termini di produttività e benessere per il personale. Infatti, 56 delle 61 aziende coinvolte hanno deciso di continuare a lavorare su 4 giorni anche nel 2023 e nel 2024. Ad analizzare i risultati della sperimentazione sono stati gli esperti del Boston College che hanno riportato i seguenti dati:

  • circa il 39% dei dipendenti ha dichiarato di essersi sentito meno stressato e di aver usufruito di meno giorni di malattia rispetto al passato;

  • il numero di dipendenti che ha lasciato l’azienda è sceso del 57% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

BELGIO

Dal 15 febbraio 2023 a parità di stipendio, la settimana è passata da 5 a 4 giorni lavorativi per un totale di ore sempre pari a 38. Rorganizzate, però, in un giorno in meno. Tra le novità introdotte dal Governo del Belgio, anche “il diritto alla disconnessione”, cioè a spegnere i dispositivi e ignorare i messaggi “di lavoro” dopo l’orario. La norma prevede che i dipendenti potranno richiedere un periodo di prova per la settimana corta di 6 mesi. Conclusa la prova, possono decidere se mantenerla o rinunciarci.

PAESI SCANDINAVI

Nei Paesi scandinavi, la settimana corta è quasi ovunque una realtà. In primis, l’Islanda ha ridotto le ore lavorative da 40 a 35 senza tagli nello stipendio, dal 2015 per l’86% della popolazione. Tale modello è stato analizzati da Autonomy e dall’Associazione per la Sostenibilità e la Democrazia. Secondo gli esperti, vi è stato un miglioramento dell’equilibrio tra lavoro e vita privata. In Norveglia, il personale dipendente, specie i neo genitori, ha diritto a una riduzione dell’orario di lavoro. Mentre, in Svezia si lavora 6 ore al giorno e in Danimarca, solo 33 ore medie settimanali. La Finlandia, invece, non si è ancora adeguata rispetto a questa possibilità;

SPAGNA

Nel Paese è stato attuato il modello delle 32 ore di lavoro settimanali per 3 anni senza tagli sullo stipendio. È in corso a oggi un progetto da 50 milioni di euro in 3 anni per aiutare le imprese ad aderire.

EMIRATI ARABI UNITI

Il Governo degli Emirati Arabi Uniti ha stabilito la settimana corta da 4 giorni e mezzo lavorativi dal 1° gennaio 2022. Vale sia per il settore pubblico, che per le scuole del Paese e per il settore privato. Il privato, però, non si è ancora uniformato a tale modello. Infatti, la società di consulenza Mercer ha avviato un sondaggio realizzato su 190 compagnie e sono emersi i seguenti dati:

  • il 57% delle aziende private ha dichiarato di preferire il nuovo weekend sabato-domenica;

  • il 23%, ossia solo una società su quattro, ha affermato che probabilmente applicherà la politica della settimana lavorativa corta.

GIAPPONE

Stando a un’analisi condotta dal Governo del Giappone, l’8% delle aziende ha offerto più di due giorni liberi garantiti a settimana. A dare il “la” a questo modello è stata, nel 2019, la Microsoft Giappone. La società ha dimostrato di aver così raggiunto un aumento della produttività del 40%. Ma anche una riduzione dei consumi di energia elettrica del 23% e di carta del 59%. A dare il via alla settimana corta, poco dopo, è stata anche la Panasonic.

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di Valeria C.
Giornalista, esperta di leggi, politica e lavoro pubblico.
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